Check-up cancro in prima serata com'è crudele Auditel con raiuno di Piero Bianucci

F F TIVÙ' & TIVÙ' =1 Check-up, cancro in prima serata com'è crudele Auditel conRaiuno HA avuto coraggio, Rai 1, a collocare martedì in prima serata un numero speciale di «Check-up» dedicato al cancro. Due ore su un tema carico di angoscia. Da esorcizzare in ogni modo. Con gli scongiuri in stile napoletano o, ancora più efficacemente, con il telecomando. E in effetti così è successo. Il coraggio non è stato premiato. I dati Auditel sono crudelmente chiari: tre milioni di spettatori sintonizzati sugli illustri cimici che parlavano del male del secolo, mentre ne ha totaUzzati il doppio Rete 4 con un filmetto interpretato da Carol Alt e Bud Spencer. Il seguito della classifica aggrava la situazione: 5 milioni di telespettatori hanno seguito il varietà «Vai forte papà» con Rita Dalla Chiesa su Canale 5; 4 milioni e 600 mila hanno confermato la loro fedeltà a «Chi l'ha visto?» della Raffai; 4 milioni e cento hanno scelto su Rai 2 un altro film, «Roxy: il ritorno di una stella»; con «Apache-Pioggia di fuoco», tre milioni e mezzo di spettatori, persino Italia 1 ha umiliato la prima rete Rai. Per «Check-up» era un com¬ pleanno importante. Celebrava 16 anni di trasmissioni e 500 puntate. Festa amara. Sulle candeline, oltre alla bufera del l'Auditel, si è abbattuta quella moralistica - che ha avuto come bersaglio Biagio Agnes, a suo tempo fondatore del programma e oggi presidente della Stet, accusato da Massimo Scaglione, regista Rai e oggi senatore leghista, di riscuotere tuttora 100 milioni all'anno per aver avuto l'idea di un contenitore dedicato a malanni e ammalati. Eppure questo «Check-up» aveva le carte in regola. A condurre in studio c'era il garbato Piero Badaloni, in versione sommessamente anglosassone, alla Piero Angela. Attorno a lui dissertava il meglio dell'oncologia: Lorenzo Tomatis del Centro internazionale ricerca contro il cancro di Lione, emanazione dell'Oms; Gianni Bonadonna, dell'Istituto Tumori di Milano; Jean-Claude Horiot, dell'Istituto Ledere di Digione; negli Stati Uniti il Nobel Renato Dulbecco, in procinto di tornare in Italia per dirigere il Progetto Genoma; e poi ancora Francesco Crucitti, dell'Uni¬ versità Cattolica, il chirurgo che per due volte ha avuto sotto il suo bisturi Giovanni Paolo n (per lui, ieri sera, un'autentica overdose di video: appena finito «Check-up» è riapparso sulla stessa rete nel programma di Alberto Michelini «Una giornata con il Papa»). I dati che hanno aperto il programma sono stati inevitabilmente agghiaccianti: 7 milioni e mezzo di tumori all'anno nel mondo, 150 mila morti solo nel nostro Paese. E poi, si è detto, il cancro non è una malattia sola, sono cento malattie diverse: dunque non ci sarà mai la cura miracolosa. La battaglia è durissima, e ancora lunga. Certo, ci sono state anche notizie incoraggianti. Quasi un tumore su due oggi è curabile, ogni anno le guarigioni aumentano dell'uno per cento. Ma ormai il clima era quello, sui volti del pubblico si leggeva la paura. Sarebbe interessante il parere di uno psicologo: dopo una serata così la gente si converte alla prevenzione o fa come lo struzzo? Piero Bianucci cc^J

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