Inchiesta sul direttore Caritas

17 Monsignor Di Liegro sott'accusa: tentata tniffa e maltrattamenti ad immigrati Inchiesta sul direttore Caritas E' il prete-simbolo del volontariato Lo scandalo per un hotel rifugio ROMA. Truffa ai danni dello Stato e maltrattamenti agli immigrati. Si stenta a credere che il sacerdote più impegnato nell'assistenza ai discredati di Roma, monsignor Luigi Di Liegro, un simbolo per il volontariato cattolico, testimone in Vaticano dei mali cittadini, sia sotto inchiesta. Eppure l'avviso di garanzia che il direttore della Caritas diocesana ha ricevuto due mesi fa parla chiaro. Secondo il sostituto procuratore Mario Ardigò, nipote del sociologo cattolico Achille, il sacerdote avrebbe avuto un ruolo poco chiaro nella vicenda dell'hotel «Giotto», uno degli scandalosi alberghetti che ha ospitato a lungo (fino al 31 ottobre scorso) una colonia di immigrati somali. E si può proprio dire che la valanga degli avvisi di garanzia non rispetti nessuno, neanche le tonache. E' lo stesso Di Liegro a raccontare la vicenda. Ed è una storia di miseria e di indifferenza. Vecchio, cadente, semiabbandonato, nell'albergo «Giotto» hanno alloggiato centinaia di cittadini somali a cura della fondazione Migrantcs che fa capo alla Conferenza episcopale italiana. Retta da monsignor Matarrese, arcivescovo di Frosinone, Migrantes - «un'associazione benemerita che da tantissimi anni lavora in questo settore, aiutando i profughi che passano per l'Italia» prese a cuore la sorte dei somali. Tra loro c'erano anche dei profughi e rifugiati politici. E la fondazione aveva giusto dei fondi dell'Orna da spendere a questo scopo. Detto fatto, la causa era ottima, Migrantes prese in affitto l'albergo. Peccato però che nel 1990 i finanziamenti internazionali siano bruscamente finiti. I responsabili di Migrantes allora si rivolsero a Di Liegro, che nel campo è un'autorità indiscussa, per chiedergli un aiuto. Lui diede una mano, perorò la causa dei confratelli di Migrantes. Risultato: l'avviso di garanzia, inviatogli nel Natale scorso dalla Procura presso la Pretura. Nessun addebito, cioè, ma l'annuncio che si sta indagando anche su di lui. Il giudice lo ha interrogato il 23 dicembre scorso. «Mi è stato contestato - racconta don Di Liegro, visibilmente rattristato - di aver raccomandato all'assessore regionale Giacomo Trqja la fondazióne Migrantes. Il colloquio con l'assessore avvenne tra il marzo e l'aprile del '91. Durò in tutto un minuto, si svolse in piedi, e l'assessore si limitò a dire che il problema non era di sua competenza, ma della Provincia». • Il solito scaricabarile, insomma: l'assessore regionale che rimanda il sacerdote rompiscatole al collega provinciale, che lo rinvieni chissà a chi. Ma Di Liegro non seguì più la questione. Dall'assessore provinciale, Salvatore Licari, andarono direttamente i responsabili di Migrantes. E nel giugno '91, Provincia di Roma e fondazione della Cei stipularono una convenzione da un miliardo e mezzo. «La Caritas non c'entra - sostiene Di Liegro -, figurarsi che noi siamo contrari al sistema di affittare gli alberghi e anzi abbiamo fatto una battaglia contro gli assessori per la loro politica alloggiativa». Fin qui, però, è la fredda storia di un atto amministrativo, che ha scatenato l'interesse dei giudici. Ma dietro le cifre e le date, si nasconde il dramma di centinaia di immigrati somali che vivevano in condizioni pessime. Accatastati nelle stanze con i letti in terra. Assaltati dai naziskin a suon di bastonate e molotov. Maltrattati nel quartiere. Abbandonati da tutti. Finì che i soldi non saltarono mai fuori, che Migrantes gettò la spugna e che all'albergo, per morosità, tagliarono acqua e luce. Secondo il giudice che indaga sulla vicenda del «Giotto», dunque, ci sarebbero gli estremi di reato per una truffa allo Stato e per i maltrattamenti. E se ne intende di queste truffe, il sostitu- to Ardigò, visto che da circa un anno sta scandagliando tutto il mondo dell'assistenza agli immigrati. Un universo misconosciuto, dove però i soldi girano - sono stati spesi 19 miliardi soltanto a Roma, in un anno - e dove le gelosie e anche gli interessi non sono sconosciuti. Nel novembre scorso il giudice Ardigò ha sollevato lo scandalo del camping Sporting, a Ostia, affittato a peso d'oro (a prezzi gonfiati, secondo la pubblica accusa) dal Comune per ospitare gli immigrati sfrattati dalla Pantanella. In quell'occasione Ardigò ha fatto anche arrestare il proprietario, il principe Mario Chigi, per truffa continuata e aggravata. E in un'altra indagine, a cura del giudice Franco Ionta, è finito sotto inchiesta l'ex assessore ai Servizi sociali del Comune, Giovanni Azzaro, democristiano e ciellino. Contestato a lungo, dalle sinistre e anche dallo stesso Di Liegro, per i favoritismi verso le cooperative cielline, Azzaro rinunciò alla carica di assessore alle Metropolitane. «Non lo dico pr ipocrisia - conclude il sacerdote -, ma ho assoluta fiducia nella magistratura, mi sento tranquillo e auguro veramente che il giudice vada fino in fondo in questa vicenda». Francesco Grignetti Ha «raccomandato» ad un assessore la fondazione Migrantes che si occupa dei profughi somali Monsignor Luigi Di Liegro, direttore della Caritas romana

Luoghi citati: Frosinone, Italia, Roma