«Sfregio anche per l'Italia» di Andrea Di Robilant
«Sfregio anche per l'Italia» «Sfregio anche per l'Italia» La Farnesina condanna, proteste alla Camera LA lunga marcia di riavvicinamento del governo italiano verso Teheran, già complicata dalle recenti rivelazioni sul potenziale nucleare dell'Iran, viene radicalmente compromessa dall'uccisione a Roma di Mohammed Hussein Naghdi, il rappresentante in Italia del Consiglio nazionale della resistenza iraniana (Cnri). La Farnesina ha già espresso «condanna ed esecrazione» per l'assassinio, ma in Parlamento crescono le voci per un'azione più dura nei confronti del regime integralista di Teheran mentre gli esuli iraniani chiedono ritorsioni immediate. In un telegramma a Scalfaro e Amato, il presidente del Cnri Massoud Rajavi, ha chiesto ieri l'arresto dell'ambasciatore iraniano a Roma, nella convinzione che «questo atto criminoso sia stato diretto dall'ambasciata e dalle rappresentanze khomeiniste in Italia». Nel frattempo una delegazione del Cnri è arrivata ieri sera da Parigi per raccogliere elementi a casa di Naghdi, riorganizzare l'ufficio di Roma e prendere accordi con le auto- rità italiane per assicurare misure di sicurezza più efficaci. Nei prossimi giorni il ministro degli Esteri Colombo e il ministro dell'Interno Mancino dovranno illustrare in Parlamento, dove il pds ha già presentato un'interpellanza, le decisioni del governo. I radicali, da tempo critici dei rapporti del governo con Teheran, hanno già annunciato iniziative di protesta. E dure prese di posizione contro Teheran so¬ no state espresse anche da repubblicani e liberali. ir sostegno al Cnri stava crescendo rapidamente nel Parlamento. Proprio questa settimana Naghdi doveva incontrare un'ampia rappresentanza parlamentare per la costituzione di un comitato di solidarietà per i diritti umani e politici in Iran. Proprio nei giorni scorsi una missione parlamentare italiana a Teheran era stata annullata e un ordine del giorno che invita¬ va il governo a prendere le distanze dal regime integralista era stato approvato con una larga maggioranza. Questi sviluppi stavano già mettendo in difficoltà la politica di apertura commerciale dell'Italia verso l'Iran avviata alla fine degli Anni Ottanta. Nell'ultimo biennio l'Italia era diventato il terzo partner commerciale dopo Germania e Giappone e puntava ad incrementare ancora la sua quota. Ma la decisione del regime di Teheran di accelerare il suo programma nucleare cominciava a creare qualche difficoltà e imbarazzo anche per il governo italiano. E nell'ultimo rapporto semestrale a Palazzo Chigi i servizi segreti italiani mettevano in risalto la capacità dell'Iran di acquistare in tempi brevi, attraverso un sistema di networking sviluppato in Estremo Oriente, un armamento nucleare capace di colpire anche l'Europa. Non è escluso che la morte di Naghdi sia da collegare anche alle informazioni che aveva raccolto sul programma di riarmo iraniano. «Le risposte - scriveva ieri la Voce repubblicana vanno cercate nelle verità nascoste delle manovre di Teheran nel nostro Paese per l'approvvigionamento dell'uranio necessario alle sue ricerche nucleari». Ieri sera anche l'ex presidente iraniano Bani Sadr ha confermato l'esistenza di una lista di oppositori che il regime di Teheran ha condannato a morte. Andrea di Robilant L'ex presidente Bani Sadr conferma l'esistenza di una lista di «condannati» L'ex presidente dell'Iran Bani Sadr. A destra, il ministro Emilio Colombo
Persone citate: Bani Sadr, Emilio Colombo, Mancino, Massoud, Mohammed Hussein, Rajavi, Scalfaro
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