L'editore ha un nemico il copy-shop
L'editore ha un nemico, il copy-shop Jack Lang annuncia una legge contro i «pirati della fotocopia». Un mercato clandestino da 18 miliardi L'editore ha un nemico, il copy-shop Gli italiani: noi abbiamo imparato a combatterlo da soli —1|ANNUNCIO è stato dato 7 con un certo trionfalismo all'inaugurazione della i fiera del libro parigina: LI Jack Lang ha finalmente domato il mostro. Come un cavaliere antico il carismatico ministro della Cultura ha trafitto alla gola il «copy-shop», ovvero il negozio delle fotocopie, spauracchio da anni degli editori scientifici e universitari. In Francia le università da sole fanno più di 5 milioni di fotocopie il mese, poco più che in Italia. E in entrambi i Paesi questo significa da molti anni che esiste un importante mercato «pirata»: vengono copiate con tecnologie sempre più rapide, e a prezzi sempre mferiori, intere pubblicazioni destinate soprattutto al- l'università, eludendo così la legge sul diritto d'autore e mettendo alle corde gh editori. La situazióne è stata drammatica soprattutto sul finire degli Anni 80: i libri scientifici, che sono piuttosto costosi, non erano più remunerativi per chi li stampava. E non c'era tecnologia che potesse fronteggiare il «copy-shop»: né le pagine quadrate ideate da qualcuno per evitare che potessero essere fotocopiate due alla volta, né gli inchiostri o le carte specia- li che avrebbero" dovuto in teoria ingannare la copiatrice. Tutti sistemi troppo cari, e sistematicamente resi inutili dall'aggiornamento tecnologico dei copiatori. Ora, in Francia, Lang suona le campane a fes*i: ha messo d'accordo editori librai e musicali, federazione della stampa, Centro francese del diritto di copia, e sfornato una legge che organizza il complesso sistema: le istituzioni scolastiche dovranno firmare convenzioni con il «Centro» e lo Stato verserà una quota (circa 65 milioni di franchi, 18 miliardi e mezzo di lire) da distribuire fra le case editrici in modo proporzionale. La legge riguarda solo le scuole (università e licei) ma dovrebbe scoraggiare il commercio più o meno «clandestino», da sempre proibito anche se largamente praticato. E sancisce in modo solenne, come piace ai francesi, che fotocopiare in libertà è reato: considerazione generalmente assurda per gli utilizzatori di «copy-shop». In fondo, le copie si fanno per uso «personale», obbiettano studenti e ricercatori. Il problema non è solo francese. Le dimensioni del mercato da «copy-shop» sono simili anche in Italia. Ma per una volta i nostri editori si permettono il lusso di guardare con una punta di distacco a quanto accade al di là. della frontiera. L'equivalente del «Centro francese del diritto di fotocopia» esiste nel nostro Paese da pochi anni, è un'associazione, l'Aidros, che raccoglie quasi tutti gli editori colpiti dal fenomeno. Si occupa di stipulare convenzioni con i grandi enti, per incassare i diritti sulle fotocopie, e naturalmente delle azioni legali per bloccare i «pirati». Il suo presidente, Giovanni Merlini (editore della Utet), non chiederebbe un provvedimento simile per l'Itaha: «In realtà non abbiamo bisogno di una legislazione specifica: basterebbe applicare le leggi che già ci sono». Però, rispetto al «mostro» trafit¬ to da lang, è cautamente ottimista: «Il copy-shop ci fa un po' meno paura, anche se non possiamo permetterci il lusso di abbassare la guardia». L'industria della fotocopia «pirata», che vive su prezzi molto bassi e quindi su numeri molto alti di copie prodotte, ha subito sconfitte campali. E' un mondo che non fa notizia sui giornali, ma dove i blitz della Finanza si susseguono a ritmi abbastanza sostenuti, fra guerre di avvocati, provvedimenti di sequestro, irruzioni nei sottoscala. Si «combatte» senza esclusione di colpi. «Ma intanto l'Aidros ha cominciato a funzionare - ci spiega Federico Enriques della Zanichelli - altro promotore dell'associazione - e ha ottenuto un risul¬ tato che considero molto importante. Se pochi anni fa non più di tre su cento fra quanti producono largamente le fotocopie erano coscienti di commettere un illecito, ora questa percentuale è molto aumentata: saremo fra il 30 e il 50%». Soddisfatti? «Non ancora. Il mercato clandestino esiste, e pensiamo che rappresenti il 10% del giro d'affari per l'editoria universitaria: quindi una decina di miliardi». Ma una legge come quella francese non servirebbbe a nulla. «In sé potrebbe essere auspicabile, ma nell'attuale situazione della finanza pubblica mi sembra difficile anche solo parlarne: e anche solo per 10 miliardi». Mario Baudtao Un mondo segreto di sequestri e blitz della Finanza Giovanni Merlini presidente dell'«Aidros»
Persone citate: Federico Enriques, Giovanni Merlini, Jack Lang, Mario Baudtao, Zanichelli
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