L'identikit del bolide di gennaio

DAL CNR DAL CNR L'identikit del bolide di gennaio IL fenomeno celeste - spettacolare e misterioso - che ha illuminato la notte del 19 gennaio scorso su una regione italiana dalla Lombardia all'Abruzzo accompagnandosi con un forte tuono è stato definitivamente chiarito. Dopo aver analizzato tutti i dati raccolti dai radar, Giordano Cevolani, ricercatore dell'Istituto per lo studio dei fenomeni della bassa e alta atmosfera del Cnr di Bologna, chiude il caso con una sentenza definitiva. Si è trattato, afferma Cevolani, di un bolide di 50-60 tonnellate che, entrando nell'atmosfera a una velocità di 20-25 chilometri al secondo, si è disintegrato a circa 15-20 chilometri di altezza dividendosi probabilmente in due frammenti. Inutile, però, andare alla ricerca di tracce dell'impatto, perché il bolide, composto per lo più di magnesio e silicio, ha subito un explosive burning che lo ha polverizzato in una nube di particelle dalle dimensioni del micron (milionesimo di metro). Il bagliore osservato, inoltre, è stato sicuramente causato da un aumento di temperatura di 20-30 mila gradi. Possiamo concludere, dunque, che siamo stati fortunati e che ancora una volta l'atmosfera si è dimostrata un preziosissimo ombrello protettivo. Il bolide di quella notte è penetrato nell'atmosfera con una inclinazione intorno ai 15-20 gradi e ciò significa che ha effettuato un percorso molto più lungo rispetto a quello che avrebbe effettuato se fosse penetrato lungo angoli maggiori. Ciò gli ha consentito di perdere più di 30 tonnellate in soli 10 chilometri prima di sbriciolarsi nell'esplosione. Il fenomeno, che Cevolani paragona a quello che si verificò in Siberia nel 1908 [mutatìs mutandis ovviamente), «questa volta poteva avere conseguenze drammatiche perché il bolide è esploso sopra centri ad alta densità demografica». Per il futuro si auspica di istituire un sistema di camere fotografiche tipo quelle adottate dall'European Fireball Network al fine di poter acquisire i parametri necessari per individuare zone a rischio. E' tutto quello che possiamo fare, conclude Cevolani, «con la speranza che l'atmosfera continui a proteggerci, come ha sempre fatto fino ad ora». Franco Gàbici

Persone citate: Cevolani, Franco Gàbici, Giordano Cevolani

Luoghi citati: Abruzzo, Lombardia, Siberia