Mattioli smentisce Prada di R. M.

Mattioli smentisce Prada Mattioli smentisce Prada Nuovi avvisi per Craxi e Citaristi MILANO. «Siamo soddisfatti di come è andato il confronto». Dice così l'avvocato Vittorio Chiusano uscendo a tarda sera dal carcere di San Vittore. Per ore Francesco Paolo Mattioli, direttore finanziario del gruppo Fiat, ha ribattuto punto per punto a quanto sosteneva Maurizio Prada, ex segretario della de milanese. Oggetto del confronto l'ormai famosa cena dell'estate '88 al Club 44 di Milano. Allora, si parlò o no di tangenti? «No», ha sempre detto Mattioli, e lo ha fatto anche questa volta. Spiega Chiusano: «La posizione di Mattioli è chiara. Ha rivolto contestazioni puntuali e precise a quanto sosteneva Prada». E' vero che è stato un confronto drammatico? Qualcuno ha parlato di urla... «Drammatico mi sembra un termine eccessivo. E' stato un confronto serrato, e può capitare, quando si sostiene la propria posizione con forza di alzare la voce». Ma voi definite Prada un calunniatore? «Questo lo si vedrà al processo - risponde Chiusano - diciamo che riteniamo le sue accuse total¬ mente infondate». Secondo il legale Mattioli ha sostenuto il confronto «con grande dignità»; la stessa dignità che «dimostra affrontando la detenzione. E' un uomo coraggioso che sa di non aver nulla da rimproverarsi. Certo non è piacevole stare a San Vittore...». Sono le nove di sera quando Chiusano lascia il carcere; l'accusatore di Mattioli, Prada, è invece ancora dentro per un altro confronto: con Antonio Mosconi amministratore delegato della Toro assicurazioni. Il confronto Mosconi-Preda va avanti fino a notte dopo una giornata, per San Vittore, piuttosto movimentata. Dal carcere sono infatti usciti Gianni dell'Orto, presidente della Saipem, e il commercialista Pompeo Locateli!. Come hanno fatto ad ottenere gli arresti domiciliari? Si sa che dell'Orto è stato interrogato a lungo e avrebbe fornito «precisazioni precise e puntuali» sul suo ruolo. In quanto a Locatelli, i suoi legali ci tengono invece a far sapere che dopo l'udien¬ za di convalida dell'arresto, lunedì scorso, «non è successo più niente». Smentiscono quindi la voce che si era diffusa secondo cui Locatelli sarebbe stato interrogato a lungo su Enimont. Per due che sono usciti, altri due che, già dentro, hanno ricevuto nuovi ordini di cattura: Saverio Damiani, già del Coreco del Lazio, e Mario Bosca, presidente dell'Acea di Roma, sono stati nuovamente accusati di corruzione per tangenti legate agli appalti di illuminazione della capitale. Secondo l'accusa 250 milioni sarebbero andati a Damiani e quasi due miliardi a Bosca. Più bassa, stavolta, la cifra che sarebbe toccata a Bettino Craxi e Severino Citaristi. L'ex segretario del psi e il segretario amministrati to della de hanno ricevuto ieri l'ennesimo avviso di garanzia: per Craxi si arriva così a quota 10; per Citaristi a diciotto. Secondo l'ipote si d'accusa avrebbero ricevuto 130 milioni ciascuno da Bruno Binasco, manager dell'Itinera, affinché fa vorissero l'azienda in appalti auto stradali. [r. m.]

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