Donat-Cattin «Non chiamatemi Gad»

Da lunedì il giornalista condurrà su Raiuno la trasmissione «A carte scoperte» Da lunedì il giornalista condurrà su Raiuno la trasmissione «A carte scoperte» Da lunedì goasta codu su auo a tasssoe cate scopeteDonat-Cattin: «Non chiamatemi Gad» «Lerner è un fenomeno unico, io sono cronista e farò parlare la gente mettendomi in disparte» ROMA. E così il «Gad Lerner di Raiuno» sarebbe Claudio DonatCattin, torinese, figlio dell'ex ministro, 49 anni, sposato, una figlia. Donat-Cattin ha cominciato alla «Gazzetta del Popolo» ed è stato vicedirettore de «Il Giorno». Da lunedì condurrà con Anna Scalfati «A carte scoperte», programma giornalistico di Raiuno, in onda tutte le sere dal lunedì al giovedì. La storia di questo programma è tra le più tormentate. L'anno scorso la rete (cioè Raiuno) e il tg (cioè Vespa) avevano prodotto insieme «Borsa Valori», camomilla giornalistica per famiglie, condotta da Frajese. Ascolto discreto, presa sul pubblico che conta, sulla cosiddetta «opinione», nessuna. Quest'anno Pasquarelli, Fuscagni e gli altri s'erano messi in testa di bucare in qualche modo la cosiddetta «opinione»: sulle altre reti c'era Santoro, c'era Minoli, c'era soprattutto Gad Lerner. Ah! quant'è bravo Gad Lerner!, esclamava di continuo Pasquarelli. Intanto era escluso che questo fenomeno - il «Gad Lerner di Raiuno» - si potesse pescare nella redazione del tg: dopo un po' d'incontri, Vespa travolto dalle contestazioni interne - pregò di esimerlo dalla collaborazione al nuovo programma. Era anche improbabile che il «Gad Lerner di Raiuno» potesse essere la Gardini. E allora chi? Per andare subito al cuore del problema: lei chi è? «Sono un giornalista della carta stampata, che non ha quasi esperienza televisiva. All'inizio degli Anni Ottanta girai un'inchiesta intitolata "La verità di carta", si occupava dei giornali. Mi ripresero sempre di spalle. Verso l'83 o l'84, adesso non mi ricordo, feci una lunga intervista a Eduardo». Questo è tutto? «Già. Beh, sono stato l'autore di "Borsa Valori"». Come gli è venuto in mente, a quelli di Raiuno, di scegliere proprio lei? «Le grandi firme han detto no». E perché si sono rifiutate? «Non avevano garanzie adeguate». Sarebbero? «Una completa disponibilità finanziaria, un congruo lasso di tempo per prepararsi, una reda- zione costruita su misura». Si sente il «Gad Lerner di Raiuno»? «Ma per carità! Gad Lerner è un fenomeno unico, io sono solo un cronista che tenterà di far parlare delle persone, tenendosi in disparte, con umiltà». Chi sono queste persone che farà parlare? «Inviteremo in studio dei personaggi - imprenditori, politici, sindacalisti, protagonisti della cronaca - e li faremo intervistare dalle persone a casa. Gli spettatori, cioè, potranno telefonare e far domande». Piazze? «Lo fa già Santoro, che bisogno c'è di imitarlo? Avremo alcuni collegamenti esterni» Che altro? «Non avremo personaggi, ma temi. E' un altro rischio grosso, perché oggi la tv che va è proprio quella dei personaggi, delle storie di vita. Dedicheremo la serata del giovedì alla tv. Ci sarà discussione sui programmi, col pubblico e con personaggi televisivi». Lei è cattolico? «Sì». Le piacciono tutti questi preti in tv? «Mi son fatto l'idea che la Chiesa parla o tenta di parlare attraverso la tv, perché non riesce più a comunicare attraverso i suoi canali tradizionali. Aumentano i preti in tv, e diminuisce la gente che va a messa». L'«Avvenire», che ha difeso a spada tratta la Gardini - almeno fino a un certo momento - starà col fucile puntato. «Io sono uno dei pochi giornalisti cattolici che legge l'Avvenire. E comunque il problema non si pone, io tento di fare una trasmissione per tutti, non per i soli cattolici». Dica il nome di qualcuno che vorrebbe avere in trasmissione e difficilmente avrà. «Scalfari». Perché? «Perché sembrava uno continuamente smentito dai fatti e poi, alla fine, sulla questione di fondo del craxismo ha avuto ragione. Perché, nel bene e nel male, è un simbolo degli Anni Ottanta. Perché in televisione non ci va mai». Giorgio Dell'Arti «Aumentano i preti in televisione perché la gente va meno a messa» Claudio Donat-Cattin, torinese, è figlio dell'ex ministro e non vanta precedenti apparizioni in video

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