«lo lassù con Maria Vittoria»

«lo, lassù, con Maria Vittoria» «lo, lassù, con Maria Vittoria» // vincitore: andavo come una furia per lei e Ornella SANREMO DAL NOSTRO INVIATO Ah, la gioia di Maurizio Fondriest. Microfono in pugno, racconta la sua vigilia. «Ma quando nasce Maria Vittoria, mia figlia? Mi avevano detto domenica o lunedì, stai calmo, pensa alla Sanremo. E come facevo a pensare soltanto alla Sanremo? Scendo dal letto, telefono, mi risponde la madre di Ornella, mia moglie: è nata, è bella, è grande, vedessi com'è bella e grande. Mi prende un'emozione che quasi scendo giù e monto in bicicletta in mutande. Mi vesto, m'infilo la maglia dalla parte delle maniche». Incomincia la corsa. «Siamo ai primissimi chilometri, e un fotografo mi si avvicina col telefonino, dai, chiama la tua sposa. La chiamo. Mi risponde Ornella, una vocina, c'è Maria Vittoria qui accanto a me, è grande, è bella, che stai facendo? Corro la Sanremo. E la vocina: vincila, tesoro. Io cerco di vincerla, ma non posso promettertelo, mica è facile vincere la Sanremo. E la vocina: ma tu sei bravo, il più bravo, sei forte, vincila. Riattacco. Mi sentivo un leone, uno che spezza tutti, mi sentivo. Mi dico: guarda, se avevi sessanta probabilità su cento di vincere, adesso le probabilità sono novantanove, c'è di mezzo Maria Vittoria. Andavo con le ali, fortissimo, deciso, un ciclone». Pausa. Applausi. E Maurizio riprende: «Insomma, io e Maria Vittoria ci troviamo sul Poggio. Li ci sono anche i miei tifosi, vanno sul Poggio ad aspettarmi da cinque anni, fedelissimi anche quando nessuno più avrebbe scommesso mezza lira su di me. Procediamo, dico, e procedo. Non me ne importava nulla di chi avevo alle spalle. Mi giro a guardare una volta soltanto e non riconosco nessuno, ma potevano esserci anche Bugno, Indurata, Chiappucci, Argentin a inseguirmi, me ne sarei infischiato». La discesa. Con tanta responsabilità in più sulle spalle. «Attento, Maurizio, ricordati di che cosa è successo ad Argentin l'altr'anno. Prendo le curve senza fare il matto. Decido che dopo ogni curva, nei brevi rettilinei, mi devo esibire in uno sprint, come se avessi davanti il traguardo. Penso anche a un'altra cosa, è incredibile ma 3rWK I 8liCKIM Il primo ad andare in fuga ieri nella corsa verso Sanremo è stato Mario Chiesa, omonimo del Mariuolo della Baggina, l'uomo da cui è partita l'inchiesta di Tangentopoli. Partendo da Milano, quella fuga era nell'aria come la sua conclusione: l'hanno preso, qualche chilometro dopo, e si ritirato: il solito pentito. ho il tempo di pensare. Penso a che cosa ha tirato fuori nei giorni scorsi Jan Raas che è stato un grande campione. Mi ha visto alla Tirreno-Adriatico e ha stabilito: Fondriest è il più in gamba, non ha rivali, pianterà tutti sul Poggio e vincerà la Sanremo, è tutto chiaro. Ma era davvero tutto chiaro? Su, Maurizio, Raas se ne intende, è così che deve andare, è segnato. Sul piano è stato davvero tutto chiaro, mi sono visto solo oltre il traguardo quando ancora mancavano due o tre chilometri». Pausa. «Adesso sarà bello correre con tanti successi sulle spalle e con la Sanremo conquistata, e non dovrò più faticare a inseguire i sogni». Ha finito, ha fretta. «Posso andarmene? C'è un telefono da queste parti? Avrà avuto in clinica il televisore mia moglie? Scappo a raccontarle come è successo che suo marito s'è preso per distacco la MilanoSanremo», [g. ran.)

Persone citate: Argentin, Chiappucci, Fondriest, Mario Chiesa, Maurizio Fondriest, Raas

Luoghi citati: Milano, Sanremo