«Bomba contro l'erede di Khomeini»

L'ex presidente iraniano Bani Sadr da Parigi: è una strage, forse anche Khamenei è morto L'ex presidente iraniano Bani Sadr da Parigi: è una strage, forse anche Khamenei è morto «Bomba contro l'erede di Khomeini» Annuncio-choc nella notte, Teheran nega PARIGI. «Una bomba nel cuore del potere degli ayatollah». La notizia arriva da Parigi, esplode in tutto il mondo, viene smentita a Teheran, non trova conferma a Washington. Notte terribile per la fortezza di Allah. Incertezza nei palazzi dei diplomatici, attesa drammatica nelle medine delle città dell'Islam. Dall'esilio francese, l'ex presidente iraniano Bani Sadr annuncia, verso le 23, tramite un portavoce: «Una bomba ha distrutto la residenza della guida spirituale della Repubblica iraniana, il signor Seyed Ali Khamenei. Ci sono molti morti, almeno una ventina. Il signor Khamenei è stato ferito, non sappiamo se sia morto. La strada che porta alla residenza del leader spirituale iraniano è stata chiusa. Una cena che il signor Khamenei aveva in programma con alcuni parlamentari iraniani per questa sera è stata cancellata. Tutte queste informazioni provengono da fonti fedeli all'ex presidente Bani Sadr». Il pensiero corre all'agguato di Roma del giorno prima, all'assassinio del leader della resistenza Hussein Naghdi. Una vendetta? L'inizio di una faida al vertice del regime islamico? La prima smentita arriva da Teheran. L'agenzia di stampa ufficiale «Ima» nega che un'esplosione abbia distrutto la residenza della guida spirituale iraniana. «Si tratta di una montatura dell'opposizione», ha affermato un funzionario dell'agenzia, raggiunto a Teheran per telefono da Dubai. Alla domanda se l'Ima avrebbe diramato un dispaccio per smentire la notizia dell'attentato, il funzionario ha risposto: «E perché mai dovremmo?». Nega anche un redattore del quotidiano' governativo «Teheran Times». Negano da Washington i Mujaheddin Khalq, che si battono contro il regime degli ayatollah. Non conferma il dipartimento di Stato americano: funzionari hanno riferi to che finora dalle loro verifiche non è emerso nulla che faccia pensare a un attentato nella capitale iraniana. «Il vostro sangue è acqua sorgiva/sgorgata a dissetare/la nostra sete di purezza». Fumato: Seyed Ali Khamenei, guida spirituale della Repub blica. E poeta. Questi versi, declamati nei corridoi del Palazzo del Parlamento di Teheran all'inviato della Stampa Igor Man, li aveva scritti in onore dei suoi due predecessori sulla poltrona di Presidente Behesti e Rajai, saltati in aria sulle bombe degli oppositori Martiri della causa della rivoluzione. Ora, se le notizie dell'attentato saranno conferma te, anche Ali Khamenei po trebbe aver versato il suo san gue per l'Islam. Presidente e poeta. Ma die tro gli occhiali spessi, il piglio furioso e la tunica nera Ali Khamenei, cinquantaquattro anni, non nasconde un animo molle e delicato. E' un uomo duro come la roccia. Di un coraggio fisico straordinario. Ha sofferto il carcere e le torture dello Scià. Era in prima linea quando gli iracheni assediavano Bassora, a rincuorare i soldati. E quando, nel giugno dell'81, una carica di dinamite esplose mentre teneva all'aperto la preghiera del venerdì e rimase ferito, allontanò i medici che si precipitarono su di lui: «Curate prima i più gravi». Perse l'uso del braccio destro, ma non volle mai essere operato dal chirurgo americano che poteva restituirglielo. «Come potrei condannare gli yankee se dovessi gratitudine a uno di loro?» Quello stesso anno il presidente Bani Sadr fuggì da Teheran come un ladro, travestito, verso l'esilio parigino. Khomeini non si fidava più di lui. Ieri notte è stato proprio Bani Sadr a dare l'annuncio dell'attentato. Dodici anni prima Khamenei era salito sul trono al suo posto, Presidente di una Repubblica saldamente dominata dall'ayatollah in nero, senza cariche secolari, ma dal carisma incontrastato. E nel giugno dell'89, dopo la morte di Khomeini, non è l'erede designato, l'ayatollah Ali Hussein Montazeri, a prenderne il posto. «Il contadino», il rude Montazeri ha appena denunciato gli orrori della Rivoluzione islamica, le fucilazioni degli oppositori, le epurazioni, il fanatismo, la condanna di Rushdie. Il poeta, il fedele Khamenei, lui sì è degno di sostituire Khomeini nel cuore degli iraniani. Non è ayatollah, una «testimonianza di Dio», ma solo mujtahid, un religioso erudito? Non importa. Non è stato forse lo stesso Khomeini a scrivere: «Ho sempre pensato che la guida del Paese non debba necessariamente essere un ayatollah»? In realta non è, non sarà mai Khamenei l'erede di Khomeini L'operazione aveva un regista, Hascemi Rafsanjani, e una trama già scritta. Il declino dei radicali, l'ascesa del pragmati smo laico; gli ultra confinati nel ruolo di collante spirituale per il popolo, i moderati a tes sere le trame delle alleanze e della competizione negoziata con l'Occidente. «La politica è uno strumento di Dio», ama ri petere il mujtahid. Quella iraniana, però, è uno strumento di Rafsanjani. Così, mentre Khamenei esorta alla purezza, Rafsanjani invita gli iraniani a curarsi di più, a tagliare la barba, a lavarsi, a riscoprire i piaceri. E nei giorni della guerra del Golfo, quando Khamenei tuona contro il Satana americano e a difesa dei fratelli musulmani, i diplomatici di Teheran soffia no sul fuoco nei corridoi di Gi nevra e New York: «Picchiate duro su Saddam». Khamenei restava un simbolo per il popolo. Un bersaglio ideale. [al. ca.] Giallo il giorno dopo l'agguato a Roma contro il leader dell'opposizione La guida spirituale della Repubblica è uno dei punti di riferimento dell'Islam 1 ft Foto grande: la folla di Teheran sfila coi ritratti di Khamenei e Khomeini Qui sopra, il leader vittima dell'attentato