Il sindacato fra mille schegge di Enzo Bacarani

Dalla manifestazione romana del 27 febbraio al giallo della telefonata Dalla manifestazione romana del 27 febbraio al giallo della telefonata Il sindacato fra mille schegge Una spina nel fianco sinistro della Cgil La telefonata-boomerang è l'ultimo episodio di un malessere: la Cgil, attratta da un modello di stampo laborista, è tirata per una manica dalla sua seconda anima contraria a compromessi. Il giallo della telefonata - il cui nastro è stato consegnato da un quadro Fiom a l'Unità e al Manifesto per avvalorare l'ipotesi di un complotto tra Fiat e Cisl - forse rientra in questo contesto. Non a caso Pietro Marcenaro, segretario dell'organizzazione metalmeccanici Cgil, ha parlato di «guerra di religione». C'è dunque una minoranza che cerca un percorso alternativo e che si presenta come spina nel fianco di Cgil, Cisl e Uil. A darle potenza di watt ci pensa «Essere sindacato», componente che ha come suo punto di riferimento Fausto Bertinotti, che guarda a Pietro Ingrao come a un patriarca, accolta a braccia aperte da Rifondazione. Il 27 febbraio trecentomila lavoratori in piazza a Roma. Da Torino sono partiti un treno speciale e un paio di pullman convogliando nella capitale milleduecento lavoratori torinesi: non solo disoccupati e cassintegrati, ma lavoratori attivi. In Fiat, come è ormai tradizione, un'esigua minoranza ha preso il treno (una cinquantina). Tuttavia una carovana così numerosa non si vedeva dagli anni '70. La Uil guarda con fastidio il fenomeno, la Cisl con preoccupazione ed entrambe le organizzazioni cercano di proporre un modello di sindacato che metta la minoranza con le spalle al muro: o con noi o contro di noi. La Cgil tiene le redini di un postale che cerca di sfuggire agli assalti delle «ombre rosse», ma a fare il postiglione vogliono essere in tanti: la componente socialista che - potesse - darebbe una decisa sterzata, la maggioranza pidiessina che vuole invece governare il dissenso e ricompattare un'organizzazione che perde iscritti e grinta a favore di una Cisl sempre più attiva e organizzata. Forse anche per questo a Torino «Essere sindacato» ha messo radici doc, oltre a conquistare circa il 30 per cento della Cgil. Alcuni tra i sindacalisti più preparati hanno sposato il Bertinotti-pensiero: Fulvio Perini, della segreteria della Camera del lavoro e leader della componente, Marilde Provera e Giorgio Cremaschi della segreteria regionale della Fiom. Sintomi di spaccatura? Prologhi a scissioni in un momento in cui ci sarebbe invece bisogno di maggiore unità? Perini lo esclude: «Non vogliamo creare un nuovo sindacato che si contrapponga agli altri, ma stimolare con la nostra azione un comportamento diverso». Paolo Ferrerò, responsabile torinese del settore lavoro di Rifondazione, è d'accordo: «Vediamo l'esperienza di "Essere sindacato" come una battaglia interna per sostenere le esperienze di organizzazione dei consigli. Il nostro obbietti- vo? Ricostruire un sindacalismo di classe evitando la rottura organizzativa». Ma non ci sono solo i consigli e gli autoconvocati, ci sono anche esperienze diverse, frammentate come le Cub (Confederazioni unitarie di base), come l'Flmu (Federazione lavoratori metalmeccanici uniti). «Su queste organizzazioni siamo perplessi - afferma Ferrerò - perché sono elementi di rottura». Replica Gianni Zungrone del- l'Flmu torinese (composta da fuoriusciti Fiom e Firn): «Essere sindacato? Per noi è roba vecchia. Noi diciamo basta ai sindacalisti di carriera, devono essere i lavoratori a decidere». Una galassia in movimento. L'analisi di Maurizio Corcelli di Socialismo rivoluzionario (organizzazione politica che simpatizza per i Cobas) dà una chiave di lettura: «La crisi politica e sociale investe anche il sindacato. Cgil, Cisl e Uil vanno verso l'e¬ stinzione, al loro posto per ora c'è un movimento indefinito che sta cercando una sua strada, ma la crisi è irreversibile. La frammentazione è un passaggio obbligato». A difendere il sindacato ci pensa il pds anche se a Roma è stato contestato. Federico Bellono, responsabile del lavoro: «Il nostro partito ha aderito alla manifestazione dei consigli del 27 febbraio perché gli obbiettivi erano condivisibili. Ma su que- sta manifestazione ci sono stati evidenti tentativi di strumentalizzazione da parte di Rifondazione, c'è stato il tentativo di fare una manifestazione contro il sindacato e questo noi non lo accettiamo. "Essere sindacato" è una minoranza che a Torino ha una forza consistente e su alcune cose concrete possiamo anche essere d'accordo, ma lungi da noi un rapporto preferenziale. Bisogna lavorare per l'unità». Alleati il pds li trova nella Uil, ad esempio. Amedeo Croce, il leader torinese, predica da tempo l'unità sindacale: «Non ci sono alternative all'unità sindacale perché nel futuro non faremo più i conti con i partiti, ma con gli schieramenti. Il modello potrebbe essere quello del sindacato tedesco, unito e pluralista». Per Tom Dealessandri, segretario generale Cisl di Torino, che si trova a governare un'organizzazione in crescita ma non estranea a fermenti interni, il sindacato deve operare una scelta: «Prendiamo una strada e siamo coerenti. Decidiamo come vogliamo essere in futuro. Da "Essere sindacato" ci separa una cosa fondamentale: noi abbiamo un'idea del sindacato che punta sulla rivendicazione, mentre loro vedono un sindacato soprattutto di opposizione». Enzo Bacarani La componente che si richiama a Bertinotti lascia perplesso il pds Cisl e Uil chiedono più unità A sinistra Marilde Provera sotto Giorgio Cremaschi della segreteria regionale Fiom-Cgil

Luoghi citati: Roma, Torino