GATTI, ZITELLE E GUERRA NEI RICORDI DI CASA LEHMANN

GATTI, ZITELLE E GUERRA NEI RICORDI DI CASA LEHMANN GATTI, ZITELLE E GUERRA NEI RICORDI DI CASA LEHMANN ROSAMOND Lehmann, morta nel 1990 a 89 o secondo altre fonti a 87 anni, aveva debuttato giovanissima nel 1927 con Dusty Answer, a suo tempo tradotto come Polvere, cui seguirono senza fretta altri sei o sette romanzi, l'ultimo nel 1967. Questi dopo un periodo di eclisse sono stati recentemente recuperati con ottimo esito dalla Virago Press, specializzata in scrittori di sesso femminile. Figlia di un letterato a lungo responsabile di Punch, sorella di un altro scrittore nonché direttore della casa editrice di Virginia e Léonard Woolf, la Lehmann scrive una prosa che tiene conto dell'impressionismo messo di moda dall'autrice di Mrs Dalloway, con la quale ha anche in comune la maggior propensione a presentare atmo¬ sfere e stati d'animo e a ricreare momenti particolari, che non a narrare storie; ella appartiene insomma non indegnamente alla generazione che liquida il vecchio, solido romanzo vittoriano sostituendo alle sue architetture squarci e illuminazioni oblique e talvolta pittoricamente febei. I cinque pezzi del volume oggi validamente curato da Giovanni Luciani per la Tartaruga e che prende il titolo dal secondo (a differenza dell'edizione inglese, dov'è privilegiato il primo) furono scritti verso la fine della seconda guerra mondiale per la rivista New Writing, e hanno in comune la matrice autobiografica, anche se l'autrice assegna ai personaggi nomi di fantasia. I due più notevoli e più corposi sono il primo e l'ultimo, collocati a vari decenni di distanza. Il bambino degli zingari si svolge nella beata, immobile età edoardiana, e rievoca il rapporto fra la narratrice, allora bambina, i suoi fratellini, e la famiglia di un contadino molto povero. Siamo in campagna, e i rapporti fra gli umili Wyatt e la famiglia benestante di Rebecca ha inizio con un biglietto in cui la signora Wyatt segnala la morte del gatto dei suoi figli, ucciso dal cane dei bambini «bene». Seguono goffi contatti fra i coetanei, i quali non riescono a fraternizzare davvero, un po' per l'imbarazzo reciproco, un po' per gli ostacoli messi dagli adulti, soprattutto dalle persone di servizio, in questo caso più snob dei padroni, che il papà di Rebecca è descritto come un uomo di angelica cordialità. Alla fine l'amicizia che non è mai sbocciata viene distrutta dalla ennesima e più grave disgrazia che si abbatte sui derelitti Wyatt, la morte della loro smunta madre, con relativo invio all'ospizio di alcuni fratellini e trasferimento del padre in un altro posto di lavoro. L'ultimo racconto, in terza persona, si svolge all'epoca dello sbarco in Normandia. Si intitola Una splendida vacanza e contiene la cronaca puntigliosa dell'attività di tale Mrs Ritchie, che è senza dubbio la Rebecca del primo racconto, ora adulta e con figli grandicelli, forse da più di un matrimonio. Costei alle consuete attività di una madre in tempo di guerra deve aggiungere i preparativi di una festa di saluto per i militari in partenza, con relativa raccolta di fondi, sormontando varie piccole difficoltà (il film promesso non arriva, il prestigiatore convocato all'ultimo momento è ubriaco, i ragazzi che devono metter su una recita propendono per testi scabrosi che scandalizzerebbero i benpensanti). Intorno a questo episodio minore prende vita tutto il mondo dei non belligeranti, le zitelle del villaggio, il maggiore in pensione, i bambini, tutti alle prese con le loro occupazioni ostacolate dalla cupa minaccia lontana del conflitto: ne nasce oltre che una mirabile prova di scrittura, un quadro di epoca prezioso, accostabile a certi racconti di Elizabeth Bowen (scrittrice peraltro spesso accostata alla Leumann) di cui ci siamo recentemente occupati su queste colonne. Meno cospicui ma sempre di ottima qualità gli altri tre episo¬ di, imperniati rispettivamente sul ricordo di certe sorelle dai capelli rossi, incontrate in un tempo lontano (anche qui è come se l'amicizia non riuscisse a sbocciare); sulla rievocazione di un'alluvione, diventata quasi fiabesca nella memoria; e su di un episodio in definitiva malinconico, l'intervento di uno specialista per scacciare uno sciame di api che ha occupato certi locali della casa di «lei» (Mrs Ritchie?), che non sta bene. Le api, di solito simboli di vita e di feracità, sono qui malconce, lo sciame forse non sopravvivere al trasferimento, e dietro di sé non lascia che del miele stento e quasi immangiabile. MasoSino d'Amico Rosamond Lehmann Le ragazze dai capelli rossi trad. di Giovanni Luciani La Tartaruga, pp. 242. L 24.000

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