La carne aumenta Colpa della liretta di Luisella Re

La carne aumenta Colpa della liretta I rincari anche per scarsità di vitelli nostrani La carne aumenta Colpa della liretta Prezzi in rialzo e gravi problemi di approvvigionamento nelle macellerie torinesi, dove lo spettro dell'afta epizootica rischia di complicare un mercato già in tensione da settimane. Riassume il presidente di categoria Sergio Demo: «Da fine gennaio i prezzi all'ingrosso delle carcasse nostrane, che coprono oltre il 50 per cento del consumo, sono saliti dalle 800 alle 1100 lire al chilo, con un conseguente aumento di circa 2500 lire per la polpa disossata. Si tratta di rincari che i macellai tendono a contenere, per evitare un ulteriore calo degli acquisti. Ma temo che questa lievitazione proseguirà finché mancherà una nuova stabilità monetaria». E' un'ipotesi su cui concordano gli allevatori dell'Associazione Produttori e dell'AgriPiemonte-Carni. Assodato che, dopo la svalutazione della lira, la carne importata costa dal 25 al 30 per cento in più, è comprensibile che molti grossisti si siano dirottati sulla produzione nazionale e questa, causa la forte richiesta, sia conseguentemente rincarata. Senza sottovalutare altri aumenti di base: dal mais da ingrasso, salito da 27 mila a 33 mila lire, ai vitelli da allevamento acquistati all'estero. Quelli che arrivano dalla Francia ora costano mezzo milione in più, quelli dei Paesi dell'Est devono essere pagati in dollari e risentono del continuo rialzo di questa valuta. Riassume il grossista Pietro Gennero, specializzato nella lavorazione di carni preconfezionate e fornitore di Auchan: «Il rialzo delle carni bovine sta riverberandosi sulle carni bianche. Causa la debolezza della lira, ad esempio, i francesi trova¬ no conveniente approvvigionarsi dei nostri tacchini vivi, pagandoli sino a 1500 lire al chilo, per poi rivenderci a prezzo maggiorato la fesa di questi volatili. E il pollo vivo è aumentato di 240 lire in due settimane, con un ritocco di oltre il 20 per cento sul prodotto morto». Aumenti giustificati in ogni caso? Sostiene Gennero: «Gli allevatori hanno torto quando accusano i macellai di raddoppiare al dettaglio gli aumenti alla stalla. Dovrebbero triplicarli, in realtà, visto che al 25 per cento di scarto va aggiunto il cosiddetto "quinto quarto"composto da polmoni, testina, zampetti o trippe di scarsissimo valore. Gli allevatori hanno invece ragione a difendere i loro rincari, dopo che per anni hanno prodotto in perdita e sono stati costretti in massa a smantellare le stalle». Tipico il caso del pollame, aumentato del 20 per cento dopo essere sceso del 50, con quotazioni da bancarotta inferiori a quelle del mangime. Tempi duri per chi non abbia gusti vegetariani, insomma, e molte incertezze tra gli allevatori e i macellai che abbinano al timore per l'afta il sospetto di manovre speculative. Alla base di questa diffidenza, l'esportazione in Danimarca di cosce di giovenca piemontese iniziata con la svalutazione della lira, oppure il flusso di carne di vacca nostrana, confezionata in «pani» sui 25-30 chili, poi dirottato in Grecia e, da qui, in Medio Oriente. Dicono all'AgriPiemonte: «C'è un andamento interno confuso. Da un lato la stasi del consumo e la riscoperta dei quarti anteriori meno costosi, dall'altro una richiesta così vivace da costringere gli allevatori ad abbattere i capi prima di raggiungere il peso standard». Ancora Demo: «L'unico dato certo è che i vitelli nostrani hanno prezzi alle stelle e cominciano a scarseggiare. Per aggirare l'ostacolo inaugureremo a Pasqua l'importazione di agnelli scozzesi, che il governo locale ha autorizzato a commerciare senza ricarico di Iva per sostenere i propri allevatori. E' un'agevolazione che speriamo di riversare sui consumatori». Luisella Re Da gennaio i prezzi all'ingrosso delle carcasse sono passati da 800 alle 1100 lire il chilo Dopo la svalutazione la carne importata costa dal 25 al 30 per cento in più e le macellerie tendono a rivolgersi ai produttori nostrani

Persone citate: Gennero, Pasqua, Pietro Gennero, Sergio Demo

Luoghi citati: Danimarca, Francia, Grecia, Medio Oriente