Quagliotti il pci riceveva fondi dagli imprenditori di Gigi Padovani

36 Quogliotti: il pei riceveva fondi dagli imprenditori E IMteso, Giancarlo Quagliotti. Non s'aspettava questa tegola sulla testa, a dieci anni di distanza dallo scandalo Zampini che interruppe la sua carriera politica di dirìgente pei. Nella sede della Inpar, società specializzata in parcheggi, corso Vittorio Emanuele 2, della quale oggi è direttore, arrivano le telefonate degli amici, i consigli dell'avvocato, le richieste di chiarimenti. L'avviso di garanzia cita il reato di corruzione e fissa un periodo: 1983/"84. «Mi sembra di essere in un processo di Kafka, dal quale non si esce mai». Allora fu accusato di aver ricevuto un televisore in regalo e venne assolto. Oggi, tornando indietro nella memoria, ammette di essersi rivolto al costruttore Giuseppe Gilardi per chiedergli un muratore che allargasse una finestra di casa. «Se questa è corruzione, confesso». Poi torna a prendersela con Diego Novelli per la sua ricostruzione dei fatti dell'83 e ai dirigenti dell'ex pei lancia un messaggio: «Perché non ammettere che a Torino alcuni imprenditori finanziavano il partito?». Come si sente? «L' "avviso" mi ha sorpreso. In quel periodo ero un appestato, un segnato da Dio. Partecipavo soltanto a processi e funerali, non so che reati potevo commettere, non ero neppure nel pei». E Gilardi, che pare l'accusi, lo conosceva? «Certo, in tanti lo conoscevano». Dicono fosse l'uomo legato alla giunta Novelli. «Gilardi pensava che la giunta di sinistra non fosse come l'arrivo dei cosacchi ad abbeverare i cavalli in piazza San Pietro, niente di più... Novelli conobbe Gilardi prima di me e me ne parlò come d'un amico». Pagava inserzioni su «Nuo- vasocietà» prima e «Città» poi. Lei se ne occupò? «No». E allora? «Mi rivolsi a lui, credo a fine '84, quando dovevo far aprire una finestra nel mio appartamento di 100 metri quadri di via San Fermo. Chiesi a Gilardi di mandarmi un muratore. Dopo il lavoro lo richiamai per domandargliquanto dovevo pagare. Mi disse: "Lascia stare". Tutto qui. Lo spiegherò al magistrato». Si dice che il giudice voglia domandarle quel che sa dei finanziamenti al pei. «Il partito viveva dei proventi dall'attività militante». L'abbiamo già sentita... «Aspetti. Lo dico oggi perché il pei non esiste più. Credo alla sinistra, sono iscritto al pds, ma vorrei si facesse chiarezza. Vi erano piccoli e medi industriali torinesi del settore manifatturiero che finanziavano il partito ma non volevano farlo sapere. Perché non ammetterlo?». La «tangente ambientale» descritta da Di Pietro. «No. Né corruzione né concussione, soltanto contributi». Perché tanto astio contro Novelli? In questi giorni ci sono state polemiche roventi tra lei e l'ex sindaco. «Sono indignato con la volgarità di Novelli, perché ora che è nella Rete riporta una versione dei fatti autoassolutoria, che non ha retto alla prova testimoniale del processo. Allora lui mi mise in difficoltà con i magistrati. Dagli atti processuali risulta che io gli avrei negato di conoscere Zampini in un colloquio del 13 febbraio '83, quando invece l'avevo incontrato il 22 dicembre '82. Ora ha ammesso, in una lettera, che quel colloquio fra e me e lui avvenne nel dicembre '82, dunque prima: se l'avesse detto subito ai giudici, avrei subito risolto i miei guai. E considero intollerabile che si presenti alla sua nona campagna elettorale come il vendicatore del 2 marzo (quando scoppiò lo scandalo Zampini, ndr). Se ha qualcosa di nuovo da dire alla città, lo dica». Ha paura del carcere? «Ci sono già stato, innocente. Sono tranquillo, non so con quali accuse potrebbero arrestarmi». Gigi Padovani L'ex dirìgente del pei Giancarlo Quagliotti, coinvolto nell'inchiesta tangenti, ricorda i contributi al partito dei piccoli imprenditori: «Perché negare?»

Luoghi citati: Torino