Il prefetto di A. R.
Il prefetto Il prefetto «Questa città deve svegliarsi» PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Giorgio Musio, il prefetto di Palermo, è allarmato dall'inconsistenza dei sistemi di vigilanza antimafia. Lo è al punto che ha minacciato di dimettersi se non saranno presto decise misure radicali e non si otterrà anche la collaborazione della gente. Musio, che era a Firenze prima di essere destinato a Palermo dopo il trasferimento di Mario Jovine, teme soprattutto per l'incolumità dei magistrati, anche di quelli più esposti al «rischio mafia» già scortati su auto blindate. La situazione è stata discussa dal Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica in una riunione tenuta riservata lunedì sera e convocata poco prima che circolasse la notizia di un fallito attentato dei boss al Palazzo di giustizia di Palermo. A Musio ha dato man forte Roberto Scarpinato, rappresentante della Procura. Il sostituto procuratore ha indicato un elenco di carenze e insufficienze addebitabile, a suo dire, ai responsabili dei servizi di sicurezza. E la reprimenda di Scarpinato ha fatto breccia nel prefetto che poi è il principale responsabile dell'ordine pubblico in città e provincia. Così Musio ieri si è lasciato andare ad uno sfogo improntato all'amarezza: «Occorrono più fantasia, grinta e determinazione in una realtà che non consente disattenzioni, in- una parola bisogna svegliarsi ed è un appello che rivolgo anche ai cittadini, chiedendo maggiore collaborazione. Un sacrificio personale in più vai bene un livello di sicurezza collettivo più alto». Musio ha riconosciuto che certi servizi «vanno organizzati con maggiore sensibilità» e ha aggiunto che «lo scetticismo è un atteggiamento mentale non più accettabile: esiste una mentalità frenante delle innovazioni. Palermo deve cambiare e non può più essere la Palermo di sempre». Il prefetto non ha risparmiato neppure una frecciata agli alti gradi della magistratura palermitana. L'ha fatto a proposito delle condizioni di sicurezza nel Palazzo di giustizia: «Non tocca a me provvedere ma al presidente della corte d'appello - ha affermato -. A Palazzo di giustizia debbono però convincersi che le cose devono cambiare». Che ci sia un clima di tensione lo ha confermato ieri una telefonata anonima che minacciava lo scoppio di una bomba al palazzo di giustizia. Era un falso allarme che ha fatto accorrere gli artificieri, [a. r.]
Persone citate: Giorgio Musio, Mario Jovine, Musio, Roberto Scarpinato
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