Craxi voterò no insieme con Ingrao di Augusto Minzolini

L'ex segretario del psi esce allo scoperto sui referendum e sconcerta i suoi avversari L'ex segretario del psi esce allo scoperto sui referendum e sconcerta i suoi avversari Craxi; voterò no, insieme con Ingrao «Se Usi vince, si rischia la spaccatura del Paese» ROMA. Probabilmente per molti dei componenti di quella strana brigata che si è messa insieme per dire «no» ai referendum elettorali la sua presenza sarà imbarazzante, ma a Bettino Craxi questo importa poco e ieri, senza farsi troppi problemi, ha deciso di unire il suo nome a quelli di Pietro Ingrao, di Aldo Tortorella, di Leoluca Orlando, di Gianfranco Fini, di Armando Cossutta, di Gianfranco Amendola, di Antonino Caponnetto e di Ettore Gallo. Craxi lo ha annunciato nel modo più semplice e diretto, infischiandosene del pronunciamernto a favore del «sì» di Giorgio Benvenuto. «Io voto "no" - ha detto salendo sulla macchina con la quale ha lasciato Montecitorio -. Lo faccio perché sono un convinto difensore della proporzionale. Certo secondo me bisogna puntare ad un sistema misto che mantenga la proporzionale come punto di riferimento, ma proprio per questo bisogna votare contro i referendum». Così, malgrado sia alle prese con tanti guai, Craxi non ha esitato ancora una volta a fare la sua battaglia. «Se vince il "sì" - ha spiegato ancora - si favorisce la spaccatura del Paese. Si favoriscono le idee sulla repubblica del Nord e quella del Sud. No, questa idea del maggioritario non è giusta. In questo modo verrebbero private della rappresentanza determinate aree sociali, che cercherebbero altri sbocchi, non più parlamentari». Nè l'ex segretario del psi si fa intimorire dal rischio di perdere ancora una volta il referendum. E se anche fosse, questa volta non lo perderà dicendo agli elettori di andare al mare. «Sì, - ha detto in proposito - in ogni caso servirà. Sarà pure una battaglia di testimonianza come quella di Pietro Ingràó! ma iòne sono convm to. «Eppoi io queste stesse cose le ho dette in un intervento al la Bicamerale e non si può cer to cambiare idea ogni 10 gior ni. Comunque, domani andrò alla direzione del partito e spiegherò questo ed altre cose. Ho fatto male a non andare all'assemblea nazionale, l'ho fatto per rispetto, ma adesso ho visto crescere la confusione...». Niente da fare, il segretario del psi non è riuscito a trattenersi. E' bastata la rapida visita alla Camera di ieri per farlo rientrare nell'agone. Il fatto paradossale, ma non strano, è che questa volta la sortita del l'ex segretario del psi è stata accolta con soddisfazioone dagli uomini del «sì», cioè dai suoi avversari, e con preoccupazione da quelli del «no», cioè da quelli che in questa batta glia dovrebbero essere i suoi alleati. In ogni caso Craxi ha spiazzato tutti, visto che nessuno si aspettava più una sua uscita sull'argomento: Mario Segni, ad esempio, lo aveva già messo dentro lo schieramento del «sì», ripetendo in tutti i comizi di questi giorni che Craxi era stato costretto ad andare a Canossa. Ieri appena radio Montecitorio ha messo in giro la notizia, Achille Occhetto non era più nei suoi panni dalla gioia, convinto com'è che l'adesione del vecchio avversario al fronte del «no» potrebbe risultare letale per quello schieramento. E se Occhetto ha gioito, la notizia ha disorientato gli uomini del «no». «Secondo me ha detto Famiano Crucianelli, deputato di rifondazione - Craxi è stato pagato da quelli del "sì" per farci danno». Ma, tolti i calcoli elettorali, che possono anche risultare sbagliati, è la foto di gruppo dei sostenitori del «no» che appare per alcuni versi surreale. Dentro quella compagnia, infatti, Craxi trova pochi vecchi amici come Armando Cossutta, e tanti nemici irriducibili che di lui hanno detto un po' di tutto: c'è, ad esempio, Leoluca Orlando che ha sempre descritto l'ex segretario del psi come il vero «male» della politica italiana; c'è Ettore Gallo, l'ex presidente della Corte Costituzionale, che con Craxi ha avuto appena un anno fa uno scontro memorabile; c'è Aldo Tortorella che negli ultimi an¬ ni ha usato sempre come bussola della sua posizione politica la guerra a Craxi. Così con la sua sortita il vecchio combattente socialista, anche se in disgrazia, è riuscito a scompaginare tutto il copione dello scontro referendario: convinzioni, posizioni politiche, odii e vecchi rancori. Lui, l'interessato, tutto questo non lo ha neanche calcolato. Mai come questa volta, infatti, la sua presa di posizione discende direttamente dalle sue convinzioni. E non potrebbe essere altrimenti: nessuno più di lui sa di essere in questo momento un profeta disarmato. Ma il personaggio Craxi, sia pure ossessionato dai suoi guai, non rinuncia a dire la sua, ad appassionarsi alle scelte di queste settimane. Quasi a smentire indirettamente le parole di Amato, che da Londra lo ha privato di «un futuro politico», o di Benvenuto che non lo vede nel prossimo Parlamento. Lui, malgrado tutto, di politica ancora vuole parlare. Lo sanno soprattutto i fedelissimi, non certo numerosi, che lo accompagnano tutti i giorni a pranzo. Nelle discussioni a quel tavolo della pizzeria «Fiammetta» o del «Cartoccio d'Abruzzo» non sono popolari, in questo momento, personaggi come Scalfaro, Amato. Mentre ci si appassiona spesso per le tante uscite di Francesco Cossiga. E, naturalmente, Craxi non rinuncia di dire la sua sull'argomento del giorno. Hanno arrestato tutti i vertici Eni? «E'ia finanza anglo-americana - é la sua spiegazione che vuole comprare il colosso petrolifero italiano per pochi soldi. E' la vendetta delle sette sorelle contro Enrico Mattei». Ed ancora, quali sono le prossime mosse degli avversari? «Far vincere i "sì" al referendum - dice l'ex-segertario del psi - e subito dopo sciogliere il Parlamento e andare alle elezioni». Sì, Craxi vuole ancora parlare, costi quello che costi. Augusto Minzolini

Luoghi citati: Abruzzo, Canossa, Londra, Roma