Forlani boccia la Jervolino Aria di Aventino in casa dc

L'invito agli inquisiti di starsene da parte divide il partito L'invito agli inquisiti di starsene da parte divide il partito Forimi boccia la Jervoiino Aria di Aventino in casa de ROMA. Arnaldo Forlani sfila via nel corridoio in penombra che costeggia l'aula di Montecitorio, ma l'ex segretario si concede per un attimo ai cronisti e un attimo gli basta per bocciare la proposta di Rosa Russo Jervoiino che due giorni fa aveva chiesto ai democristiani inquisiti di non partecipare al consiglio nazionale del partito. Dice Forlani: «Uno fa tanto per introdurre norme assennate nello statuto...». E, guarda caso, lo statuto della de prevede una norma meno drastica di quella chiesta dalla presidentessa della de e cioè la sospensione solo di chi è stato rinviato a giudizio o arrestato e non, come chiede la Jervoiino, anche di chi è semplicemente sospettato per un reato. Ma il no di Arnaldo Forlani è qualcosa in più del parere di un ex segretario, è il sintomo di un fortissimo disagio che serpeggia nella de. La proposta della Jervoiino ha suscitato reazioni violente tra i diretti interessati (per Vittorio Sbardella è «una puttanata gratuita», Remo Gaspari annuncia «andrò comunque», Paolo Cirino Pomicino dice che «c'è un po' di giustizialismo in giro»). Ma dietro le quinte si muove qualcosa di più sostanzioso: ieri mattina Martinazzoli è stato informato che un drappello di deputati, i più arrabbiati, minaccia ritorsioni clamorose: «Se passa la linea Jervoiino, potremmo non rispondere alle direttive del gruppo parlamentare». Una minaccia di aventinismo che potrebbe avere effetti dirompenti sulla maggioranza di governo. La proposta Jervoiino e la successiva levata di scudi sono i sintomi di un crescente nervosismo in casa de in vista del consiglio nazionale, fissato per il 23 marzo, che nei progetti di Martinazzoli dovrebbe segnare una pietra miliare nel processo di rinnovamento del partito. Dopo il primo e fallito tentativo di rinnovamento della direzio¬ ne, stavolta Martinazzoli punta ad un radicale svecchiamento e ad una drastica riduzione dei membri dell'organismo più importante del partito. Martinazzoli punta ad una direzione di 12-15 membri, con l'immissione di molti «esterni» e l'esclusione dei «soliti noti», anche se non inquisiti. E dunque quale migliore sondaggio per tastare il terreno della sortita della Jervoiino? I più preoccupati sono gli uomini della generazione di mezzo - Vincenzo Scotti, Paolo Cirino Pomicino, Calogero Mannino, Giuseppe Gargani - che temono di essere spazzati via, di perdere l'ultimo treno. E infatti ecco Gargani dire che «non si può arrivare ad un giudizio sommario dentro il partito» ed ecco Mannino che sulla vicenda Jervoiino si chiude in un'impenetrabile silenzio: «Su questa questione non parlo». Ma oltre al muro del mugugno c'è anche chi è d'accordo con la proposta della Jervoiino: il senatore Franco Mazzola, le donne democristiane, Tina Anselmi, la segretaria della de veneta Rosy Bindi: «Mi sembra un giusto invito». Ma Gerardo Bianco, presidente dei deputati de, frena: «L'atto di generosità richiesto dalla Jervoiino si fa per autodecisione e non per invito». [f. mar.] Rosa Russo Jervoiino presidente del consiglio nazionale della de

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