«I presidenti passano la Roma resta»
Dal pesce in scatola all'impero di Fiuggi E poi aerei, giornali, cliniche e bar ma sempre fuori dal «salotto buono» «I presidenti possano, la Roma resta» Tifosi battaglieri, la società aumenta il capitale ROMA. La Roma calcio, fiore all'occhiello dell'Italfin 80, trema e si guarda intorno alla ricerca di un nuovo presidente che ne ricostruisca l'immagine e ne garantisca il futuro. Tante le frasi di solidarietà per Ciarrapico, ma quasi sempre con queste ultime parole: i presidenti cambiano, la società resta. Mai la Roma era finita nei guai con la giustizia e guardava con sufficienza la Lazio che con Brivio, detto «ultima raffica», aveva collezionato un mandato di cattura. Cose di tanti anni fa. Adesso con Ciarrapico ricercato e il vicepresidente Mauro Leone a Regina Coeli le cose sono cambiate. La Federcalcio si è subito mossa convocando l'unico vicepresidente presente a Roma, Malagò (Pasquali è in Germania con la squadra per la Coppa Uefa), e il commercialista di Ciarrapico, Monini. L'incontro con il vertice di via Allegri è durato quasi due ore. Per i rappresentanti della Roma, prima un controllo al bilancio con Zappacosta, poi il secondo round con Matarrese, Ranucci, l'avvocato Sica e Valentini. Ovviamente ne è uscito un quadro quasi idilliaco: la Roma sta ultimando l'aumento di capitale atteso da mesi (6,3 miliardi), nessun problema per la fine del campionato. Non poteva essere diversamente, il primo obiettivo di via Allegri è salvare la Roma. Opposte le reazioni dei tifosi. A una radio romana «RadioRadio» trecento telefonate in un'ora. Questi in sintesi i commenti: «E' una vergogna, ci ha fatto perdere la faccia. C'era da aspettarselo, il guaio è che non vediamo personaggi migliori disposti a diventare presidente della Roma». Poi c'è chi ha uno scatto di orgoglio: «Mettiamo le bandiere giallorosse alle finestre. I veri romanisti non si nascondono. La Roma è una cosa, Ciarrapico un'altra». Non sono mancati all'appello i laziali che hanno alle spalle una storia societaria tormentata: «Adesso sapete anche voi cosa vuol dire essere in mezzo a una strada». Nel '91 la squadra gi allorossa, nel caos seguito alla morte del presidente Viola, sostenne la società con i risultati, vincendo la Coppa Itaìia e perdendo in finale con l'Inter la Coppa Uefa. E venne Ciarrapico, accolto come un trionfatore. Il grande mediatore tra De Benedetti e Berlusconi. In due anni il mondo si è capovolto e oggi la Roma ha questi conti. Un aumento di capitale (6,3 miliardi) sempre annunciato e mai fatto. Oggi, forse, in via di completamento. La Federcalcio assicura che un «eventuale impedimento di Ciarrapico non bloccherà il perfezionamento dell'operazione». E qui basta aspettare qualche giorno. Poi, previsto dallo stesso Ciarrapico, è necessario un altro aumento di 9,9 miliardi, entro marzo. In quel periodo la Commissione vigilanza controlla i bilanci delle società. Se la Roma non risulterà in ordine le sarà impedito «fino a che non avrà regolarizzato la sua posizione» di acquistare nuovi giocatori. E ancora, da qui alla fine del campionato ci sono le mille spese da sostenere, lo stipendio dei calciatori, dei dipendenti, e così via. Ciarrapico sarà uscito dal carcere? Sarà in grado di sostenerle? Infine il «codice di onorabilità», che proprio a fine mese entrerà in vigore nel mondo del pallone, non concede spazio a chi è nei guai con la giustizia. Difficile pensare ad una «grazia» per Ciarrapico. Ed anche lui probabilmente non avrà in ogni caso più tempo per giocare con il calcio. Quindi sembra prossima l'affissione di questo cartello a Trigona, centro sportivo giallorosso: «Presidente cercasi per l'Associazione Sportiva Roma». Piero Serantoni
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