«Condono per chi si presenta

Quattrocento milioni finiti ad una corrente de «Contributi» ad amministratori «Condono per chi si presenta: IIpm Colombo di Mani pulite conferma la sua proposta Arriva Gherardo Colombo, pubblico ministero di Tangentopoli, e corre un brivido tra gli studenti di Giurisprudenza, tanti, che hanno preferito un dibattito su mani pulite alla partita del Milan. Solo posti in piedi nel salone della Cassa di Risparmio, tutte occupate le 300 poltroncine. Dottor Colombo, lei è stato il primo a proporre una «soluzione politica» per corrotti e corruttori. Quella del ministro Conso non è piaciuta alla procura milanese. Che fare, allora? «Se ne è parlato tanto, forse è il caso di lasciar fare a chi è competente. Non vorrei invadere il campo altrui». Però un'idea ce l'ha? «L'avevo buttata lì a luglio». Non dice altro il pm Colombo. Ma qual era l'idea del luglio 1992? Un «condono», assai diverso dal decreto proposto dal governo e bloccato dal Presidente della Repubblica. La proposta: il Parlamento fissi un termine perentorio entro il qua¬ le chi non è ancora coinvolto nelle indagini può presentarsi, confessare, collaborare e restituire il maltolto. Chi si cpomporta così è esente da pene. Se è un politico dovrà farsi da parte per un periodo di tempo «ragionevole». Altra dichiarazione dello scorso luglio: «Anche chi è già indagato ma ha dato alle indagini un contributo talmente elevato da dimostrare di aver perso la propria pericolosità sociale, potrebbe ricorrere più facilmente di altri al patteggiamento e, comunque, vedersi sospesa la pena». L'ipotesi divise gli stessi magistrati milanesi, e, di fatto, si è rivelata un seme che non ha dato frutti. Ma non c'era soltanto Colombo al convegno di «Movimento per la giustizia», ultima nata tra le correnti della magistratura. Moderati da Giorgio Vitari, pm della Tangentopoli torinese. dell'83, hanno parlato l'economista Mario Deaglio, il giurista Gustavo Zagrebelsky, il presi- dente della Camera di Commercio Giuseppe Pichetto, il politologo Franco Cazzola, il giornalista Giuseppe Turani. Si era chiesto Vitari: quali i costi e quali i benefici dell'operazione mani pulite? Costi economici, certo. Ma anche politici, sociali, morali. La discussione si è protratta fino a tarda sera. Ed è innanzi tutto emerso che con i 10-15 mila miliardi di tangenti l'anno, si pagava un primo «costo», quello della polìtica, ossìa dei partiti, dei loro apparati, di convegni, manifesti, assemblee. Ma soprattutto, e lo ha ribadito Deaglio, si rischia una caduta verticale di investimenti pubblici che in parte si varano non per la loro utilità ma perché possono alimentare la corruzione a favore dei partiti. Una caduta evidente che, se confermata, farebbe crollare del 4 per cento il prodotto interno lordo dell'azienda Italia. In termini pratici ciò significherebbe 600 mila posti di lavoro in meno. Il giudice Gherardo Colombo

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