Bagarre intorno al primo uomo di Lorenzo Pinna

Bagarre intorno al primo uomo PALEOANTROPOLOGIA Bagarre intorno al primo uomo Tobias: discendiamo tutti da Homo abilis IL grande vecchio storce il naso. E l'opinione di Phillip Valentine Tobias, discepolo del padre della paleoantropologia Raymond Dan e custode geloso di gran parte dei resti fossili dei nostri più antichi antenati, pesa come un macigno sulla nuova bagarre scatenata a proposito delle origini del genere Homo sulle pagine della rivista Nature. Oggetto del contendere è un nuovo albero genealogico della nostra specie proposto da Bernard Wood, scienziato britannico e autorità indiscussa in tema di analisi comparate di ominidi fossili. Wood ha passato anni a studiare e misurare crani, mascelle, tibie e altri frammenti di bipedi africani e ha deciso che Homo abilis, ritenuto il più antico esemplare del genere Homo e l'antenato di noi tutti, non era affatto runico uomo a cercare di sopravvivere nelle savane dell'Africa Orientale circa due milioni di anni fa. Con lui c'erano non solo gli australopiteci, le scimmie bipedi da cui il nostro genere ha avuto origine, ma anche Homo rudolphensis ed Homo ergaster; ed è da quest'ultimo che, svariati millenni più tardi, si è evoluto Homo erectus. Phillip Tobias, qualche tempo fa a Firenze per il IX Congresso internazionale di morfologia dentale, ascoltava con benevolenza queste argomentazioni sulle quali abbiamo sollecitato il suo parere. «Certi studiosi - dice - hanno una spiccata tendenza a spaccare il capello». E' stato proprio lui, insieme a Louis Leakey e a Jerome Napier, a definire, nel 1969, la specie Homo abilis e a porla al vertice dell'albero genealogico di Homo. E oggi, a po- chi mesi dalla pubblicazione della sua monografia su questa specie edita dalla Cambridge University Press dopo quasi quindici anni di lavoro, non ama vedere il suo abilis buttato fuori dalla fotografia dei nostri antenati. Non gli piace l'idea di coniare una nuova specie ogniqualvolta si trova un nuovo fossile e ricorda come ogni specie animale, anche l'uomo, goda di una grande variabilità al suo interno. Il suo abilis era l'ominide umano che viveva in Africa Orientale due milioni di anni fa. Poi c'erano gli australopiteci, «i bipedi barcollanti» come vengono chiamati nell'edizione italiana del suo libro («Il bipede barcollante», Einaudi 1992). «Gli australopiteci - spiega vivevano in Africa nel periodo compreso tra un milione e mez- zo e cinque milioni di anni fa. Abbiamo solide prove per dire che questa creatura dal cervello assai piccolo ma dalla dentatura assai simile a quella umana camminasse in posizione eretta. Pare però che invece di camminare portando una gamba dopo l'altra, si spostasse con un'andatura dondolante in cui le gambe, nel portarsi l'una davanti all'altra, compivano un movimento verso l'esterno per poi oscillare nuovamente verso l'interno. Era un bipede, appunto, ma barcollante. E tutto ci dice che l'antenato della nostra specie sia una delle varietà di australopiteco, quella da cui hanno avuto origine Homo abilis e l'umanità». La paleoantropologia, con pochi fossili e molte congetture, tenta di ricostruire le ascenden¬ ze della nostra specie, e Tobias nei pochi frammenti di ominidi lasciatici dal tempo ha ritrovato i caratteri più arcaici di Homo, quelli che ci rendono diversi dagli altri primati. Per lui questi tratti erano tutti in Homo abilis che, dice, «popolava la Terra già al tempo degli ultimi australopi teci. Ma il suo adattamento alla posizione eretta è molto migliore di quello dei suoi predecessori: si può dire che camminasse più o meno come noi. Lui è il primo ominide a mostrare l'inizio di un progressivo aumento delle dimensioni cerebrali senza che, a tale aumento, corrisponda una crescita delle dimensioni corporali proporzionabile: il suo cervello cresce del 50 per cento rispetto a quello degli australopiteci, ma il suo corpo no. E non è solo una questione di grandezza. Nel cranio di abilis ho identificato le caratteristiche dell'area di Braca e dell'area di Wernicke, le due più importanti aree corticali del linguaggio. Egli parlava, e visto che è il linguaggio a renderci umani, a darci la possibilità di scambi sociali, culturali, fideistici e quant'altro ci caratterizza, io insisto nel dire che è lui il primo uomo. Credo che il linguaggio abbia rappresentato per il pianeta una svolta paragonabile a quella della comparsa della vita sulla Terra». Linneo nella decima edizione del Systema Naturae definiva il genere Homo con la semplice dicitura «Nosce te ipsum». Tobias non vuole parlare di classificazioni e sottoclassificazioni, per lui questa di Linneo è «la più spettacolare diagnosi mai fatta su un genere» e il suo Homo abilis è quello che ha cominciato a conoscere se stesso. Polemica con Wood il quale sostiene che altri antenati dell'Homo sapiens vissero in Africa 2 milioni di anni fa Pod II raffronto (non in scala) tra l'andamento della colonna vertebrale e la disposizione degli arti inferiori nell'uomo e nello scimpanzé (da Atlante della preistoria, di Lorenzo Pinna, Mondadori)

Luoghi citati: Africa, Africa Orientale, Firenze