BIANCIARDI ALL'INFERNO di Giovanni Tesio
BIANCIARDI ALL'INFERNO BIANCIARDI ALL'INFERNO Una vita agra secondo Corrias ERA partito da un paese di archeologi dediti al vizio patrio delle storie locali. Apparteneva invece a quella «generazione bruciata» ante-post-bellica che contro le talpe erudite aveva cominciato a guardare ad una città in crescita, aperta «ai venti e ai forestieri». Pino Corrias ha avuto la felice idea di ricostruire per tappe essenziali, in un libro assai leggibile, l'identikit di uno scrittore come Luciano Bianciardi che certo non merita la dimenticanza in cui è caduto. Il libro, appena uscito da Baldini & Castoldi, s'intitola Vita agra di un anarchico ovvero Luciano Bianciardi a Milano. Lui, Bianciardi Luciano, era nato a Grosseto nel dicembre del '22, due mesi dopo la nascita del fascismo ed era stato educato tra libro e moschetto. Allievo modello dalle elementari al liceo, si era laureato a Pisa, aveva fatto un po' di guerra ed era tornato a casa per fare prima il professore e poi il bibliotecario, dedicandosi a quel «lavoro culturale», che diventerà il titolo del suo primo libro, assolutamente raccomandabile ancora oggi. Diceva Grosseto come Kansas City, ma più che una provocazione era una bandiera. Covava fin d'allora la rabbia del mite e l'utopia di chi non è che buono. Corrias parla spesso della bontà di Bianciardi, della sua rissosità appiedata e inerme, del suo istinto autodistruttivo. Ad un certo punto Bianciardi lascia la moglie, i figli e sale improvvisamente a Milano, dove fa il redattore della nuova casa editrice di Giangiacomo Feltrinelli. Dalla provincia alla capitale per tradurre una Manhattan di libri in ritmi da forsennato. Le sue notti diventano tregende di sogni da calderone espressionista, da elenco o catalogo milleriano. Altro che divertente walzer di coppie in cerca di un destino! Tutti i suoi personaggi tradotti ballano un trescone da sabba infernale. Bianciardi è lui stesso un personaggio che si scrive, lui stesso il personaggio di questo inferno Convivono in lui una natura di epico e una di umorista. Forse per questo coltivò sempre quel l'epopea risorgimentale che aveva imparato dal padre e che dava bene il senso di un eroismo senza orpelli. Forse per la stessa ragione coltivò la passione del calcio e ce la mise nei suoi romanzi con vena grottesca. Nel Lavoro culturale si racconta come centromediano di grandi promesse, lui che strascicava il suo passo come uno di quei randagi che portano pantofole enormi intorno alle stazioni. Nella Vita agra parla del Milan e (come un profeta) dei marcamenti a zona e a uomo: «Radice su Corso, David su Bettini, Salvadore su Hitchens liberando Maldini il capitano, il Cesare nostro, che è grande ma l'è anca un po' ciula». Inventa un'epica nuova e viene regolarmente frainteso. Nella smorfia rissosa della scrittura cova un bisogno spasmodico di conferme e rassicurazioni affettive. E dunque avanti col cantare nel buio e i treni operai del mattino, la guerriglia metropolitana e le segretarie dalle vocali espanse, le camere mobiliate e le tampe fumose e bohème, i gesuiti e i pelotari baschi, il miracolo economico e il supermercato (o il «bottegone»), lo smog e la laicissima teodicea della rinuncia. Tutto un rovescio e un paradosso, la faccia «altra» dell'età dell'oro e della Città del Sole, ma un'identica voglia di riscatto, urticante e disperata. Corrias è bravo a ricostruire gli ambienti, a scovare testimoni del tempo, a ripercorrere con giusta pietà un percorso urbano che è semplicemente umano. Tra le tante battute della Vita agra è illuminante la massima: «L'amicizia di due uomini è più forte di una preghiera». Le cose più acute su Bianciardi le hanno appunto dette gli amici, da Mario Terrosi a Giampaolo Dossena, da Carlo Ripa di Meana a Valerio Riva. Forse più di tutti ha centrato il senso Arpino: «Lui era il classico uomo che prima soffre moltissimo, poi, di punto in bianco, rinuncia». La sua ultima rinuncia avvenne dopo diciannove giorni di agonia per cirrosi epatica, il 14 novembre del '71, a soli quarantanove anni, in una mattina fredda e senza pioggia. Contro l'indole nativa dei predestinati non c'è davvero mai nulla da fare. Giovanni Tesio Pino Corrias Vita agra di un anarchico Baldini & Castoldi pp. 191. L 20.000 Iaì scrittore Luciano lìianciardi, usi eccentrico a Milano
Luoghi citati: Città Del Sole, Grosseto, Kansas City, Meana, Milan, Milano, Pisa
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