Spugne manette e banconote ma solo quando arriva la tv

Spugne, manette e banconote ma solo quando arriva la tv Spugne, manette e banconote ma solo quando arriva la tv SE L'AULA DIVENTA BARACCONE OROMA. NOREVOLE, onorevole - si sgola il presidente Napolitano - metta via quell'oggetto!». Quale? «Onorevole! Lo faccia sparire!». Nella bolgia non è mica facile capire, al primo colpo, che «l'oggetto» in questione è l'orrido capestro che dondola tra le mani del leghista Orsenigo. «Oggetto» è anche il paio di manette (personali) che ha preso a sventolare, lassù a destra, l'onorevole Tassi. «Oggetto» è la spugna gialla che attraversa mezza aula e atterra lievemente ai piedi dell'altorilievo bronzeo del Calandra. «Oggetto» la spugna rossa sul banco di quell'altro missino, e «oggetto» la verde che quell'altro onorevole si rifiuta di consegnare al massiccio commesso, e la rinfila in tasca. «Oggetto» i guantoni bianchi di Berselli, espulso, «oggetti» le solite finte banconote che svolazzano... Ditelo, dunque, con gli oggetti. E gli onorevoli davvero ci hanno preso gusto a dirlo, a dirsele, fino a fare dell'aula un luogo di continue pantomime e rappresentazioni più o meno improvvisate. Soprattutto quando c'è la tv (perché dopo, o anche prima, in aula non c'è nessuno). Così fa proprio un bell'effetto, sotto i riflettori, questo cordone da forca che parla da solo e tutti capiscono che vuol dire. E invece poi si rimane quasi male a scoprire che no, per carità, non scherziamo, come gli è venuto in testa ai soliti giornalisti e a tutti gli altri lì dentro, che il simpatico pendagliene evoca la forma più classica di giustizia sommaria dei filmacci western? Che richiama il linciaggio rivendicato qualche giorno fa dal professor Miglio? Che idee bizzarre: «Il cappio - spiegava l'onorevole Orsenigo, per la verità con l'aria di chi un po' ha esagerato - simboleggia il governo che sta strozzando la Padania». Ah. Equivoco chiarito. Del resto sono cose che capitano con gli oggetti ad alta intensità emotiva. Così, nel futuro sarà meglio che i leghisti tengano conto che la ghigliottina è servita più a tagliare le teste che, in quei graziosi modelli in miniatura, i sigari. I missini, per dire, non saranno questi campioni di raffinatezza allegorica, ma con le spugnette e i guanti da massaia si sono fatti capire benissimo; e magari, in quel bacino che i sociologi definiscono elettorato potenziale l'onorevole Berselli, che ieri strofinava con tanto impegno, qualche voto se lo sarà pure guadagnato. Del resto, lui è un veterano dell'oggetto parlante. Tre anni fa, per richiamare l'attenzione sul fenomeno delle mucillagini, è entrato in aula con aria indifferente e una bacinella di plastica piena d'acqua. Quindi s'è tolto le scarpe, i calzini e vi ha immerso i piedi, il fantasioso Ber¬ selli. Non che il gesto sia stato risolutivo per quel che riguarda l'inquinamento dell'Adriatico. E tuttavia, in qualche modo, l'introduzione ribalda della bacinella in aula, se non apriva la strada, certo rilanciava questa smania oggettistica e dimostra- tiva che pure ha tanti precedenti, interni ed esterni al Palazzo, a cominciare dal vaso da notte (pieno di rape) lanciato su Montecitorio dall'aereo del legionario Guido Keller dopo il trattato di Rapallo (1920). Come è ovvio allora non c'era la tv, che pure deve avere qualche responsabilità in questa risorgente retorica delle immagini, in genere ad uso e consumo dell'opposizione. Come se in Parlamento le parole non bastassero più, e solo l'esibizione di oggetti, lo sfoggio di inconsueta e contaminata merce riuscisse a semplificare e condensare il messaggio. E forse solo la manifesta visibilità, e relative difficoltà di trasporto, ha impedito l'arrivo in aula del cossighiano piccone, simbolo tra i simboli dello sfascio. Per il resto non va dimenticato che quasi tutte le varietà della vessillologia (tricolori, arcobaleni, bandiere palestinesi, perfino una T-shirt con su scritto «Fuori il bottino/dentro Bettino» da parte del solito Tassi) cercano di conquistare diritto di cittadinanza contro l'inflessibilità di Napolitano che, giustamente: «Onorevole Buontempo, di tricolore basta questo, metta via il drappo!». Più complicata la situazione nel caso di striscioni. Per le sedute presidenziali, quando fanno la loro prima comparsa le manette (donate o comunque sventolate dal verde Apuzzo sotto il naso di Pillitteri), il mis¬ sino Pasetto ne aveva preparato uno gigantesco - 10 metri per 3, da agitare in seisette - che tuttavia rimane chiuso e piegato dentro una valigia. Più che visibile invece, con disegno di Amato-Topolino, quell'altro sempre di Apuzzo, tirato fuori per protestare contro uno dei tanti voti di fiducia. Il parlamentare verde ha accompagnato la contestazione con il lancio di alcuni formaggini Galbani. Che solo Galbani «vuol dire fiducia», per quello stesso Apuzzo, di generazione televisiva, che in occasione di un dibattito sulla cessione di certe fregate militari all'Iraq ha tentato (invano) di introdurre alcuni berretti da marinaio. Ai verdi - anche se ci deve essere il precedente del radicale Melega che era tentato da uricucciolo di leone - si deve infine il genere dell'oggettistica biologica, di tipo animale, vivo o morto. Perciò ecco le carogne di falchi pecchiaioli, a dimostrazione della ferocia dei cacciatori. Ed ecco, per ragioni che sfuggono, un'oca viva. Mentre a simbolo della pace ecco Capanna che libera una bianca-colomba-bianca-vola. Che poi, a seduta chiusa, non ne voleva sapere di scendere dal fregio del Sartorio. Su, su, là in alto, tra i cavalli e donnine nude che a loro volta, chissà, si sarebbero spaventate di fronte alla simbolica rappresentazione del capestro leghista. Filippo Cecearelli gggmettano onorevoli») e i godi che roteano le loro spute, per qualche minuto sua rabbia, ma anche qualche iso in aula. uno che non ne farà parte...». Esplode a nie . on che il o sia stato lutivo per l che riTrai banchi ue un lancio di formaggin Trai banchi un'oca e un lancio di formaggini Allè aancQuil «di A sl'osinnepaga Dal vaso da notte lanciato nel 1920 ai simboli di Tangentopoli Manette e banconote: questi gli oggetti che vanno più di moda oggi in Parlamento Trai banchi un'oca e un lancio di formaggini Alla Camera è arrivata anche un'oca Qui a fianco il «piccone» di Cossiga A sinistra: l'on. Apuzzo

Luoghi citati: Iraq, Rapallo