Amato mette in riga Cossiga di Fabio Martini

L'ex Presidente: «Il premier? Un poveraccio. Le accuse di Occhetto? Tutte sciocchezze» L'ex Presidente: «Il premier? Un poveraccio. Le accuse di Occhetto? Tutte sciocchezze» Amato mette in riga Cossiga «Dichiarazioni irresponsabili» ROMA. L'ultimo filo che ancora lo legava al suo amico Cossiga, Giuliano Amato lo ha tagliato di netto ieri mattina a Firenze. A chi gli chiedeva come giudicasse le ultime esternazioni dell'ex Capo dello Stato, Amato ha risposto con quattro parole: «Le giudico scarsamente responsabili». E poi, allargando il fronte della polemica, il presidente del Consiglio ha aggiunto: «In giro ci sono molti mestatori, che stanno agitanto acqua ed aria, provocando solo confusione». Qualche ora dopo, Cossiga ha risposto ad Amato in modo pesante, con lo stile delle sue esternazioni più sferzanti: «Quel poveraccio di Amato, mio amico, non ha letto bene le mie dichiarazioni paradossali alla Stampa, forse perché troppo frastornato da quello che accade». Spiega Cossiga: «L'insistere di Amato a voler restare alla testa del Paese, aggrava i problemi». Una battuta per Occhetto: «Le sue accuse di golpismo? Schiocchezze». E Cossiga possibile capo del governo? «Ho detto di no», risponde l'ex Presidente, anche se poi lascia scivolare una subordinata ambigua: «Del resto lo farei solo con pieni poteri». Ormai non ci sono più dubbi: a 11 mesi dalle sue dimissioni, l'ex Presidente tiene di nuovo sulla corda tutto il mondo politico. Tengono banco i suoi paradossi a tinte cupe («se un mi¬ nistro venisse assassinato sui gradini del Parlamento...»), i suoi moniti (attenzione ad una «rottura degli ordinamenti istituzioni»). E se Amato da quasi dell'irresponsabile a Cossiga, se Leoluca Orlando definisce l'ex Presidente «un pericolo per la democrazia», la sorpresa viene dal fronte dei suoi nemici di un tempo: non tutti si uniscono al coro anti-Cossiga, anzi rispetto a qualche mese fa c'è un bel rimescolamento di carte. Il ministro dell'Interno Nicola Mancino, protagonista di feroci scambi con l'ex Capo dello Stato, dice che Cossiga «ha fatto un'analisi che contiene un grido di allarme», mentre Marco Pannella, 15 mesi fa promotore dello stato d'accusa, dice che «la stampa ha ingigantito le dichiarazioni di Cossiga». E Occhetto? E' costretto a tirarsi fuori da una polemica che si stava facendo imbarazzante. Due giorni fa il leader del pds aveva detto: «I carabinieri sono persone per bene, ma potrebbero aver voglia di far qualcosa. Vediamo quel che dice Cossiga...». Una sparata che aveva costretto il comandante generale dei carabinieri a diffondere una brevissima nota, rompendo la «tradizionale riservatezza». Ieri Occhetto ha rettificato: «Sono del tutto sicuro della fedeltà dei carabinieri alle istituzioni democratiche. Li ho chiamati in causa soltanto perché trovavo inquietante lo scenario descritto da Cossiga». E intanto, a 27 giorni dal voto, la campagna referendaria è entrata nel vivo. Giuliano Amato l'ha inaugurata, annunciando che voterà «sì» al referendum Segni sul sistema elettorale, quello che introdurrebbe il sistema maggioritario al Senato. Un sì esplicito quello di Amato (che nel passatto aveva polemizzato con i referendum propositivi di Segni), ma preparato da precedenti dichiarazioni e che si accompagna ad un'analoga sortita di Giorgio Benvenuto, oramai in rotta col suo predecessore Craxi: «Difendere la proporzionale - dice il nuovo segretario del psi - vuol dire fare una battaglia di retroguardia». E visto che la compagnia del «sì» si ingrossa, Mario Segni alza la voce. E dice che «il 18 aprile non basterà il 51 per cento per il sì per vincere» e che servirà «una vittoria netta» che permetta di superare «i tanti ostacoli che la nomenclatura ci porrà dopo il referendum». La paura di Segni è che una vittoria stentata del sì, possa ridare voce ai proporizionalisti, quelli che si piegherebbero all'ingresso del sistema maggioritario, contando però su una robusta correzione. E infatti ecco Giulio Andreotti, da Camaldoli, esprimere una profezia che somiglia ad un auspicio: «Tra qualche anno si tornerà a propagandare il sistema proporzionale, restituito al suo significato, che è stato distrutto dalle coalizioni. L'uninominale è un ritorno al passato, ma oggi è visto come indispensabile perché costituisce una rottura con questo sistema». Ma il dibattito sul referendum si intreccia strettamente a a quello che accadrà il 19 aprile sera. Se Occhetto punta ad elezioni ad ottobre con la nuova legge elettorale, Amato spiega che le elezioni subito sarebbero un errore perché in questo caso sopravviverebbero «i vecchi partiti, perfettamente organizzati, addestrati. Vecchi giocatori con carte diverse, ma seduti al solito tavolo da poker». Fabio Martini Giuliano Amato Il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro «Verità e libertà vivono o muoiono insieme»

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