La Francia regola i conti con Mitterrand

18% Oggi le legislative: i sondaggi danno al centro-destra una maggioranza plebiscitaria La Francia regola i conti con Mitterrand Rassegnazione tra i socialisti, sfiniti dagli scandali Giscard e Chirac sono sicuri di raddoppiare i seggi PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il D-Day è per oggi. Basterà scrollare l'albero-Francia: i voti cadranno a bizzeffe tra le braccia di Chirae, Giscard & C. Il centro-destra vuole fare il pieno: 400 seggi parlamentari su 567, quasi raddoppiando i 253 attuali. A credere i sondaggi, vedremo una maggioranza quasi plebiscitaria, senza parallelo nella V Repubblica. Ma i trionfatori è meglio non s'inorgogliscano. Hanno i loro meriti, inclusa una tenacia che sfiora il revanchismo. Ma l'unico, vero artefice della loro vittoria annunciata rimane il ps. Charles Pasqua, burbero ex ministro rpr agli Interni, lo riconosce: «Potevamo farcela anche senza un programma. E' che la Francia vuole toglierseli dai piedi». «Loro» sono gli uomini ps: Fabius e Bérégovoy, la povera madame Cresson, i superministri alla Lang, gli pseudo-tecnici come Sapin, la pletora dei sottosegretari. Triturati assieme malgrado le differenze (e le non rare qualità) in quel feroce ingranaggio che l'altro ieri appena li idolatrava: la pubblica opinione. In qualche misura, oggi pagheranno colpe altrui. Michel Rocard osa dirlo: «Queste elezioni servono in realtà a regolare i conti tra i francesi e Mitterrand». La nausea verso il potere, gli abusi, l'arroganza ps colpisce solo tangenzialmente lo staff Bérégovoy. I cittadini parrebbero voler sanzionare 13 interminabili anni di mitterandismo, togliendo all'Eliseo il giocattolo favorito: un governo docile, per non dire succubo. Il balocco - giurano le previsioni demoscopiche cadrà in pezzi fin da stasera. Aux urnes citoyens! I 275 deputati che aveva la Rosa diventeranno al massimo 150 dopo il secondo turno (domenica prossima), ma qualche profeta di sventura già li vede non raggiungere quota 100. In termini percentuali, al 34,8 che raccol sero cinque anni fa dovrebbe succedere un modesto 20-21%, laddove rpr-udf e soci puntano sul 40. Per riprendere il titolo che gli dedicava il «Financial Times», il ps «ha davanti il kappaò». E come un pugile suonato anzitempo, la Rosa barcolla da almeno tre mesi. Battersi per vincere - magari contro i pronostici - sembrerebbe normale. Invece no. L'ex partito dell'«utopia in terra» oggi non sa più nemmeno che cosa voglia dire «sperare». Nei comizi la tacita parola d'ordine era «compagni, rassegnatevi!». Abbandonare Matignon finirà quasi per essere liberatorio. E Rocard, unico alfiere di un avvenire migliore, brandisce comunque la spada: farò risorgere il ps, giura, ma intanto vuole ucciderlo ed estirpargli alla radice l'edipo mitterandiano. Morte, castigo, automutilazione: lo scenario in cui il socialismo francese sembra muoversi ricorda le aride lande dei western. Scrive Alain Peyrefitte che dal '45 la Francia non conosceva una simile crisi: socioeconomica, morale, d'identità. Il Paese implode. Categorie eterogenee quali contadini, pescatori, vignaioli, camionisti... lo assediano ormai in semipermanenza. Jean d'Ormesson spiega all'«Herald Tribune» che i primi «sono come i vostri cowboys, un mito nostalgico nell'immaginario collettivo». L'elettorato rurale non apprezzerà, ma è vero. Parigi vuole il futuro, eppure ogni strappo verso la modernità le procura dolori (e rimorsi) lancinanti. Il socialismo transalpino versione '93 ricorda Gulliver, un gigante che minuscoli fili avvin- ghiano a terra. Non gli mancherebbero le forze: moneta d'invidiabile tenuta, economia sana, buongoverno (almeno secondo il parametro italiano, malgrado errori e scandali). Peccato quei tre milioni di senzalavoro. Riflettiamoci: è un bilancio da governo conservatore a condannare il ps. Specularmente, i vincitori dovranno porsi obiettivi «rosa»: misure verso i più deboli e antidisoccupazione. Giscard ne soffrirà. Ma, nell'attesa, con ogni probabilità stasera i francesi festeggeranno il crollo del grande idolo gauchiste. Come i lillipuziani passeggiavano increduli su Gulliver. Enrico Benedetto Il presidente Mitterrand. Fra gli operai della banlieue parigina c'è affetto nei suoi confronti «Ma adesso deve andarsene o farà perdere alla Francia altri due anni» Giscard e Chirac A destra la composizione del Parlamento uscente Per Alain Peyrefitte dal '45 il Paese non era così in crisi L'ASSEMBLEA NAZIONALE ATTUALE

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