Aria di crisi alla «Cattolica»

Aria di crisi alla «Cattolica» Ex allievi illustri, amici e docenti: anche i vescovi la dimenticano Aria di crisi alla «Cattolica» Prodi: rinnoviamo, per nuove classi dirigenti FEDE, CULTURA E POLITICA MILANO. Ma i cattolici fanno abbastanza per la loro Università? No, non abbastanza, ammonisce l'ex matricola del '37 Oscar Luigi Scalfaro, laureato in Legge proprio alla Cattolica fondata da padre Gemelli. «Allora - spiega a Ernesto Preziosi, autore di un volume di interviste agli ex allievi celebri - il rapporto con la Chiesa era ottimo. Tutti, vescovi e parroci, si davano parecchio da fare per la giornata universitaria». E adesso? «Oggi molto meno - risponde il Presidente -. Non riesco a capire perché molti vescovi fanno la •iornata universitaria come l'a;"mpimento di un atto d'ufficio compiuto da un burocrate». Paioli dure che piombano nel giorno in cui una platea eccellente di ex allievi si trova a discutere proprio il volume di Preziosi, «Il sasso nello stagno». «L" un problema vecchio, ormai annoso», commenta mons. Giuseppe Mei -si, braccio destro dell'arcivescovo di Milano, card. Carlo Maria Martini. «Non c'è distacco - spiega - tra Curia e Università. Anzi. Eppoi questo è semmai un problema nazionale, romano più che lombardo. La verità è che la festa dell'Università va ripensata da cima a fondo». Come? «E' una festività nata tanti anni fa per raccogliere quattrini. Ora, il problema principale non è questo». E qual è? «C'è da chiedersi cosa può fare l'intera comunità cattolica per la sua Università. Chiedere con energia parità di trattamento per le varie scuole, laiche e cattoliche. Superare la vecchia mentalità del tipo: faccio un'offerta per la Cattolica poi mando i ragazzi a scuola dov'è più comodo. L'educazione chiede impegno e gratitudine». Eppure, in Cattolica c'è nostalgia per un vecchio stile, per un vecchio impegno. Quello che, alle origini, spingeva Alda Miceli, figura mitica del mondo cattolico, direttrice del collegio Marianum tra il '39 e il '41, a «vender mazzolini di violette raccolte nei campi per far conoscere l'Università a tutto il popolò e non solo agli uomini della cultura». «Io non ho raccolto mazzolini di violette, ma quattrini sì», commenta Ombretta Fumagalli, docente alla Cattolica, ora in aspettativa per l'incarico parlamentare: «Andavo, giovanissima, a raccogliere soldi sulla por¬ ta della chiesa per la nostra Università. Altri tempi, altre esigenze. Eppure forse sta venendo meno un valore importante, un contatto con la base popolare... E noi parlamentari, anche de, ben sappiamo i guai che stanno nascendo da uno scollamento tra impegno, politica e cultura». Già, la questione è assai più importante delle liturgie di una «giornata per l'Università». Pesano anche qui, in questo ateneo, culla della classe dirigente cattolica, i guai dello scudocrociato, la perdita d'identità e d'orgoglio, anche se, sottolinea Giorgio Rumi, l'Università di piazza Sant'Ambrogio è stata qualcosa di più che «il centro studi o la scuola quadri della de». La Cattolica, con le sue 4 sedi (Milano, Brescia, Piacenza e Roma), le sue dieci facoltà, i 14 corsi di laurea e i suoi 33 mila iscritti è una macchina da educazione in piena forma. Ma per fare cosa? Come costruire la classe diri¬ gente della riscossa cattolica? «La nostra strategia è di non privilegiare un ceto, tipo gli imprenditori, ma esser l'università di tutti i cattolici». Parla cosi Alberto Quadrio Curzio, economista di valore e preside di Scienze politiche. Già, tra l'altro, la Cattolica è fucina di economisti, da Giacomo Vaciago a Luigio Pasinetti a Romano Prodi che qui arrivò giovanissimo (e altrettanto povero). «Ci sono - dice l'ex presidente dell'Iri - decine di università, quasi una per provincia. E la Cattolica deve essere il fermento della cultura cattolica per tutte le altre. Deve produrre gente da esportare». Una scuola d'elite... «La classe dirigente non viene dal cielo. Il mondo cattolico lo deve sapere, deve lavorare perché questo strumento formidabile deve continuare a dare frutti». Eh già, anche su questa frontiera si gioca il futuro dei cattolici ai vertici del Paese. E Scalfaro e Prodi lo sanno, [u. b.] Ombretta Fumagalli Carulli

Luoghi citati: Brescia, Cattolica, Luigio, Milano, Piacenza, Roma