«Mi insultò l'ho steso»

Tragico epilogo di una rissa, l'agosto scorso, in alta Valpellice Tragico epilogo di una rissa, l'agosto scorso, in alta Valpellice «Mi insultò, l'ho steso» In Assise la fine di Fabrizio Davit «Gli ho dato un ceffone, e lui è andato giù come un sacco». Si è iniziato così l'interrogatorio di Ezio Bertin, l'operaio di Angrogna accusato di aver ucciso Fabrizio Davit, la notte tra 1' 1 e il 2 agosto scorso, a Conca del Prà, in Alta Val Pellice. Ieri Bertin (imputato di omicidio preterintenzionale) è comparso davanti alla seconda Corte d'Assise (presidente Pettenati). Il pm Di Salvo gli ha chiesto di rievocare i fatti. «Eravamo andati alla Conca per assistere a una gara podistica - ha detto l'imputato -. C'era mia moglie, e molti altri amici. Quella sera è arrivato Davit, insieme con una ragazza. Barcollava, sembrava ubriaco. Gli ho detto di andarsene. Lui e i suoi amici non erano ben visti, perché alcuni di loro facevano uso di stupefacenti». L'invito a andare via sarebbe stato ripetuto più volte, ma Davit avrebbe risposto con un insulto. «Non ci ho più visto ha detto Bertin - e gli ho dato un ceffone. Un colpo solo, con la mano aperta. Davit si è accasciato a terra». Secondo la versione dell'imputato, a quel punto molte persone si avvicinarono ai due, alcuni per allontanare Bertin, altri per soccorrere Davit. «Ho sentito qualcuno spingermi via, mentre un'altra persona bagnava la testa a Davit per rianimarlo. Ricordo di essermi stupito per gli effetti di quel ceffone. Poi l'ho visto alzarsi e camminare sorretto dai suoi amici. Lo hanno portato via». Solo il mattino dopo gli amici si sarebbero resi conto delle condizioni critiche di Davit, che morì il giorno successivo al Cto, senza riprendere conoscenza. Secondo le perizie la causa del decesso fu lo sfondamento dell'osso occipitale provocato dallo schiaffo della sera prima. Bertin ha risarcito i familiari della vittima con 105 milioni ricavati dalla vendita della sua casa. Ieri il pm Di Salvo ha chiesto a Bertin: «Ricorda di aver sentito qualcuno dire 'Smettila, lo stai ammazzando'?». L'imputato (che è difeso dall'avvocato Papotti) ha risposto: «No, non ho sentito niente di simile». Il processo prosegue domani. Ezio Bertin (a sinistra), l'operaio di Angrogna, accusato dell'omicidio dell'amico Fabrizio Davit avvenuto nell'agosto del '92 in Val Pellice

Luoghi citati: Alta Val Pellice, Angrogna