Il confessore laico di Marco Neirotti

Il confessore laico Il confessore laico /politici: giudica ma non prevarica Mette il bisturi dove c'è la piaga ON la sua pacatezza, Biagi sferza situazioni e personaggi. Ma nessuno di quei personaggi tenta di sottrarsi. Perché? Loro, i protagonisti, lo spiegano con tre elogi: autorevolezza, serietà, nessun preconcetto. Dice Paolo Cirino Pomicino: «Ha autorevolezza perché non punta allo scandalo, ma a una informazione ragionata, non aggredisce l'interlocutore in modo chiassoso». Per Giovanni Goria, Biagi è sì un «grande censore del costume politico e non», ma si muove con rispetto per il confronto delle opinioni. Se c'è Tizio che parla male di Caio invita anche Caio perché possa difendersi. Esprime le sue opinioni, condivisibili o meno, e le esprime con forza, però senza prevaricare». D'accordo anche Riccardo Mi- sasi: «La sua forza è nel fatto che è intellettualmente molto onesto, un autentico giornalista con le qualità e i rischi di questa professione. Non strumentalizza nulla per preconcetto, è oggettivo, un sincero democratico». Per l'ex ministro della Sanità, Francesco De Lorenzo, «Biagi abbina alle capacità professionali grandi doti umane. Ha incontrato e incontra personaggi di ogni grandezza, dai latitanti ai politici alle vittime di ingiustizie. Ho accettato di andare in tv perché era lui: mi sentivo garantito, sapevo che era possibile dialogare. Biagi non è tenero, mette il bisturi dove la piaga sanguina. Ma rappresenta una certezza. Con lui accetterei sempre di parlare». E' tutto qui il successo? «Per avere autorevolezza non basta essere famosi e intelligenti», dice il semiologo Omar Calabrese. E spiega: «La forza di Biagi dura da una vita. Non dimentichiamo che il suo Tgl fu storico. Lui è più di un semplice commentatore, è un direttore anche se ora non ha un giornale tutto suo». L'impatto col pubblico, secondo Calabrese, è diverso da quello di qualsiasi altro giornalista: «Si ha davanti una persona, ma si percepisce una struttura, nella sua voce si avverte una pluralità, una quantità d'informazioni il senso di uno staff. Quando colpisce non offende, non è mai una lite fra due individui, non è un avversario singolo». Dietro la pacatezza, la semplicità, c'è abilità scenica? «Una persona così intelligente - risponde Calabrese non può non essere anche furba. C'è una regia, ci sono stili di linguaggio. Pensiamo alla scenografia, con quell'effetto cattedra che dà il senso dell'auctoritas, o, in altri casi, agli effetti-luce, come nelle interviste a Buscetta, a Fioravanti, a Liggio. Autorevolezza e ottima costruzione del programma spingono anche chi da Biagi è stato criticato a accettare l'intervista. Vanno da lui come in confessionale, volentieri, proprio perché di fronte non hanno un avversario, un nemico». Marco Neirotti Riccardo Misasi. A sinistra Paolo Cirino Pomicino