GUSTI E DISGUSTI
GUSTI E DISGUSTI GUSTI E DISGUSTI E IM uno degli ultimi nati nel variegato pano1** rama della ristorazione torinese. Si chiama «Il branzino innamorato». Bello, no? Ormai i nomi di fantasia non toccano più soltanto i negozi che vendono moda o oggettistica stramba; anche chi confeziona ricette in cucina per venderle a buongustai (più o meno tali) fa riferimenti alla magìa della parola per catturare clienti e fare affari. Gamberi e delfini dipinti di blu, vecchie lanterne e zecche antiche, nomi di battesimo che si trasformano in un'insegna tipo Mina o «da Mario». E poi ci sono i ristoranti che amano farsi identificare tramite termini di indiscussa origine settecentesca o ottocentesca come Corona Grossa, Tre Corone, Leon d'oro, Mezzaluna. Sì, il mondo della ristorazione (oggi fa più fine dire catering), riserva un sacco di sorprese compresi gli appellativi che talvolta accarezzano la fantasia e permettono di identificare l'età di fondazione. . Già, perchè ogni nome è collegato a una moda temporanea o a un'epoca. Adesso, nel «dopo nouvelle cuisine» e alla fine dei gloriosi secoli delle trattorie subentrano, a fianco dei giochi di parole applicati alle ricette anche quelli nuovi che finiscono sull'insegna e nell'ufficio del registro commerciale. Cari amici buongustai, attenti alle insidie: dietro un nome suadente che vi fa dire «però, che originale!» possono nascondersi un pessimo cuoco e un terribile conto, e peggio ancora, tutti e due. Tali da rimpiangere quando il ristoro era anonimo o di battesimo banale e indiscutibilmente nostrano. Preferite l'esotico o un'amatriciana cotta al punto giusto?
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