« Mitterrand? Il Craxi francese » di Max Gallo
« « Mitterrand? Il Craxi francese » Max Gallo: così ha portato la sinistra al disastro PARIGI DAL NOSTRO INVIATO «Mitterrand? Se lo conosco. Me lo vedo, rintanato all'Eliseo, a preparare l'ultima difesa. Un appello ai francesi perché fermino la Destra? No. Piuttosto cercherà di far litigare subito Giscard e Chirac, ad esempio chiamando il primo a guidare il governo. Come sempre dirà che vuol salvare la sinistra. Invece il suo obbiettivo è restare fino all'ultimo secondo dell'ultima ora del suo mandato. Quanto alla sinistra, è un campo di rovine. Ci vorrà una generazione per ricostruirla». E' vero, Max Gallo, storico e coscienza critica della Gauche, conosce bene Mitterrand. Era suo portavoce e consigliere all'inizio dell'avventura all'Eliseo. Perché ora è così critico nei suoi confronti? «Perché ha ingannato i francesi. Ha usato il socialismo come una scala per il potere: quando è arrivato in cima l'ha buttata via, non serviva più. Predicava l'utopia della rottura con il capitalismo, si presentava come (pseudo) rivoluzionario; ha rinunciato anche a essere socialdemocratico, a fare le riforme. Come Craxi in Italia: faceva balenare il miraggio dell'unità della sinistra, poi si accordava con la de. Tutto in funzione della conquista e del mantenimento del potere». Mitterrand ha cercato una nuova società, però. Con il governo Mauroy, le nazionalizzazioni, le concessioni ai lavoratori «E' con Delors, l'unico socialista che si era rifiuto di firmare il programma comune con il pc, ministro delle Finanze. Una volta Mitterrand mi confidò: è un miracolo che io sia arrivato all'Eliseo. La Francia è conservatrice nel profondo, ogni tentativo di riformarla è destinato al fallimento». Lei è d'accordo? «Sì e no. E' vero che la maggioranza dei francesi è individualista. Ma il cambiamento si può suscitare». La vittoria della Destra e dei suoi leader all'apparenza logori fa pensare che nel Paese non ci sia tensione verso il nuovo. «Adesso è così. I sindacati azzerati. Gli intellettuali muti. I movimenti deboli e incerti, come quello ecologista». Dall'Italia è difficile capire le radici del «grand malaise», del malessere di una Francia capitale culturale d'Europa, con l'inflazione al 2,5%, il deficit sotto controllo... «E 3 milioni di disoccupati. E 8 milioni di poveri. Ma la chiave non sono i dati economici. E' la delusione di un Paese subalterno al dinamismo tedesco, alla politica estera Usa, a un progetto europeo liberista. E che ora ha visto la sinistra comportarsi come la destra». In 12 anni il ps avrà fatto qualcosa di buono. Lang? «Cultura-spettacolo. Ma ora in Francia si legge di meno, si va meno a teatro, al cinema». Rocard? «Meglio. Un riformista. Però il suo piano di rifondazione della gauche è una mossa alla Mitterrand, volta solo alla conquista del potere». Alla vigilia del voto, ai cancelli della Citroen un operaio diceva: se governare significa gestire l'esistente, tanto vale che lo faccia la Destra, magari andrà meglio. E' d'accordo? «Completamente. E la responsabilità è di Mitterrand. Pur di non contraddire quella maggioranza conservatrice contro cui inveiva, ha contraddetto i suoi uomini e le sue idee. Ricordo il Con¬ gresso di Lilla. Tutti d'accordo nel nazionalizzare TF1, il primo canale tv che Chirac aveva venduto a un suo amico. E il Presidente dice no. Poi accusa "i parassiti che si arricchiscono dormendo", e liberalizza la Borsa. Frangois si arrabbiò molto quando glielo dissi, ma per me i due grandi Presidenti sono stati De Gaulle e Giscard. Loro aveva' no un progetto. A Giscard dobbiamo lo Sme, il Parlamento europeo, i diritti civili. Mitterrand è stato un grande politico, ma questa è un'altra cosa». «Ha ingannato i francesi usando il socialismo come una scala per il potere Poi l'ha buttata via» Lo storico Max Gallo e nella foto grande Mitterrand con il sindaco di Chinon Pierre Signe
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