Un Bernstein per i bambini (e per i soliti vampiri) di Giorgio Pestelli
Un Bernstein per i bambini (eper i soliti vampiri) TIVÙ'& TIVÙ' Un Bernstein per i bambini (eper i soliti vampiri) DI solito non condivido l'indignazione di chi lamenta gli orari tardivi con cui la tv trasmette i programmi culturali, al cui interno, per opinione comune, rientrerebbe la musica cosiddetta classica. Siccome impara solo chi vuole, a me sembra che superare con qualche sacrificio una difficoltà di orario sia di per sé un indice d'impegno, e quindi una premessa all'eventuale apprendimento; per cui, frenando i primi sbadigli, ho tirato fino a mezzanotte per vedere su Raidue Léonard Bernstein nei «Young people's Concerta», antica registrazione di una serie di incontri con un pubblico in prevalenza giovane nella Carnegie Hall e nel Lincoln Center di New York: con Bernstein infatti, si può stare sicuri, c'è sempre qualcosa da imparare. Eppure, questa volta, ho dovuto dare ragione alle prefiche della cultura confinate alle ore impossibili; e non certo perché creda alla possibilità offerta «a tutti» di capire la musica, ma per il tono e l'impostazione della trasmissione: come già il titolo indicava, schiettamente dedicata ai giovani, anzi ai bambini, concepita su misura (e quindi registrata di pomeriggio) per destinatari che a mezzanotte, l'ora delle streghe e delle upupe, dovrebbero essere a letto da un pezzo. Un Bernstein di quarant'anni fa, elegante e simpaticissimo, dice ai ragazzini che una Sonata è in origine semplicemente un pezzo da suonare; se i suonatori sono tre si chiamerà «trio»; «e se gli esecutori sono quattro?» e i marmocchietti in coro: «quartetto!», «e se sono cinque?» «quintetto!», e così via; «facile no?». Per spiegare il termine «Concerto» Bernstein ricorre però alle parole latine e quando parla del Concerto con solista (in cui la cosa più importante sarebbe la Cadenza) mette in guardia la piccola platea dal ((virtuosismo»; e nel doppiaggio italiano la parola assume il tono grandiosamente minaccioso1 del babau, del lupo delle favole. Quindi infantilismo e pedanteria : «Ecco l'America», veniva da esclamare con Emilio Cecchi, «l'America grave e puerile, sempre con quegli occhiali da nonna e con quell'incarnato di latte e rose». Certo Bernstein, il musicista più completo del secondo dopoguerra, oltre che il mio direttore preferito, anche nel campo della divulgazione aveva dato prove molto più sostanziose, le lezioni a Harvard, gli articoli sul «Musical Quarterly»; con le approssimazioni tipiche degli esecutori, che si esprimono compiutamente e davvero insegnano soltanto quando suonano o dirigono, ma insomma con osservazioni e sottolineature dettate dalla sua esperienza fuori serie; resta un mistero perché la Rai abbia scovato proprio questo prodotto nato per ragazzi delle scuole medie proponendolo a un pubblico che lo troverà pressoché inservibile. Per buona sorte, dopo le spiegazioni Bernstein è passato a dirigere la Filarmonica di New York in alcune pagine di Vivaldi, Bach, Mozart e Bartok; alla fine, all'una e mezzo, brancolando nel buio per cacciarmi a letto senza svegliare nessuno, l'immagine della sua musicalità seguitava a folgorare nell'oscurità. Giorgio Pestelli elli |
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