Fuoco incrociato sul bunker dell'Eliseo

Sia Chirac sia il probabile premier Balladur chiedono la testa del presidente Mitterrand Sia Chirac sia il probabile premier Balladur chiedono la testa del presidente Mitterrand Fuoco incrociato sul bunker dell'Eliseo Ma il Capo dello Stato fa sapere «resisterò a tutti gli attacchi» Lite tra sconfitti delps, Rocard si candida già alle Presidenziali PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Salta la fragile tregua tra la nuova maggioranza e Francois Mitterrand. «E' interesse della Francia che il Presidente dia le dimissioni» dice Jacques Chirac. Gli viene dietro - dopo un lungo silenzio - Edouard Balladur, il premier in pectore che i gollisti vorrebbero insediare a Matignon. «Mitterrand dovrebbe porsi il problema» azzarda. Lasciare l'Eliseo, aggiunge, «costituisce la soluzione più opportuna». Non capita ogni giorno sentire un futuro primo ministro invocare la partenza dell'uomo che dovrebbe affidargli l'esecutivo. Forse è semplice manovra, una pretattica come le altre per non smobilitare l'elettorato conservatore finché la vittoria sia definitiva. Mancano appena 96 ore alla sentenza. Lasciar intendere che Mitterrand forse sgombrerà davvero il campo elettrizza la base rpr-udf, non paga d'una semplice vittoria parlamentare. Nessuno può tuttavia escludere che le grandi manovre verbali cui la Francia assiste da 24 ore nascondano una vera, massiccia offensiva contro l'Eliseo. Alain Peyrefitte apre l'editoriale sul «Figaro» dichiarando che oggi il Paese vive il crollo di regime, non la semplice alternanza politica. Fin qui, nessuna sorpresa. Ma poi, in crescendo, risale fino al 1815, «quando i francesi - schiantati da Waterloo - cacciarono insieme le ombre della Rivoluzione e dell'Impero». Per Napoleone-Mitterrand, il Centro Destra vorrebbe una provvidenziale Sant'Elena. Non sarà facile. L'uomo desidera vendere cara la pelle. Il «Canard enchàiné» gli attribuisce un'estrema determinazione. Confiderebbe alla sua équipe: «Resterò. Attendo attacchi feroci, ma non mi avranno». Il periodico in edicola stamane ci offre qualche altro gustoso scampolo. L'Eliseo definirebbe impietosamente il Big Bang rocardiano «bricolage». Lo attanaglia, inoltre, più che la débàcle in termini quantitativi, «la solitudine politica» della Rosa. Ultima confidenza: non boccerà l'uomo propostogli dai vincitori per occupare Matignon. Balladur se ne rallegri. Assunto, forse non vorrà più li¬ cenziare Mitterrand. Al fuoco di sbarramento che rpr-udf levano verso l'Eliseo corrisponde un'atmofera da guerra civile in casa ps. L'altra sera Michel Rocard proclamava: «Sono io il candidato ps alle Presidenziali del '95. Mi considero già in campagna». La frase, comprensibile ma intempestiva, desta allarme fra i notabili, à partire di Fabius. Solo un nuovo congresso può attribuire definitivamente a Rocard quel ruolo che l'ultima assise nazionale (Bordeaux '92) parve ritagliargli su misura. Giocando d'anticipo, l'ex premier spiazza i suoi nell'ora più difficile. Sono quotidiani gli indizi che lo vedono rifiutare la disciplina interna, o i suoi residui. La dissidenza rocardiana, le iniziative intraprese a vario titolo senza consultare Fabius ne fanno ormai un segretarioombra. Il ps retrocede, smarrito, e lui accelera senza guardarsi intorno. Vuole rifondarlo, il mammouth di rue Solferino, ma nell'attesa ne usurpa la leadership. Ben sapendo che il ps non può permettersi una faida tra i due turni, macina terreno e s'illude che nessuno più lo riacciuffi. Il fait accom- pli paga sempre. Difficilmente qualcuno riuscirà a frenarlo, perlomeno finché la battaglia elettorale veda termine. Ma non è l'unico a scalpitare. Anche fra i vincitori le congiure sono di moda. Francois Léotard, l'ex ministro alla Cultura nel governo Chirac, mediterebbe una scissione nei ranghi giscardiani. Il suo Parti Républicain era sinora infeudato all'udf, autonomo ma non troppo. Giscard soffoca tuttavia i quarantenni d'assalto. Léotard lascia quindi intendere che costituirà un gruppo parlamentare separato all'As¬ semblée Nationale. L'eventualità sarebbe catastrofica per l'udf, che già regge con estrema fatica il duello con i gollisti. Le formazioni hanno una consistenza analoga - 19/20% ciascuna - ma con lieve vantaggio per l'rpr. Se l'aumenterà domenica, Giscard vede compromesse anche le ultime chance per rivendicare la guida del governo. Il ps puntava sulle rivalità tra la maggioranza per infilare qualche suo uomo nei ballottaggi. Gli andrà male: salvo pochissimi casi, rpr e udf non rompono l'intesa. Ma a scapito dei giscardiani. [e. bn.] EUROPA: IL CENSIMENTO DELLA SINISTRA [I DATI SONO IN PERCENTUALE] ì | Nel grafico, la crisi della sinistra in Europa. Spaì gna: se si votasse oggi, il risultato-choc sarebbe | un psoe al 33,9% dal 39,6 dell'89, incapace di formare un governo. Germania: secondo i sondaggi, gli astensionisti sono il primo partito. L'Spd è seconda con il 34%, la Cdu è ai minimi: 29-30%. Gran Bretagna: i laboristi sono in ripresa, 45% contro il 34% dei conservatori. Svezia: dopo la sconfitta del settembre '91, i socialdemocratici sono all'opposizione. Grecia: Il pasok, sconfitto nel '90, raccoglie oggi un 40% di consensi. Irlanda: i laboristi sono in un governo di coalizione. Italia: Tangentopoli ha inferto colpi durissimi al psi, mentre il pds è in costante calo elettorale. Edouard Balladur, il probabile nuovo premier francese e, sotto, il primo ministro spagnolo Gonzalez