Napoli assalto al pentito

Arresti domiciliari per l'ex assessore. La folla: «Fuori i soldi» Arresti domiciliari per l'ex assessore. La folla: «Fuori i soldi» Napoli, assalto al pentito «Nelpsi accordo per spartire tangenti» NAPOLI. Ore 17,30, via Depretis: un uomo con i capelli grigi e i baffetti curati esce dalla caserma «Zanzur» della Guardia di Finanza. E' Silvano Masciari, l'ex super-assessore socialista al Comune di Napoli, l'uomo che Giulio Di Donato avrebbe visto volentieri seduto sulla poltrona di sindaco negli anni d'oro dei Mondiali '90. Ma oggi è solo un tangentomane pentito, uno che ha appena lasciato il carcere guadagnandosi gli arresti domiciliari a prezzo dì una lunga confessione. I passanti lo riconoscono subito e gli vanno incontro minacciosi, incuranti dei finanzieri in borghese che tentano di farsi largo tra la folla. Un tempo forse gli avrebbero chiesto un favore. Oggi gridano: «Ladro, monnezza. Tira fuori i soldi, mariuolo. Ver-go-gna, ver-go-gna», e tentano di aggredirlo mentre un militare lo spinge in un'Alfa blindata che parte sgommando verso un luogo segreto. Ha fatto nomi di deputati, ma anche di camorristi che avrebbero lucrato sugli appalti grazie ai loro agganci politici, e ha confermato che le tangenti napoletane erano gestite da una cupola politica a Roma. Avrebbe anche parlato di un documento firmato da parlamentari psi, nel quale si fissavano le quote da versare alle varie componenti del partito su ogni tangente intascata. E ora Masciari è costretto a nascondersi, sotto la protezione degli investigatori. L'inchiesta su politica e tangenti è appena agli inizi, ma in città c'è già una gran voglia di processi, mentre da due giorni si rincorrono le solite voci di blitz imminenti e di informazioni di garanzia altrettanto prossime a venire. Ma le manette non sono scattate ancora, e nessun deputato ha ricevuto finora il temutissimo «avviso». In compenso, ieri le segreterie napoletane di tutti i partiti sono state messe in allarme da ima visita improvvisa degli uomini della Guardia di Finanza, che hanno chiesto ai funzionari esterrefatti gli elenchi dettagliati dei responsabili politici e degli amministratori succedutisi dall'86 al '91. I magistrati sembrano sempre sul punto di passare all'azione, ma qualcosa li ferma all'ultimo minuto. Cosa? Probabilmente la valanga di confessioni che in questi ùltimi due giorni si è abbattuta sul palazzo di giustizia offre continuamente altri spunti d'indagine, rendendo necessari nuovi accertamenti. Qualcuno ipotizza che tra alcuni sostituti procuratori titolari delle inchieste e il gip che dovrebbe firmare gli ordini di custodia cautelare non vi sia una perfetta identità di vedute. Nel frattempo, però, i nomi dei tangentomani o presunti tali sono ormai sulla bocca di tutti, coperti dal classico segreto di Pulcinella. Le loro foto appaiono sulle pagine di alcuni quotidiani cittadini, corredate dalle accuse degli imprenditori, dei deputati e degli amministratori pentiti che li chiamano in causa. I nomi più noti sono sempre gli stessi: i de Paolo Cirino Pomicino, Ugo Grippo e Michele Viscardi, il psi Giulio Di Donato, il liberale Francesco De Lorenzo, il prì Giuseppe Galasso, il pidiessino Berardo Impegno. Poi, ci sarebbero i nomi dei politici che secondo Masciari farebbero parte di un comitato d'affari che avrebbe gestito le tangenti da Roma: il repubblicano Galasso; i de Grippo, Scotti, Vito e Pomicino; i socialisti Di Donato, Carlo D'Amato e Giuseppe Demitry; il liberale De Lorenzo e l'ex amministratore del pei napoletano Antonio Pastore. Anche se nessuno di loro ha subito provvedimenti giudiziari, sono in tanti gli appaltatori e gli amministratori locali che li chiamano in causa. Pomicino, già coinvolto dall'amico di partito Alfredo Vito («Gli ho consegnato personalmente le tangenti al ministero del Bilancio»), è citato nell'interrogatorio di Bruno Brancaccio, il costruttore che si aggiudicò l'appal¬ to per il riammodernamento dello stadio San Paolo: «A lui non ho dato soldi, ma mi sono trovato costretto ad acquistare il materiale in ferro prodotto dal fratello». Brancaccio denuncia anche Di Donato: «Quando venne da me gli dissi che la quota riservata al psi era già stata pagata dall'impresa Lodigiani. Lui rispose che avrei dovuto inserire nel consorzio una ditta di sua fiducia, in modo da garantirgli una quota». Il costruttore pentito parla anche di De Lorenzo, anche se aggiunge di non aver avuto rapporti diretti con l'ex ministro: «il danaro l'ho dato al suo segretario, Giovanni Marcine», E Marone, che ieri si è presentato ai giudici, avrebbe confermato: «Il danaro di Brancaccio, una settantina di milioni, l'ho consegnato all'onorevole in busta chiusa». L'inesauribile appaltatore del San Paolo cita anche il repubblicano Galasso: «Mi rimandò a un consigliere del suo partito, Enzo Molisso». Nella confessionefiume c'è posto anche per un deputato del pds, Berardo Impegno, che avrebbe incaricato l'amministratore della federazione napoletana di incassare una tangente da duecento milioni. A creare altro panico negli ambienti che fino a poche settimane fa decidevano le sorti della città si sono aggiunte le confessioni dell'ultimo pentito, appunto Silvano Masciari, che con i giudici ha parlato per nove ore. Arrestato per corruzione, si è deciso a confessare tutto. Lui, vecchia volpe del Comune, aveva il compito di passare al microscopio le delibere degli appalti, alla ricerca della più piccola irregolarità. Lo scopo era di bloccare ogni decisione fino quando l'imprenditore non si fosse deciso a pagare. Ma ha detto molto di più, Masciari. Ha rivelato che le bustarelle furono sborsate, oltre che per gli appalti della Linea tranviaria rapida, della privatizzazione della nettezza urbana e dello stadio San Paolo, anche per i lavori della funicolare che collega il centro della città con la collina del Vomere. Ma le rivelazioni più inquietanti riguarderebbero i rapporti tra alcuni politici e la camorra, e la conferma dell'esistenza della «cupola» che da Roma tirava le fila di Tangentopoli a Napoli. Fulvio Mitene Silvano Masciari avrebbe fatto i nomi di politici e camorristi «La cupola agiva a Roma» Silvano Masciari, ex super-assessore socialista al Comune di Napoli, oggi tangentomane pentito