A Lione Tangentopoli in rivolta di Enrico Benedetto
Ma anche il rivale non è senza peccato Vendeva in Africa sangue all'Aids Il genero del sindaco, in cella per bancarotta: gli ho procurato io i voti A Lione, Tangentopoli in rivolta Michel Noir ha lasciato i gollisti «E' un complotto del mio ex partito» VIGILIA DI ELEZIONI IN FRANCIA LIONE DAL NOSTRO INVIATO L'avveniristico Teatro dell'Opera - 120 miliardi secchi, anziché i 25 annunciati all'inizio è ancora un mostruoso cantiere informe. Per svelare le sue grazie attende il 14 maggio, con un Debussy («Rodrigue et Chimène») in prima mondiale. Quel giorno la «campagna dei lunghi coltelli» dovrebbe essere ormai un pallido ricordo, e la sfida architettonica che inorgoglisce i lionesi dominerà una metropoli pacificata. Ma oggi il clima è diverso. Una guerra civile politica con tangenti story per scenario e duello all'arma bianca tra il sindaco Noir e l'industriale Alain Mérieux ammorbano la sfida, i quartieri bene come il plateau della Croix-Rousse, l'antico cuore operaio che nel 1831 scatenò la sanguinosa guerra della seta. Atmosfera grandguignolesca, né potrebbe essere altrimenti: proprio Lione rese celebre nel mondo il burattino Guignol, implacabile Pinocchio giustiziere. Una tantum, il ps non è parte in causa. Sta a guardare l'ex gollista Noir - oggi «autonomo» - battersi contro il suo vecchio braccio destro, rimasto nei ranghi rpr. Nessun sondaggio gli attribuisce un ruolo da terzo incomodo. Il Centro-Destra può sbranarsi tranquillo nel secondo centro urbano di Francia: la Rosa non ne approfitterà. Chantal Renard lascia uscire l'ultimo cliente dalla sua panetteria per estrarre una lettera «legga, è patetica» - che Noir indirizza agli 80 mila elettori della II Circoscrizione. «Riaffermo che Botton non ha messo un centesimo per farmi eleggere nell'89. (...) Le sue accuse sono delirio. Abusava della mia amicizia. Lo "scandalo" è fasullo, totale montatura rpr». Eccolo saltare fuori, l'angelo nero dei veleni preelettorali. Pierre Botton, selfmade man con un pallino per il business e divoranti ambizioni clientelari, da 4 mesi languisce in galera dopo un ambiguo crack finanziario. Ma gli addebiti sono molteplici: falso, irregolarità varie, abusi. Il vocabolario italiano lo definirebbe un superfaccendiere. Paragonarlo a Mario Chiesa forse non è così peregrino. I due casi sono assai dissimili, però li avvicina un'analogia profonda: fondi neri, le clamorose rivelazioni in carcere dopo lungo silenzio, e l'establishment cittadino - ritenuto inaffondabile - che sembra perdere ogni legittimità. Anche qui, come a Milano, la «caduta degli dei» avviene in famiglia. Niente figli e cognati sul Rodano: li sostituisce un genero, Botton in persona. Prese in moglie Anne-Valérie, primogenita del cinquantenne Noir, e il sodalizio familiare cementò quello politico. Erano gli anni belli, una lunga rincorsa alla Mairie che cadde tra le loro mani - quattro anni fa - come un frutto maturo. Michel Noir fu il Tapie ante litteram dell'rpr: gladiatorio, ottimo venditore, coraggioso fino alla temerità, estroverso e - inevitabilmente - un po' sbruffone. La sua corporatura gigantesca (due metri), l'amore per elicotteri e automobili veloci - ma anche il violoncello, che padroneggia da virtuoso - non meno delle idee immesse nell'asfittico trantran lionese (rilancio economico e culturale, fastose realizzazioni, programmi rivoluzionari sulle banlieue) ne fecero l'Uomo Nuovo. Botton ne diresse la campagna. «L'ho fatto eleggere io» si vantava. Ma adesso sappiamo che dietro quel trionfo c'era un giro di quattrini non pulitissimo. Pierre Botton impiegò fondi suoi - due miliardi, sostiene qualcuno - nella certezza di riaverli con gli interessi attraverso il sottogoverno. E ora il giudice istruttore Courroye ha sul tavolo un bigliettino autografo dell'ex sindaco che certifica, sia pure in minima percentuale, il debito. Finora semplice testimone nell'affaire, Noir rischia grosso. E si difende lanciando una tesi non proprio originale: quella d'una congiura. Autori, i suoi ex amici rpr. «Me la vogliono far pagare» dice. L'rpr non gli perdonerebbe di avere abbandonato - 2 anni fa il carro chiracchiano. Noir volle presentarla come un'opzione morale, a metà fra nuova frontiera politica e battaglia contro il malcostume paracorrentizio. «Meglio perdere un'elezione che la propria anima», predicava. Lione osservò perplessa. Lo spettacolarismo di quell'uscita lasciava intuire che il sindaco volesse avere mano libera per la corsa verso l'Eliseo. E iniziò il mugugno. «Abbiamo un'anima aristocratica e paesana insieme - osserva Georges Floquet, universitario -, Il nostro cardinale rimane tuttora per la Chiesa il primate delle Gallie, ma la città non tollera il rampantismo antiparigino». Per Noir iniziò la solitudine. Come non bastasse, Botton rifluisce nell'rpr. Ormai è un nemico. Per vendicarsi, il sindaco organizza un raid nei suoi uffici. Il caso esplode l'autunno scorso. Dalla prigione, Botton spande veleni su reporter illustri, poi inchioda Noir e il sindaco di Cannes, Mouillot. E' una Tangentopoli artigianale, che non ricalca la grandeur italiana, ma i francesi la seguono con voluttà. I sondaggi danno Noir sul filo. Se domenica inciampa, Mérieux dopo il seggio parlamentare potrà togliergli la fascia tricolore. Ma pochi osano dire che sarebbe una vittoria di Mani Pulite. Pure il suo antagonista ha qualche peccato. I laboratori farmaceutici omonimi esportavano «sangue all'Aids» nel Terzo Mondo. «Allora non sapevo vi fossero rischi», afferma, ma il dubbio appare legittimo. Dunque la querelle che avviluppa Lione è forse solo battaglia di potere. L'rpr rivuole il suo feudo, e per toglierlo all'usurpatore ogni mezzo è buono. Forse aveva ragione Hemingway, che le preferiva la scapigliatura di Parigi: «Per amare Lione - scrisse - bisogna avere i soldi». Enrico Benedetto Centoventi miliardi anziché venticinque per l'Opera ma la città cresce Ma anche il rivale non è senza peccato Vendeva in Africa sangue all'Aids Michel Noir, sindaco di Lione è accusato dal genero Botton in carcere da quattro mesi
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