Il governo non abbandona zar Boris

Khasbulatov guida la reazione rabbiosa del Soviet ma non riesce a votare l'impeachment Khasbulatov guida la reazione rabbiosa del Soviet ma non riesce a votare l'impeachment Il governo non abbandona zar Boris Gorbaciov: «Se la gente lo vuole sono pronto a tornare sulla scena» MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Convocato al suono dei tamburi di guerra che hanno rullato sabato notte dopo l'appello di Eltsin, il Soviet Supremo non ha trovato la maggioranza per decidere l'avvio immediato della procedura di impeachment del Presidente ed ha finito per approvare una risoluzione che chiede alla Corte Costituzionale di valutare la legittimità del giro di vite deciso al Cremlino ed eventualmente avviare poi la procedura di destituzione. Spalleggiato anche dal governo che si è schierato compatto con lui, Boris Eltsin può dunque registrare una giornata a suo favore. Tuttavia lo scontro del Presidente con il Parlamento rimane durissimo e probabilmente già oggi ci saranno novità. Ieri, alla riunione straordinaria del Soviet Supremo erano presenti poco più del 60 per cento dei deputati (assenti quasi completamente i democratici) e non era dunque facile raggiungere quella maggioranza assoluta richiesta per l'approvazione delle risoluzioni. In ogni caso è stato Ruslan Khasbulatov a guidare il concerto dei conservatori contro Eltsin: «Annulliamo gli atti anticostituzionali - ha detto aprendo la riunione - che propongono un'amministrazione speciale con la quale si vuole trasformare la società in un do- cile esecutore». Boris Eltsin ha però trovato un alleato molto forte nel governo. L'esecutivo, presieduto da Viktor Cernomyrdin, si è riunito alle 14,30 nel palazzo della Piazza Vecchia. Un'ora appena di dibattito per approvare (con la sola astensione del ministro della Giustizia Nikolaj Fiodorov) un documento di totale adesione alla linea del Presidente. D'accordo con Eltsin i responsansabili dei ministeri di forza (Difesa, Interni e Sicurezza) e anche il governatore della banca centrale Viktor Gherashenko, entrato nell'esecutivo da pochi giorni, che uscendo dalla riunione ci ha detto: «Il Presidente aveva tutto il diritto di rivolgersi al popolo in una situazione così difficile». Pochi minuti prima che cominciasse la riunione del Soviet Supremo, è stato il primo vicepremier Vladimir Shumeiko ad annunciare il documento del governo: «Garantiamo la legalità e l'ordine giuridico e siamo a favore di misure urgenti per creare le condizioni per azioni efficaci del potere esecutivo, per uscire dalla crisi economica, costituzionale e politica senza misure di forza e di emergenza, senza carrarmati, barricate e sangue». Alla tribuna della Casa Bianca è andato invece lo stesso Cernomyrdin: «Sosteniamo pienamente le idee contenute nell'appello del Presidente che tendono ad evitare il caos, il vuoto di potere e lo scontro politico». «Sosteniamo - ha detto ancora il premier - lo sforzo del Presidente nella difesa dei diritti e delle libertà dei cittadini». Il governo ha però evitato di pronunciarsi sulla costituzionalità degli atti del Presidente: «Su questa questione - ha detto Cernomyrdin - devono pronunciarsi gli specialisti». Il più importante degli «specialisti» è certamente Valéry Zorkin, presidente della Corte Costituzionale, che fin dalle prime ore successive all'appello televisivo di Eltsin si è apertamente pronunciato contro la scelta del Presidente. In preda ad un attivismo più da politico che da giudice, Zorkin sabato notte è andato in televisione a spiegare come e quanto avesse cercato nel corso della giornata di mettersi in contatto con Eltsin per «fermarlo». Ieri ha detto dalla tribuna del Soviet Supremo di aver nuovamente e inutilmente tentato il collegamento Gon il Presidente. Per Zorkin la violazione della legge è palese: «L'amministrazione speciale introdotta dal Presidente è un tentativo di colpo di Stato». La Corte si è riunita già ieri mattina di sua iniziativa, sono stati ascoltati (non si sa in quale veste) due membri dell'entourage presidenziale, Shakrai e Filatovi «Dobbiamo intervenire per impedire l'assolutizza- zione del potere». E Zorkin ha fatto intravedere scenari processuali apocalittici: una volta sanzionata l'illegittimità dell'atto presidenziale, seguirebbero iniziative contro coloro che l'hanno firmato, per primo il Presidente, ma non esclusi alti funzionari: «Noi - ha concluso Zorkin - siamo i custodi della Costituzione». Lo ha affiancato in questa operazione Valentin Stepankov, procuratore generale della Russia, pronto a fare scattare le sue inchieste. Al Soviet Supremo, che nella risoluzione finale 10 sollecitava a intervenire al più presto, Stepankov ha però chiesto di eliminare il riferimento al suo ufficio: «Interverremo dopo la decisione della Corte Costituzionale». Ma il Soviet Supremo non l'ha accontentato. Sul piano politico va intanto registrata la correzione di rotta di Alexandr Rutskoi, vice di Eltsin, generale dell'ex Armata Rossa nell'infelice guerra afghana, e da molti indicato come il più accreditato candidato alla successione del Presidente. Sabato, annunciando subito di nòhJaver firrnat&Yappella..~di Eltsin, era stato molto duro con 11 Presidente ed aveva fatto intravedere scenari drammatici di guerra civile. Ieri Rutzkoi, in linea con il governo, ha detto invece che il Presidente aveva tutto il diritto di rivolgersi al popolo sulla fi ducia. Il generale resta contrario all'amministrazione speciale, ma con questo slittamento di posizione sembra proporsi come il possibile soggetto di un compromesso. Il partito che gli è più vicino, l'Unione Civica, ha attaccato duramente la scelta di Eltsin, mentre uno dei suoi leader, Ni kolaj Travkin, ha aggiunto: «Le chance di Rutzkoi di diventare presidente non sono mai state così elevate». La prima ripercussione del l'aggravarsi della crisi politica è stata una nuova caduta del rublo: al mercato nero veniva ieri scambiato a 800 per dollaro contro le 720 di venerdì. E anche Mikhail Gorbaciov si è rifatto vivo: «Se la gente lo vuole - ha detto al Grl - sono pronto a fare il mio dovere». [c. m.l

Luoghi citati: Mosca, Russia