Il marco sale la Hoechst soffre di Valeria Sacchi
Il marco sale/ la Hoechst soffre Recessione e tensioni valutarie peggiorano i conti del colosso tedesco Il marco sale/ la Hoechst soffre Sulla chimica in crisi si abbattono nuovi tagli FRANCOFORTE DAL NOSTRO INVIATO Va male la congiuntura chimica, e non accenna a migliorare. Parola di Wolfgang Hilger, presidente del gruppo Hoechst. Il colosso chimico, primo nel mondo, ha visto nel 1992 le vendite consolidate calare di quasi il 3% a 45,8 miliardi di Dm (45.000 miliardi di lire), gli utili netti scendere del 13% a 1,2 miliardi (mille miliardi di lire). Un trend negativo che dura dal 1990 ma che, rispetto al profondo rosso di altri settori produttivi, va ridimensionato. Tuttavia, i primi due mesi del 1993 non lasciano intravedere segnali di ripresa: il giro d'affari denuncia una ulteriore riduzione del 5%, vistosa in Germania (-15%). E resta, anche per gli Usa, la minaccia deitagli alla sanità, una attività che, da sola, contribuisce al 60% degli utili di gruppo. Ma è soprattutto la Germania a preoccupare gli amministratori. Non fa bene il marco forte, che ha già influito sul giro d'affari del '92, mentre in alcune produzioni (in particolare films, prodotti chimici e plastici) la concorrenza accanita continua a produrre crolli di prezzi. Perciò, anche quest'anno, si prevede un taglio del personale di circa 4000 unità, tremila in terra tedesca. Ma non tutto è nagativo. «Il cash-flow è passato da 4,8 a 5,4 miliardi di marchi, grazie a maggiori accantonamenti a lungo termine e maggiori ammortamenti», ha precisato Hilger, aggiungendo che «anche la produttività della Hoechst AG è cresciuta del 5%, ma il suo portafoglio va migliorato, e vanno chiusi gli impianti che presentano la maggiori perdite». A livello generale, il presidente non ha escluso nuove acquisizioni, ed ha aggiunto che si continuerà a percorrere la strada delle joint-venture. Ma l'esame dei profitti per aree geografiche, rende ancor più evidente la depressione nella Cee, dove gli utili della casa madre tedesca sono scesi del 64% a 234 milioni di marchi. Quanto all'Italia, il fatturato 1992 è salito del 2,6% a 1600 miliardi, l'utile è sceso da 17 a 9 miliardi, ma qui sono venuti meno proventi straordinari. «Ci ha toccato la crisi del tessile, dell'automobile e del settore cuoio. Ma, tenuto conto del contesto veramente difficile, considero il risultato 1992 decoroso» ha commentante Hans Udo Wenzel, amministratore delegato di Hoechst e direttore generale di Italia. Valeria Sacchi
Persone citate: Hans Udo Wenzel, Wolfgang Hilger
Luoghi citati: Francoforte, Germania, Italia, Usa
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