«Don Benzi faccia nomi e cognomi»

«Don Benzi faccia nomi e cognomi» «Don Benzi faccia nomi e cognomi» E lui replica: «Spero che un giudice mi convochi» COMUNITÀ' SOTT ACCUSA TUTTI contro don Benzi. «Se sa, faccia nomi e cognomi. Non si comporti come Muccioli, nascondendo i suoi segreti». E lui, l'«imputato» don Oreste Benzi, che cosa ha da dichiarare? «Nomi e cognomi - dice - si fanno soltanto ai giudici». E se un magistrato la chiamasse? «Sono pronto a rispondere. Ma soltanto a lui. Anzi spero che mi chiami». Sulle comunità terapeutiche la tempesta continua, le voci si accavallano con i sospetti, le denunce convivono con le parole d'accusa. Quelle pronunciate da don Oreste Benzi, ad esempio. Parole di fuoco: «Alzate quel sipario e vedrete che dietro c'è del marcio... Sotto il velo della misericordia, spesso, vengono nascoste verità terribili. Non so quanti siano i desaparecidos, ma so che molti scappano e non tornano più». Una nuova «sberla», come la definisce don Antonio Mazzi. Il giorno dopo don Benzi non fa certo marcia indietro. Anzi, insiste: «La realtà attuale è quella che ho descritto. Una realtà amara. Le comunità sono diventati miti, sono intangibili come Dio. Cominciamo a guardare cosa c'è dietro questo mito, alziamo il velo. E poi facciamo i conti». Anche con i giudici: «Certo anche con loro. Esclusivamente con loro per quanto riguarda i nomi e i cognomi che tutti mi chiedono». Ad ascoltare le voci dei re¬ sponsabili delle principali comunità italiane, religiose e laiche, si raccolgono soprattutto stupore e incredulità. Don Antonio Mazzi, fondatore delle comunità Exodus: «Don Oreste ha sbagliato i modi e i tempi. E' una persona equilibrata, è un uomo cosciente. Quindi non dubito che lui sappia. Ma ha sbagliato, secondo me, a lanciare accuse così generiche. E poi proprio in questo momento. Certo le comunità sono diso¬ rientate, il caso Muccioli ha aperto ferite». E allora? «Non esagererei però nel drammatizzare la situazione. Vuole un esempio calcistico? Siamo come il Milan. Una partita persa non è la fine del campionato. La "sberla" presa a San Patrignano e quella di don Benzi, deve spingerci a riflettere, ad un'esame di coscienza: cioè a non esaurire tutto nelle comunità». Francesco Cardella dirige le comunità Saman, è lui l'erede di Mauro Rostagno, fatto tacere in Sicilia dai boss: «Nomi e cognomi. E subito. Don Benzi li faccia, altrimenti stia zitto, non sollevi altri polveroni. Le comunità sotto accusa? Una bomba che rischia di distruggerci? Non credo. Forse occorre però ripensare su certe figure, sui santoni. Su Muccioli l'innawicinabile, su Gelmini il mistico, su don Ciotti il radicale, su don Mazzi il divertente, su di me.... Dovremmo, forse, farci da par¬ te tutti per un po', rientrare nell'ombra. Per non danneggiare il lavoro fatto finora». Don Pierino Gelmini, allora. «Ma che desaparecidos, che sevizie, che marcio. Nelle nostre comunità seguiamo sempre tutti, sappiamo come entrano, come escono, dove vanno. Don Benzi ha sbagliato ad alzare la voce con accuse tanto generiche, a limitarsi a dire senza essere più preciso». E don Ciotti? Dal coro la sua è una voce isolata, una voce contro. E a favore, sostanzialmente, a don Benzi: «Smitizzare le comunità? E' un discorso che sto facendo da dieci anni. Come quello di cercare percorsi alternativi, di non esaurire tutto nelle comunità. Don Benzi ha visto giusto soprattutto quando parla dei desaparecidos. Sono quelli che io chiamo i morti vivi, quelle che nuotano dentro la disperazione, la droga. Sono loro il mio maggiore tormento. Ho anche sempre detto che sì la droga è un killer. Ma anche le comunità lo sono. I rischi at tuali? Forse una eccessiva cac eia alle streghe, la voglia di cercare scorciatoie. Ma i rischi nascondono anche qualche cosa di positivo: indicare strade nuove, far capire che non esiste soltan to il volontariato, che ci sono anche le strutture pubbliche». «Niente panico - suggerisce don Angelo Piddau, che opera con alcune comunità in Sarde gna - non dobbiamo lasciarci spaventare da queste tempeste Certo gli effetti possono essere devastanti. Si può creare un eli ma di sfiducia. E le vittime, le nuove vittime sarebbero sem pre i ragazzi. E le loro famiglie Che rischiano di non aver più fiducia nelle comunità, che rischiano di rimanere sempre più soli. Le Comunità? Non siamo un'azienda, non cerchiamo la voro. Sarebbe bellissimo se non esistessero più. Se non esistesse più la droga. E diventassimo tutti disoccupati». Luigi Stigliano Il sacerdote riminese ribadisce «I centri nascondono verità terribili» Don Antonio Mazzi (sopra) e don Benzi (di fianco) A sinistra don Luigi Ciotti. Di fianco don Pierino Gelmini

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