Carraro colletta per la Roma Sordi e Venditti «No grazie»

Carrara: colletta per la Roma Sordi e Venditti: «No grazie» Carrara: colletta per la Roma Sordi e Venditti: «No grazie» L'ALLARME DEI TIFOSI LROMA A Roma ai tifosi. Diciamo no ai presidenti di importazione, apriamo un grande azionariato popolare, 40 mila soci che si quotano per sessanta miliardi, guidati da personaggi romani come Baglioni, Sordi, e Venditti». Questa la proposta del sindaco Carraro, sono passate solo 24 ore e l'iniziativa sembra già morta. I principali protagonisti, i tifosi giallorossi, la guardano con diffidenza. I pochi ottimisti dicono cpn aria niente convinta «forse sì, tanto a Roma è tutto possibile», ma la maggioranza si divide tra pratici e pessimisti. I primi sperano in Casillo, l'ex presidente del Foggia, i secondi guardano al futuro e lo vedono nero: «E se tra due anni arrestano anche lui?». Introvabile Baglioni, gli altri due personaggi invocati da Carraro indietreggiano. Non dicono no, ma solo per non diventare impopolari. Sordi, la cui avarizia è diventata leggenda, sostiene: «Potrei essere uno dei quaranta- mila. Non di più, non ho tempo. Ma chissà che non resti Ciarrapico, che la sua vicenda si concluda come quella del mio ultimo film, assolto per aver commesso il fatto». Venditti, prima boccia tutto: «E' un'utopia, se diventassi presidente dovrei cantare fino a novant'anni». Poi corregge il tiro, di poco: «Il mio amore per la Roma non si discute, se la situazione della Roma diventasse tragica, farei la mia parte. Oggi, per quanto mi risulta, il progetto di Carraro è poco più di una nobile provocazione giornalistica. Il calcio moderno vuole come pre¬ sidenti i grandi imprenditori». E poi Bruno Conti: «Disegno romantico, la mia speranza è che ci sia chi tiri fuori i soldi per gestire in modo perfetto la società. Inadatti gli eventuali presidenti non romani? Non dimentichiamo che abbiamo avuto un grandissimo presidente come Viola, che era toscano. Credo che i tifosi, quando il presidente regala soddisfazioni, non badino al luogo di nascita». Muzzi è forse l'ultimo dei romantici: «Il presidente per me è come un padre. Mi ha fatto sapere che la società è in trincea, non è scappata. Spero che Ciar¬ rapico si tiri fuori da questi guai». Gli avvocati di Ciarrapico lo spalleggiano, dicono che «Il nostro cliente si difende come un leone, uscirà presto dal carcere, tornerà alla guida della Roma». Attualmente, però, il vero padrone della società giallorossa sembra essere la Banca di Roma che ha in pegno le azioni. Pare che anche il figlio di Ciarrapico lo abbia ammesso nella sua visita a Trigona sabato sera. Gli altri debiti giallorossi, venuti finora a galla, ammonterebbero ad almeno 66 miliardi. E Casillo? Tace, aspetta di essere invocato come il salvatore. Pensa che se tutti possono parlare, finora c'è solo lui disposto a tirare fuori un mucchio di miliardi. Intanto cerca di riavvicinarsi alla Federcalcio. Avrebbe avuto anche recentemente un colloquio con Andreotti. La pace con Matarrese sarebbe assicurata. Piero Serantoni Alberto Sordi e Antonello Venditti I sostenitori giallorossi li vorrebbero alla guida della squadra

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