Niente birra siamo inglesi in crisi di Fabio Galvano

Nuove tasse sui generi di largo consumo nel budget dello Scacchiere per il '93 Niente birra, siamo inglesi in crisi Nuove tasse sui generi di largo consumo nel budget dello Scacchiere per il '93 LLONDRA A fine della recessione, per l'Inghilterra, è a portata di mano: basta crederci e dare un'ultima mano nella ripresa economica. Mentre il resto dell'Europa conosce solo ora le durezze che questo Paese attraversa da due anni, il messaggio del Cancelliere dello scacchiere è stato di misurato ottimismo. Molto resta ancora da fare, ha detto Norman Lamont presentando ieri ai Comuni il bilancio dello Stato, il budget; ma con la crescita a portata di mano (toccherà l'I,75% nel secondo semestre dell'anno e sarà del 3% nel 1994) e l'inflazione sotto controllo (rimarrà sotto il 3,75% a fine 1993), occorre ancora qualche amara medicina per consolidare il quadro economico e rendere sostenibile il rilancio. Nessun aggravio fiscale, per ora, se non sui soliti cespiti. Da oggi sono più cari birra e vino (rispettivamente di 35 lire la pinta e di 126 lire la bottiglia), il tabacco (10 pence, 230 lire su un pacchet¬ to di sigarette), la benzina (in media 70 lire il litro), la tassa di circolazione (da 110 a 125 sterline, uguale per ogni tipo d'auto). Sono cure senza fantasia; all'italiana, se si vuole. Ma poi Lamont ha annunciato rigore negli anni futuri, per evitare che il debito pubblico - destinato in assenza d'interventi a raggiungere l'8 per cento del pil nei prossimi 12 mesi - diventi un mostro incontrollabile: il caso dell'Italia, ha detto, «è un triste memo per chi ritiene che un problema rinviato sia un problema risolto». La riduzione del deficit, ha detto, «è la chiave della ripresa». E così, nonostante i suoi tre milioni di disoccupati, l'Inghilterra riesce ancora una volta a dare l'impressione di essere in carreggiata, avviata verso la ripresa. In definitiva, ben gestita. Il rito, come ogni anno, è stato consumato con il sussiego che soltanto questo Paese sa ancora dare con credibilità agli aspetti formali della sua vita politica. Dalla sua valigetta rossa, che avrebbe ormai bisogno di andare in pensione ma che non può perché fa parte della tradizione, il cancelliere dello scacchiere Norman Lamont ha estratto un pacco di carte: il suo discorso, durato un'ora e mezzo. E nell'aula di Westminster, dove fino a pochi attimi prima c'era stato il consueto berciare di accuse e controaccuse, è stato finalmente silenzio. Soltanto quando Lamont ha annunciato dall'anno prossimo l'in¬ troduzione dell'Iva sulle bollette per luce e riscaldamento, finora esenti, c'è stata una marea di fischi. Per il resto, nulla più di quanto il rito si aspetti dall'opposizione di Sua Maestà. Con l'inflazione più bassa degli ultimi 25 anni e una crescita prevista del pil dell'1,25%, Lamont non ha voluto colpire con la leva fiscale i primi timidi sintomi dell'attesa ripresa, che potrebbe anche fare da volano per altre disastrate economie comunitarie. Non ha ridotto i tassi d'interesse già bassissimi, al 6% - ma è intervenuto con una manovra scaglionata nel tempo e destinata, fra tre anni, a provocare introiti pari all'1,5% del pil. Alcune delle misure erano previste o prevedibili; ma nessuno le conosceva. Il contenuto della valigetta rossa, a differenza di quanto accade per i conti del nostro governo, era davvero un segreto. E non è solo questione di rito. Fabio Galvano Il primo ministro britannico John Major

Persone citate: John Major, Lamont, Norman Lamont

Luoghi citati: Europa, Inghilterra, Italia