Erano leader degli Anni 80 di Giampiero Paviolo

Erano leader degli Anni 80 Erano leader degli Anni 80 Tre brillanti carriere interrotte dal ciclone Zampini Eccoli sulle pagine un po' ingiallite di «Nuovasocietà». Anno 1982, inchiesta, allora giornalistica, sui partiti: Silvano Alessio con giubbotto, Ray-Ban neri, scuro anche il volto perennemente abbronzato; e poi Giancarlo Quagliotti, infagottato nel completo grisaglia un po' demodé. Titolo: «Socialisti, c'è chi aspetta un colpo di Coda», facile gioco di parole per indicare uno tra gli uomini più influenti del Garofano. Contava davvero Francesco Coda Zabet da Andorno Micca, classe 1927, l'uomo che in quegli anni, sono parole sue, poteva far eleggere deputato anche un distributore di benzina. Ex psiup, socialista dall'età della ragione e demartiniano di ferro, controllava il 30 per cento della federazione torinese. Un self made man della politica, alla quale si era avvicinato con un diploma di scuola media inferiore in saccoccia e un mestiere, rappresentante di profumi, come garanzia. I guai sarebbero arrivati dalla Sanità, settore «controllato» dalla sua corrente. Arresto e processo per una brutta storia di appalti: assolto. Nel curriculum presentato per uno dei tanti posti di sottogoverno aveva scritto: «In attesa di giudizio». Gran cacciatore di poltrone, il Coda Zabet: Cassa di Risparmio, Credito fondiario Piemonte e Valle d'Aosta, autostrada Torino-Piacenza, autostrada Torino-Aosta. Manager oculato, schivo della pubblicità e nemico dei fotografi, insomma personaggio che alla ribalta ha sempre tenuto poco. Tutto l'opposto di Alessio, l'uomo della tintarella perenne e della villa (in affitto) in collina, dei buoni ristoranti e delle frequenti visite ai Casinò, insomma il simbolo del rampantismo socialista sotto la Mole. Era approdato alle stanze di corso Palestra dopo lungo girovagare: liberale, poi repubblicano, poi socialdemocratico, infine socialista, con due passaggi attraverso sigle che oggi dicono Adriano Zamp ni poco: Mrd (movimento repubblicano democratico) e Muis di Pillitteri (Movimento di iniziativa socialista). Più volte assessore (Cultura, Edilizia, Affari generali, Servizi demografici), segretario e grande conoscitore del partito, era da tutti considerato un animale politico intelligente e spregiudicato. Forse troppo, si disse quando finì in carcere per un giro di assegni a vuoto. Altri sospetti, nuove inchieste, mai una condanna. Ultima comparsata nella primavera '92, consigliere politico per la campagna elettorale di Gian Mauro Borsano: un successo a tutto svantaggio di «De barbis», come lui ama definire Giusi La Ganga. Fedina penale immacolata anche per Giancarlo Quagliotti, 51 anni, eporediese di Bellavista e uomo forte del pei nei primi Anni Ottanta. Operaio e poi funzionario del pei, sposato con una parlamentare comunista, Quagliotti aveva fatto una carriera rapida, senza incidenti. Chi lo soprannominava affettuosamente l'«orsacchiotto» fingeva di non conoscerne il carattere duttile, pragmatico ma all'occorrenza durissimo. Figura preziosa nel dialogo a sinistra, assessore e poi capogruppo a Palazzo civico, finì nei guai per un televisore, regalo di Adriano Zampini, il faccendiere che segnò la fine di una classe politica cui tutti e tre gli indagati di questi giorni appartenevano. Lo condannarono in primo grado, ma corte d'appello e Cassazione lo mandarono assolto. L'amnistia cancellò una successiva imputazione (per falsa testimonianza) nello scandalo dei semafori intelligenti. Ma il partito gli aveva ormai decretato l'ostracismo e la riabilitazione, con tante scuse dei segretari, sarebbe arrivata soltanto nel 1992. Nel frattempo ha trovato lavoro: oggi è amministratore delegato della Impar parcheggi. Giampiero Paviolo Adriano Zampini

Luoghi citati: Andorno Micca, Piacenza, Piemonte, Torino, Valle D'aosta