Efim dopo il crack la requisitoria di Roberto Ippolito
Il disciolto ente cerca di vendere l'Oto Melara Sud e divampa subito lo scontro sindacale Il disciolto ente cerca di vendere l'Oto Melara Sud e divampa subito lo scontro sindacale Efim, dopo il crack la requisitoria La Corte dei conti: tutta colpa di chi ha gestito ROMA. E' quasi un test. Una privatizzazione piccola piccola può essere realizzata dall'Efim. Dopo otto lunghi mesi di gestione commissariale, l'ente è finalmente in grado di vendere il primo pezzo. Si tratta dell'Oto Melara Sud, un'azienda di apparecchiature militari che ha ridotte dimensioni ma grandi buchi: appena 5,5 miliardi di fatturato nel 1991 e ben 7,6 miliardi di perdite. C'è ora un candidato all'acquisto, l'unico che abbia partecipato alla gara indetta dal liquidatore dell'Efim Alberto Predieri. E' la Fissore, nota per la produzione dei fuoristrada Magnum utilizzati dalla polizia, ma a sua volta con una storia tormentata alle spalle. E adesso sono pieni di dubbi sul futuro i dipendenti dell'Oto Melara Sud. La sede di Gioia Tauro è stata occupata dai lavoratori che temono di perdere il posto. Attualmente la società dell'Efim è ferma, metà dei 300 addetti sono in cassa integrazione da tempo immemorabile. Anche da morto, l'Efim non riesce quindi a restare in pace. Nell'ultima relazione sull'ente la Corte dei conti accusa Corrado Innocenti, presidente dell'Alumix, primatista di perdite all'interno del gruppo, di aver commissionato una consulenza alla società di consulenza Moberis per 5,2 miliardi senza concordare prima il costo e senza esaminare nomi alternativi. Predieri potrebbe denunciare l'episodio. La Corte dei conti attacca poi lo stesso Predieri per non aver fornito tutti i documenti relativi al 1992. E svela che la sua indennità annua è di 312 milioni e mezzo, la stessa somma che avrebbe dovuto percepire l'ex presidente Gaetano Mancini se non fossero stati bloccati gli aumenti per i vertici delle Partecipazioni statali. Oggi, intanto, scade il termine concesso dalla Cee al governo per difendersi dall'accusa di aver concesso aiuti illegittimi attraverso la liquidazione. Le privatizzazioni restano comunque lo strumento principale per evitare le contestazioni della Comunità e far uscire le aziende dallo stallo. Predieri deve stabilire se è accettabile l'offerta della Fissore. L'Oto Melara Sud non è particolarmente attraente, essendo stata penalizzata pesantemente dalla crisi del settore difesa. E' controllata dall'Efim attraverso la Breda Meccanica Bresciana e l'Oto Melara, destinataria dei suoi prodotti e da poco data in affitto alla Finmeccanica. La Fissore fu fondata nel 1976 da Giuliano Malvino. Prima la comprò la famiglia Maggiali. Poi la Dominion Trust del finanziere Roberto Caprioglio: con il crack di questo gruppo, la Fissore fallì. Malvino ne ha riacquistato una parte. E ora vuole rimettere in funzione l'Oto Sud, con l'ambizioso obiettivo di lanciare una nuova auto. I lavoratori che hanno occupato la sede di Gioia Tauro fanno sapere che la Fissore pagherebbe venti miliardi. A loro giudizio è una cifra molto bassa, nonostante i pessimi risultati della società: l'Oto Sud avea ottenuto cinquanta miliardi per rinnovare gli impianti. Per i sindacati è gravissino che si venda questa azienda, salvaguardando invece le società proprietarie che avrebbero impedito il suo sviluppo. Ma per la Corte dei conti è stata la «grave discrasia gestionale» a provocare l'insostenibile situazione finanziaria di tutto il gruppo che ha portato alla liquidazione,. In particolare è l'Alumix a finire nel mirino dei magistrati amministrativi. Per quanto riguarda l'incarico dato alla Mo- beris di studiare la trasformazione dell'Alumix in caposettore per l'alluminio, la Corte parla di «chiari estremi di cattiva gestione» e di «un'attività contraria ai principi della buona ed oculata gestione societaria». Nella relazione si fa presente che la Moberis «non risulta neppure essere iscritta presso l'Albo speciale Consob che ospita la generalità delle società di revisione». L'Efim nel settembre scorso aveva obiettato che la mancata iscrizione «non risulta essere caratteristica negativa». La Corte osserva anche che il piano proposto non ha «avuto in gran parte concretizzazione». Dalla relazione emerge anche una disparità di valutazione tra la Corte e Predieri. Per i magistrati i debiti dell'Efim sono pari a 8254,7 miliardi, mentre per il commissario arrivano a quota 8898. Roberto Ippolito I giudici contabili criticano soprattutto le scelte di Alumix A sinistra Alberto Predieri A destra Giuseppe Carbone
Luoghi citati: Gioia Tauro, Roma
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