I Verdi ai cacciatori: basto regali di Maria Grazia Bruzzone
I Verdi ai cacciatori: basto regali Pratesi protesta con il Coni. La Federazione: non sono soldi pubblici I Verdi ai cacciatori: basto regali «Un libro al mese per i parlamentari, chi paga?» E DOPPIETTE U ROMA N regalo al mese, purché culturale e di argomento venatorio. Recapitato a 944 deputati e senatori della Repubblica. Un libro di solito, classico o contemporaneo, italiano o straniero; o un video come il Lago dei Cigni di Ciaikovski, l'ultimo arrivato nelle cassette postali dei parlamentari. Accompagnato, come sempre, da una lettera dell'onorevole Romeo Rosini, che spiega come l'opera del compositore russo sia «una delle più belle e autentiche risposte sull'attualità dell'uomo cacciatore». Un'iniziativa di indubbio sapore lobbistico, sia pure a sfondo culturale. Che non può non irritare gli ambientalisti i quali, già di per sé contrari al messaggio, sospettano che dietro la valanga di cadeaux ricorrenti si celi la mano pubblica. Tanto che i verdi Fulco Pratesi e Anna Maria Procacci hanno scritto al presidente del Coni, chiedendo «se i regali mensili toccano i finanziamenti che il Comitato Olimpico versa alla Federcaccia». «Ogni mese questo Rosini manda regali per rendere più appetibili i cacciatori al palato dei parlamentari», protesta Pratesi. «Fra l'altro - aggiunge - sono spesso libri quanto mai ambigui dal punto di vista propagandistico. Come quella novella di Flaubert dove non so che cavaliere medievale si converte quando si imbatte in un cervo sacro con la croce sul petto. Vogliamo proprio sapere - insiste Pratesi - se tutto questo alla fine è finanziato dai cittadini. Da anni ci battiamo perché la caccia, che non è affatto uno sport ma solo un'attività vandalica, sia esclusa dal comitato olimpico e sarebbe una beffa». Libri pagati dal Coni? Dal suo studio di Brescia, patria di cacciatori, oltre che di leghisti, Rosini scoppia in una sonora risata. «Pratesi può dormire tranquillo. Come associazione abbiamo un bilancio di 40 miliardi. E i 3 miliardi che ci passa il Coni servono per le attività agonistiche: le gare dei cani e il tiro al piattello. Certo - ammette Rosini - si tratta di attività lobbistica, ma di informazione». E il presidente della Federcaccia si mette a raccontare di quando, arrivato a Montecitorio in piena campagna referendaria, resosi conto che l'immagine tipica del cacciatore fosse quella «dell'omone con stivaloni e fuciloni e il passerotto implume, fumante ai suoi piedi», convinto che la caccia sia inveve un rito antico, «che comincia con l'individuazione della preda e finisce nel banchetto», per rimediare ha avuto l'idea di una sorta di collana venatoria. «Vagabondando in libreria ho pescato un po' di titoli adatti e, per trenta mesi, li ho fatti recapitare ai parlamentari, a qualche assessore, giornalista, e ai consiglieri del¬ l'associazione, naturalmente», racconta Rosini, rivelandosi un inaspettato lettore e frequentatore di librerie. Quali titoli e a quale prezzo? «Autori diversi. Senofonte e Dione di Prusa, per esempio. Hemigway, ovviamente, e Turgeniev, Thomas Mann, Ortega y Gasset, ma anche Georg Seiko - bellisssimo il suo Sulla zattera - e D'annunzio e Calvino: quei quattro o cinque racconti che vanno sotto il nome di La strada di san Giovanni. I trentamila volumi del "primo ciclo" ci sono costati sui 200 milioni : una cifra che ci possiamo permettere. Qualche volta - aggiunge fiero - ho anche contribuito a farli stampare. Come La caccia nella Rivoluzione francese, che sono riuscito a far uscire da Vallecchi, ed è così piaciuto a Rodotà. Quando l'ho visto recensito da Giuseppe Galasso sul Corriere ero proprio contento». Maria Grazia Bruzzone
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