Una Davis fatta di rancori

Nel «no» di molti campioni si mescolano rivalità e affari Nel «no» di molti campioni si mescolano rivalità e affari Una Davis fatta di rancori Italia-Brasile, manca Pescosolido MODENA DAL NOSTRO INVIATO C'è qualcuno che crede ancora nella maglia, ed è toccato a noi. I brasiliani, che non vivono nell'oro, hanno deciso di pagarsi viaggio, vitto e alloggio pur di onorare l'impegno di Coppa Davis. In attesa dei 140mila dollari della federazione, si capisce, che prima o poi dovrà pagare i suoi debiti, ma almeno Oncins e Mattar, Motta e Roese, hanno mostrato di credere ancora negli antichi valori, che vanno scomparendo in questo tennis sempre più cinico e legato ai dollari. La Davis vive un momento di crisi. Non è così per il Brasile, e nemmeno per l'Italia che continua in qualche modo a coltivare nobili passioni per una competizione dai risvolti speciali, ma il rispetto per le tradizioni non sembra esistere più in certi Paesi dove pure trionfi recenti hanno trascinato all'entusiasmo. Gli Usa, che l'anno scorso hanno conquistato la Davis a Fort Worth, andranno a difendere il titolo in Australia, sull'erba di Melbourne, con Gilbert e Wheaton, Grabb e Reneberg. I quali non valgono certo Courier e Sampras, Agassi e McEnroe, gli eroi della finale vinta sulla Svizzera. La cosa ci interessa, visto che, se battiamo il Brasile, incontreremo in casa la vincente. Meglio l'Australia, è ovvio. I campioni a stelle e strìsce che hanno rifiutato la chiamata di Tom Gorman hanno spiegato la cosa in maniera perfin troppo semplice: hanno detto che la programmazione della loro stagione non contemplava il passaggio dal cemento all'erba prima della terra rossa, il che è comprensibile se siamo disposti a riconoscere che quel che conta, per loro, è il computer Atp, insomma la classifica individuale che determina prestigio e denaro: prima vengo io, poi la Davis. In realtà, dietro al rifiuto dei grandi statunitensi ci sono motivi meno nobili perfino del denaro. Gorman, il capitano, non è amato dalla truppa. Gli eroi della racchetta volevano Supermac in panchina, a dispetto del carattere poco adatto al ruolo, e dunque hanno detto no alla Federazione che non ha voluto o potuto cambiare. Bipicche, vendette, giochetti. Ai quali si sono prontamente adeguati anche Chang, Lendl (che pure aveva promesso di essere pronto a difendere gli amati colori degli Usa, prima di avere la cittadinanza) e perfino Washington che, forse perché nero, non è stato tenuto in considerazione. Un bel pasticcio. Così, a conti fatti, il meglio piazzato degli Usa sarà Gilbert, n. 30 ma in pieno declino. Gilbert e Wheaton, per la cronaca, neppure si parlano. Gli Usa, per la verità, non sono il solo caso. Che dire della Germania, dove Becker ha rifiutato di scendere in campo a Mosca? Alla base esiste mia convivenza difficile con Stich, a storica dimostrazione che sempre, nelle squadre forti, c'è rivalità, se non proprio inimicizia, fra i due galli del pollaio. Ma dietro ci sarebbero pure problemi di manager e soldi, con Boris che pretenderebbe mezzo miliardo a turno. Odio puro, invece, alla base della rinuncia di Muster ad affrontare la Francia. L'austriaco odia Skoff (ricambiato): «Il mio sogno - ha detto - è chiudere Skoff in una stanza e farlo nero di botte». Alla faccia della Davis. Intanto, sul fronte azzurro, ennesimo colpo di scena: Pescosolido, convocato in sostituzione dell'infortunato Cane, ha dato forfait per un attacco influenzale e Panatta ha chiamato in tutta fretta Furlan. Confermato che Camporese e Nargiso disputeranno i singolari e il doppio. Carlo Coscia 1* TURNO !2*TU FINALE 26/28 MARZO AUSTRALIA STATI UNITI 16/18 LUGLIO 24/26 SETTEMBRE 3/5 DICEMBRE IL TABELLONE DELLA COPPA '93 ITALIA BRASILE INDIA SVIZZERA AUSTRIA FRANCIA SPAGNA OLANDA SVEZIA CUBA DANIMARCA CECOSLOVACCHIA RUSSIA GERMANIA La prima squadra di ciascun accoppiamento giocherà in casa