Bellafestab fbrutto SPOT di Curzio Maltese

Bellafestab fbrutto SPOT Bellafestab fbrutto SPOT LMILANO A Festa del Libro è stata da un punto di vista televisivo, senza esagerare, una delle più brutte campagne pubblicitarie dell'anno. In capo a una settimana di furioso cannoneggiamento di spot non rimangono in mente uno slogan né un idea decenti, non un jingle passabile, non una sola immagine in grado, se non di «bucare», almeno di galleggiare sulla superficie dello schermo. S'è trattato d'una kermesse confusa, di basso profilo, a metà strada tra il primo fortunatissimo Aiazzone e l'ultima Stantìa. A parte lo sconto del 25 per cento, vorrei conoscere lo spettatore che si è convinto a correre in libreria dopo aver assistito alle improbabili missioni culturali della piacente Alessandra Casella presso altrettanto improbabili testimoni. Gabriella Carnicci («una persona che legge moltissimo») e Alberigo Evani, ala sinistra del Milan, per la curva Chicco, sorpreso nel salotto di casa a interrogarsi di fronte a una vetrinetta ricolma di libri «gialli», intonsi e lucidissimi. «Devono essere di mia moglie, io preferisco cose meno impegnative». Qua e là è spuntato il concetto intenso che «leggere fa bene e rilassa»; come ormai in pubblicità non-si dice neppure dei purganti. Titoli e copertine hanno mvaso i luoghi più impensati, da «Guida al campionato» alla «Ruota della fortuna», dove Mike Pastamatic Bongiorno, sempre professio¬ nale ma stavolta un po' scettico, ha ricordato la faccenda de- §li sconti ma non se l'è sentita i consigliare «date un bel Tolstoj al vostro bambino prima di andare a nanna, io l'ho provato con Michelino», come fa per doppibrodi e parmacotti, roba tosta. Finché domenica sera a Babele è apparso il dottor Silvio in persona, a un Augias assai ospitale: «E si ricordi - gli ha detto perfino - che se ha bisogno di qualcosa, noi insomma siamo sempre qua», ma Berlusconi da vero signore non ha voluto nulla, neppure una «margherita». • Ma infine conta il risultato, come dice il mister. Silvio Berlusconi è riuscito nell'impresa di far vendere più libri in Italia, almeno per una settimana. Grazie a quella ottimistica foga mercantile che sempre lo anima e a volte ci disanima. Con sprezzo del pericolo e dell'ironia, facile, dei gufi intellettuali, fedeli al motto; il libro non è un formaggino. Infatti, se il libro fosse un formaggino, o un amaro o un dopobarba, sarebbe stato trattato molto meglio. I pubblicitari avrebbero lavorato sul serio, notte e giorno, per farsi venire uno straccio d'idea. Pizzicando le corde del sentimento e mirando al cuore delle ambizioni umane - sesso, potere, prestigio -, avrebbero evocato le immagini giuste per convincerci, come fanno ogni giorno, che se non possediamo come minimo quattro orologetti di plastica, il forno a micro onde e il frigo pieno di coloranti, siamo dei fessi. In questo senso, rispetto a un tale effimero uni- verso di valori, la Festa del Libro ha operato una vera rivoluzione copernicana. Domenica scorsa, per la prima volta, alcuni italiani si sono sentiti scemi anche mentre facevano la coda in libreria, per accaparrarsi volumi che avrebbero potuto tranquillamente acquistare nei restanti 364 giorni dell'anno. Ci voleva davvero poco, visto?, per vincere l'atavica riluttanza degli italiani alla lettura, maturata da molti negli anni della scuola dell'obbligo - mai definizione fu più esatta - di fronte alla spaventevole immagine dell'Alfieri legato alla sedia. Non c'è stato bisogno degli sforzi dei nostri bravi pubblicitari, che la Dolce Euchessina continua a ispirare più della Treccani. E neppure di ricorrere a mezzucci subliminali, qua¬ li per esempio spargere finalmente qualche libro qua e là nell'Eden consumistico, nelle lussuose e deserte librerie degli spot, nel magnificente salotto di Michele l'intenditore, sul comodino del portentoso e odoroso uomo Denim, sulla poltrona rustica del veterinario Montenegro, accanto alla sedia a dondolo del nonnino di Mulino Bianco. E' bastato esibire la merce e battere un colpo di grancassa: venghino lettori!, per avviare la rivoluzione culturale. Che è poi una buona soluzione anche agli altri vizi nazionali. Per dire, una Festa dei Beni Culturali, una dell'Onestà Politica e Intellettuale, una Festa della Buona Amministrazione e così via, perché no? Curzio Maltese IlGabibbo; Berlusconi (a sinistra) in basso la Cuccarmi

Luoghi citati: Italia, Montenegro