Scalfaro elogio del silenzio di Giuliano Marchesini

«Prepariamoci a governare» Scalfaro: elogio del silenzio Risposta indiretta a Cossiga «C'è anche un tempo per tacere» PADOVA DAL NOSTRO INVIATO «Da tutte queste responsabilità discese in assoluto silenzio». Nell'aula magna dell'Università, Scalfaro parla di Ezio Franceschini, illustre studioso del latino medioevale, combattente della Resistenza. Nel breve discorso nel decennale della morte di questo suo caro amico, il Presidente della Repubblica infila quella frase. E pare un riferimento indiretto al suo predecessore al Quirinale. Come se il Capo dello Stato dicesse in sostanza: «Adesso Cossiga stia zitto». Scalfaro, in questi giorni, di fronte a un presunto «ritorno» di Francesco Cossiga, che Occhetto ha definito «pericoloso», mentre per Amato sono in corso «strane manovre». Il Capo dello Stato che rinvia la visita in Danimarca, il pesante clima politico, l'affacciarsi di quello che sarebbe il partito anti-Scalfaro. E lui, in questa mattinata'dedicata a un uomo di lettere e di azione contro la sopraffazione, non scende sul terreno della replica personale: rammenta, piuttosto, le virtù di chi ha saputo anche tacere, dopo avere tanto speso nel pieno delle sue responsabilità. Verità e libertà, sono i termini che il Capo dello Stato usa ripetutamente. E poi trasparenza. Le coscienze limpide e trasparenti, dice, devono essere garanzia di libertà. E insiste sull'amicizia vera: per qualcuno un messaggio rivolto anche ad ex compagni di partito, come Andreotti, che gli attribuisce un certo moralismo. Parla di Ezio Franceschini e s'infervora, Scalfaro. Prima, nell'entrare in quest'aula, è apparso piuttosto tirato, probabilmente per questi momenti di infuocate polemiche. «Franceschini - dice - per me è vivo. E' stato un uomo che ha cercato per tutta la vita la verità nello studio, nella scienza, nello spirito: non poteva che essere difensore ad oltranza della libertà. Bisogna ricordare che verità e libertà vivono insieme o insieme muoiono: questo valeva allora, vale sempre». Ammonisce, il Capo dello Stato, che c'è una linea che separa la responsabilità come te- stimonianza di verità e libertà da quella che s'identifica con il calcolo. «Quel che mi apre il cuore a grande speranza è ripensare a questa verità e a questa libertà vissute da uomini eccelsi della cultura». Ezio Franceschini ebbe tanti amici, tra gli intellettuali, tra gli operai, tra la gente modesta. Patrimonio umano enorme, rammenta Scalfaro. E ancora quelle parole: verità e libertà. «Quando verità e libertà riposano su ingegni limpidi, quando riposano in coscienze trasparenti di uomini usi alla durezza della fatica del lavoro, verità e libertà possono stare tranquille. Così era un tempo, così può essere oggi, certo sarà domani». Il Presidente della Repubblica, fatto segno anche di attacchi sul fronte di Tangentopoli, duramente smentiti dalla procura di Milano, sembra aver avuto uno sfogo, al di là della commossa commemorazione dell'amico. Anche se il rettore dell'Università patavina, Mario Bonsembiante, pareva stimolarlo sui temi della politica di questi tempi, sulla «situazione preoccupante del nostro Paese», su una «rivoluzione in atto, fortunatamente incruenta», il Capo dello Stato rimane sul terreno dell'ammonizione indiretta, richiamandosi ai principi che sono il fondamento di una vera democrazia. Alla visita di Scalfaro all'Università, c'è una coda goliardica. Gli studenti lo aspettano in fondo allo scalone, lo invitano al bar a prendere l'aperitivo, gli sono tutti intorno. I componenti il «Tribunato» e il comitato «Otto febbraio» gli consegnano una cassetta di «pronto soccorso istituzionale», che contiene simboliche allusioni alla situazione del nostro Paese. Uno dei goliardi, che indossa il camice del medico, dice: «Scalfaro al capezzale delle istituzioni». Dentro la cassetta, aggiunge, c'è anche il sapone, per via delle «mani pulite». Al Capo dello Stato mostrano anche una siringa, «per fare un'iniezione di fiducia al governo». Il Presidente risponde: «Ah, sì, questa ci vuole proprio». Giuliano Marchesini

Luoghi citati: Danimarca, Milano, Padova