La grande paura di sparire fa tremare Piazza del Gesù

Cancellato il nome del «protetto» di De Mita E Ciriaco s'arrabbia La grande paura di sparire fa tremare Piazza del Gesù TRA CORAGGIO LJT ROMA " ULTIMA scena vede sul palco di palazzo Sturzo Forlani che parla con un Martinazzoli esausto e con un Gava non entusiasta per i nomi della nuova direzione. «Sono arrivato in ritardo - dice l'ex-segretario della de, mentre si spengono i riflettori - e non posso leggere il discorso che ho preparato. Vi leggo, però, l'intervista che Giuliano Amato ha rilasciato ad un giornale inglese. Dice che con la nuova legge elettorale in Italia tutto cambierà... Ah... qui dice proprio che i vecchi governanti de, quelli che sono al potere da 40 anni, would disappear. Sì, dice proprio che noi spariremmo». E basta quella parola a far sfoderare a Gava la solita battuta al vetriolo: «Eh, Amato può ben dirlo, lui come socialista è un esperto visto che in Francia loro stanno davvero sparendo». Ridono tutti e tre ma, in fondo in fondo, «il rischio della sparizione» incombe in quella sala e spiega tante cose. Il primo a saperlo è proprio lui, Martinazzoli, quel pericolo che pesa sulla de, infatti, gli dà tanta forza insieme a tanta debolezza. Ieri è riuscito a fare la direzione che voleva. Un mix tra vecchio e nuovo, tra coraggio e prudenza, venuto fuori dalla sua volontà ma anche tenendo conto di quella delle correnti. Il segretario l'ultima soddisfazione se l'è presa proprio sul palco, modificando l'elenco frutto di tre giorni di patteggiamenti, di tante visite del fido Castagnetti nell'ufficio di De Mita, nello studio di Andreotti, nel ritiro di Gava. Le ultime correzioni Martinazzoli le ha fatte direttamente con la sua penna, all'insaputa di tutti, sul foglio che gli hanno dato. Ha passato una linea d'inchiostro nero sul nome di Dario Franceschini, un giovane protetto da De Mita («Ciriaco - ha raccontato il segretario - si è incavolato e se ne è andato, malgrado lo avessi chiamato per spiegargli i motivi») e lo ha sostituito con quello del filosofo Rocco Buttiglione («Mi è piaciuto il suo discorso»). Poi, facendo un dispetto a Gava, ha inserito il nome di D'Andrea al posto di quello di un ex-deputato, Alessandro Duce. Infine, su quel foglio, modificando di fatto lo statuto, Martinazzoli ha scritto con la sua penna che della direzione fanno parte, come membri di diritto, oltre agli ex-segretari, anche gli ex-presidenti del consiglio. Una norma che il segretario ha introdotto per far posto a Andreotti. Ma in questo modo ha fatto spazio anche a Colombo, a Goria e, puta caso ritornasse de, pure a Cossiga. Sì, alla fine Martinazzoli ha messo insieme quello che pensa sia il nuovo, con quello che rappresenta la storia del partito. Lo ha raccontato lui stesso sempre sul palco di Palazzo Sturzo, a giochi finiti: «Certo alla fine ho scontentato tutti. Ma in questi casi succede sempre così. Spero solo che questa sia l'ultima direzione eletta in questo modo. Io preferirei che dentro questo organismo ci fossero i rappresentanti delle realtà regionali... Certo non possiamo fare adesso dei gesti spassionati. Chi ci chiede questo tipo di rinnovamento oggi, è lo stesso che vuole la nostra dissoluzione. Bisogna stare attenti». Ed ancora: «Ma che volete? Dentro questa direzione non c'è nessuno che abbia un avviso di garanzia. Quali sono le notizie di oggi? Un avviso a Mensurati? Ma lui sta con Se¬ gni: vedete in percentuale hanno più avvisi quelli che stanno con Segni di quelli che sono nella de... Già, Segni l'hidalgo». Segni l'hidalgo, i giudici all'attacco, i vecchi arrabbiati, i giovani delusi («nessuno del gruppo dei 40, cioè di quelli che lo hanno aiutato ad essere eletto segretario - ha fatto rilevare Mastella -, è entrato in direzione): sono queste le immagini di questa de che ha paura di morire. E lui, Martinazzoli, che pro¬ va a dargli fiato. Ma non è facile. Ieri a Palazzo Sturzo c'erano meno auto blu. E nella sala del cn, il portavoce, Marco Giudice, si è mostrato orgoglioso di quella platea diversa dal passato. «Avete visto - ha detto - ci sono meno affaristi e meno clan in giro». Non c'erano neanche gli inquisiti, cioè i de che hanno ricevuto un avviso di garanzia, come aveva chiesto la Iervolino. Dei tanti si sono fatti vedere solo in tre: l'ex-ministro Gaspari, Cursi e l'assessore Mori. «Io penso solo - è stato lo sfogo di Gaspari contro la Iervolino - che la de non deve gareggiare con i giudici. E penso che di questo momento stiano approfittando quelle persone che vogliono i nostri posti. Io, comunque, non ho problemi: se vogliono la mia poltrona, alzo il sedere». «Cacciano - gli ha fatto eco Cursi quelli che portano i voti». Ma bastano questi atti a salvare la de? Nella platea di palazzo Sturzo non sono pochi quelli che ieri hanno mostrato un certo scetticismo. Certo i dubbi di molti sono stati alimentati anche da delusioni personali. Ma in fondo le riserve sono nate tutte dalla paura di sprecare l'ultima chance rimasta. C'è stato chi come Mastella è salito sul palco per prendere, a suo modo, le distanze da un certo moralismo: «Io - ha detto - che ho fatto più studi filosofici che giuridici, vi dico che nel Paese c'è una cultura del sospetto». E c'è stato chi, pure tra gli amici del segretario, ha confessato in platea i suoi timori. «Questo è un partito - è stata la diagnosi di Biasutti - che rischia di morire di morte natu- rale. Mino senza volerlo sta facendo un partito di minoranza cristiana». «Rischiamo di perdere - ha aggiunto Marinino - quello che c'è rimasto». E proprio per far fronte alla grande paura qualcuno ha chiesto dei gesti clamorosi. «C'è bisogno - ha proposto Riggio - di un congresso di scioglimento e di rifondazione. Qui se non reagiamo rischiamo di essere fatti fuori ad uno ad uno». «Ha ragione Cossiga - ha spiegato Agrusti -, Martinazzoli deve andare al Tgl e fare la grande confessione, deve dire la verità sul finanziamento dei partiti, spiegare i perché». E sì, la de di oggi è fatta di paure e di speranze. Dentro c'è un Forlani che ieri è saltato sulla poltrona quando ha scambiato una citazione dell'apostolo Pietro fatta da Mastella, per una chiamata in causa del giudice Di Pietro. E c'è un Andreotti che paragonando le difficoltà del rinnovamento de alla quaresima, ha ricordato che: «Dopo la quaresima c'è la Pasqua, ma prima c'è stato il carnevale». Augusto Minzolini C'è dissenso: il partito non gareggi con i giudici «Cacciano chi porta voti» Cancellato il nome del «protetto» di De Mita E Ciriaco s'arrabbia In alto Mino Martinazzoli A sinistra Rosa Russo Jervolino A destra Ciriaco De Mita

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