Ciampi la lira resta in trincea

Bankitalia vede sfiducia: le imprese tengono all'estero parte dei proventi dell'export Bankitalia vede sfiducia: le imprese tengono all'estero parte dei proventi dell'export Ciampi; la lira resta in trincea «Per i tassi aspettiamo la risposta dei mercati» ROMA. No, per ora il tasso di sconto italiano non scende. Ieri il governatore Carlo Azeglio Ciampi, con una breve dichiarazione, ha voluto spiegare perché non si seguirà l'esempio tedesco. E si capisce che il cambio della lira è tornato in cima alle preoccupazioni della Banca d'Italia. Nei sei mesi ormai trascorsi dopo l'uscita dal sistema monetario europeo - mesi quasi coincidenti con l'autunno e l'inverno - aveva prevalso l'obiettivo del ribasso del costo del denaro; il cambio della lira era stato soprattutto lasciato alle forze del mercato. Ora, con l'aggravarsi della crisi del sistema politico, e con il cambio lira-marco troppo poco distante dalla minacciosa quota mille, il discorso cambia. «La lira ha detto Ciampi ieri mattina - ha subito un deprezzamento andato al di là delle esigenze di competitività»; perciò «occorre operare come si sta facendo, in modo da contrastare al massimo gli effetti sull'inflazione». Benché i dati sull'inflazione continuino a essere buoni (forse le rilevazioni sui prezzi di metà marzo mostreranno addirittura un lieve calo dell'indice riferito agli ultimi 12 mesi), la Banca d'Italia ritiene che gli attuali equilibri siano molto fragili, e possano rapidamente mutare. Occorre la massima prudenza; sui mercati, alla situazione abbastanza buona dei tassi a breve termine fa riscontro il livello eccezionalmente alto dei tassi a lungo termine, senza eguali in Europa (oltre 6 punti sopra quelli tedeschi, più di 5 sopra quelli francesi e inglesi per i titoli a 10 anni). E' un segnale di sfiducia molto pesante. In coerenza con le dichiarazioni di Ciampi, ieri alcuni operatori hanno avuto l'impressione che la Banca d'Italia si sia adope¬ rata per evitare un eccessivo ampliarsi della divergenza tra i tassi a breve e quelli a lungo. Altro sintomo di sfiducia, secondo Ciampi, è che le imprese italiane stiano trattenendo all'estero una buona parte dei maggiori ricavi che stanno riuscendo, grazie alla svalutazione della lira, a ricavare dalle esportazioni. Le merci italiane si vendono molto bene all'estero, ma «a fronte di queste esportazioni non si nota un altrettanto importante reingresso di valuta». Perché? Naturalmente «a causa dell'incertezza che caratterizza la situazione economica generale: c'è la necessità di riguadagnare credibilità e fiducia anche presso i cittadini italiani». Beninteso, dalla libertà di movimento dei capitali non si torna indietro. In più, ci sono le tensioni valutarie, che la decisione della Bundesbank di ieri l'altro non ha mol¬ to allentato. Le elezioni francesi continuano a calamitare l'attenzione degli speculatori; instabile è, all'interno di ciò che resta del sistema monetario europeo, anche la situazione della peseta spagnola e dell'escudo portoghese. «La riduzione del tasso di sconto in Germania è una decisione importante - afferma Ciampi - ma deve essere valutata alla luce della risposta dei mercati. Fino a questo momento, quelli valutari europei non hanno mostrato miglioramenti». In conclusione, il governatore ritiene che «la Banca d'Italia mancherebbe ai propri compiti istituzionali se non riconducessecon grande attenzione» la gestione dei tassi» sia agli andamenti dei mercati e delle principali variabili economiche, sia agli sviluppi dei problemi di fondo del Paese». Il tasso di sconto dipende anche dalla crisi politica. [s. 1.] Carlo Azeglio Ciampi governatore di Bankitalia

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