Malle negli Usa senza la «scena»
Tagliati i 5 secondi più famosi a «Il danno» Tagliati i 5 secondi più famosi a «Il danno» Malie negli Usa senza la «scena» wt|ÈRGOGNATI, o almeno ■ /rifletti, coraggiosa Amem rica, provocatoria Grande ■ Mela che esporti con or» I goglio gli istinti di Sharon Stone, divisa tra sesso e omicidi al punteruolo, e poi tagli cinque secondi di erotismo a un maestro del cinema. Con amarezza e sconcerto Louis Malie parla della censura caduta intransigente su Il danno, con Juliette Binoche, tragedia di un uomo politico travolto da passione per la ragazza del figlio. Il regista si è sfogato ieri, a Madrid, sulle colonne di El Pais, citando le ere di Reagan e Bush e la speranza chiamata Clinton, i falsi moralismi e le contraddizioni di un sistema che sullo schermo snocciola violenza senza battere ciglio, ma d'improvviso s'inalbera su cinque secondi in cui un uomo e una donna seduti sul pavimento, nudi, si amano con enfasi e originalità. Sono i cinque secondi dai quali è tratta l'immagine ormai famosa che, dai cartelloni pubblicitari, è passata a tutti i quotidiani e periodici europei: i due amanti intrecciati in una posizione già esibita da Ultimo tango a Parigi di Bertolucci. Chi ha censurato Malie? Non il governo, ma la Motion Pictures Association of America, cioè la stessa industria cinematografica, attraverso una sua commissione. «La decisione si ritorcerà ni ridicolo contro di loro», dice il regista. E' probabile, ma è anche vero che lui, a suo tempo, l'ha accettata. Risponde che l'ha subita, benché odiosa, su insistenza del distributore del film: o così, o il divieto ai minori di 17 anni, cioè un pesante danno commerciale. Quella scena venne definita «pericolosa per i minorenni». E qui scatta Malie: «E Basic instinct, prodotto dagli americani stessi? E' infinitamente più violento. Una donna provoca gli uomini, li eccita, se li porta a letto e poi uccide quei suoi amanti con un punteruolo per il ghiaccio... li danno non è neanche paragonabile con quel film». Poi spiega che «aver a che fare con la censura americana è duro: in casa loro accettano ogni sorta di violenze, stupri, ragazzini armati che sparano come killer di professione, quasi fosse normale routine». Loro insomma sono i produttori del vero pericolo, che non è un amplesso un po' più estroso, ma proprio la trasformazione della violenza in routine. E del resto c'è chi comincia anche negli Stati Uniti a rendersene conto e dargli ragione: è il caso di Anthony Hopkins che si pente di aver girato II silenzio degli innocenti: «Troppa crudeltà. Ho sbagliato». Alla televisione americana, dice Malie, ci sono dei serial con un morto ammazzato ogni dieci secondi. Poi arriva una storia d'amore dall'Europa e cominciano ad agitarsi le forbici. Perché questo? Forse per un'esplosione di xenofobia? No, dice il regista. Per l'intensità di quella performance? Nemmeno. Per che cosa, allora? «Per i contenuti del film. Accettano ogni orrore ma impongono i tagli quando si narra di un uomo e una donna che rompono con le convenzioni sociali». Che significa: a disturbare davvero non è l'esercizio sessuale di per sé, ma il fatto che un Uomo (per di più politico) lo compia con la ragazza del figlio. E' sfiduciato? Malie ricorda gli atti di censura legati alle presidenze di Reagan e Bush, soprattutto per la spinta delle organizzazioni cristiane: contro l'aborto, contro le fotografie di Mapplethorpe. E' convinto che, se la pellicola fosse finita alla commissione allora, non sarebbe passato nulla. E racconta di aver avuto gli stessi problemi con Gli amanti, del '58: «LAmerica è strana, ha gente molto intollerante accanto ad altra molto aperta». E, per mettere in gioco la sua fiducia, preferisce giocarsela sperando in Bill Clinton. Marco Negrotti La scena del «Danno» sui manifesti del film In America sarà tagliata Sotto: Louis Malie
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