Bugno tenta di nascondersi di Gian Paolo Ormezzano

Bugno tenta di nascondersi Bugno tenta di nascondersi «Stavolta sono solo al 75 per cento» MELANO. Gianni Bugno ha avuto ieri il premio de «La Stampa» come atleta italiano dell'anno: era il premio per il 1991 del primo titolo mondiale, ci sono stati ritardi nella consegna, bissando l'iride nel 1992 lui ha dato al premio attualità. Gimondi gli ha consegnato la medaglia d'oro, coniata da Tarantino, è uno sprint stilizzatissimo, Gimondi ultimo italiano a vincere (1965) quel Tour de France che Bugno deve vincere «perché altrimenti non sono campione vero». In sandwich fra passato iridato e futuro giallo. Bugno ha soltanto detto, della Milano-Sanremo di oggi: «Da quando è stata introdotta la salita del Cipressa non sono mai arrivati insieme più di tre corridori, dunque bisogna pensare ad una corsa di testa per tutta la Riviera, altrimenti diventa un'impresa anche soltanto risalire le posizioni nel gruppo. Mi sento bene in tutto, benissimo in niente. Sono al 75 per cento di me stesso, anche come velleità». Dicono tutti Fondriest: «Povero lui, così se non vince lo sbranano. Però sta bene, ha una forma che può significare anche lo spunto decisivo per la volata finale a pochi». Meglio attaccare sul Cipressa per fare la selezione o sul Poggio per fare l'effettone? «Bisogna fare bene le due cose, e dunque essere in grande forma. Ma si può vincere la Sanremo anche senza essere in grande forma: è cosa rara, ma può accadere». Bugno premiato si è sistemato bene, come momento caldo, nella vigilia, con pranzo-premiazione per Chiappucci, Indurain e soprattutto Berlusconi, e dichiarazioni dei tre, e poi con punzonatura proprio come nel ciclismo di una volta, alla Piazzetta Reale, subito di fianco al Duomo, con tanta gente e di nuovo dei giovani a gridare cose belle ai corridori, che si sono presentati tutti, sfilando e salutando. Chiappucci ha detto che in ogni caso la sua Sanremo sarà «qualcosa di speciale, senza mezze misure, nel bene o nel male». Indurain ha chiarito che non si rassegna a essere un AnquetU, cioè a vincere soltanto a cronometro, e che si è preparato correndo in Spagna perché la Parigi-Nizza era troppo facile. E Berlusconi? Premiato perché sì, ha parlato così: «E' la prima volta che prendo un riconoscimento per quello che devo ancora fare. So che la Fininvest è molto attesa alle teletrasmissioni del Giro d'Italia, lì per lì è stato detto che potevano tradire lo spirito di questa corsa, poi ci hanno dato una fiducia che non tradiremo. Io da bambino ero sfollato in un paesello, durante la guerra, ricordo le paure per l'attentato a Togliatti, il grazie dell'Italia a Bartali che vinceva il Tour e calmava tutti». C'era anche Bartali al pranzo, è stato subito spedito dal Cavaliere, distante alcuni tavoli. Un mezzo abbraccio, uno scambio di «grazie». Abbiamo fatto notare a Berlusconi che Indurain ha faccia e fisico da indossatore che sfila in quelle sue teletrasmissioni patinate di moda: «Penso che ci siano enormi differenze di spirito, di grinta, ed anche di fatica». Per il Giro, giuramento di offrire spettacolo rispettoso della corsa: mercoledì si sapranno con precisione uomini e cose. Bella vigilia, finalmente recitata bene da tutti. Richiesto di elencare i suoi rivali massimi, Fondriest ha letto l'elenco telefonico del ciclismo professionistico, da Argentin a Zulle, in mezzo anche Coppi e Bartali. C'erano forti odori di primavera e persino di estate, i colombi volavano bassi, i marocchini mangiavano il sole e conoscevano un'Italia dolce. Uscendo dalla zona riservata ai corridori ci si accorgeva di dover spingere per passare tra la folla, e a Gimondi brillavano gli occhi buoni, e Maser rilasciava autografi a gente che gli chiedeva di riprovare, 10 anni dopo e con quel casco di capelli bianchi, a pedalare l'ora. Gian Paolo Ormezzano