« Ma là fuori non ci sono amici»

« Ma là fuori non ci sono amici» « Ma là fuori non ci sono amici» Tornano a «Sanpà» i ragazzi fuggiti da Vincenzo rimini dal nostro inviato Eccolo qua Raffaele: è tornato davvero a San Patrignano. L'altra notte si è fatto avanti, sotto il neon della stazione, con il giubbotto aperto, le mani rosse, la faccia tesa, per dirmi: «Me ne sono andato da Sanpà, soffocavo». E come lui, in quelle ore, altri cento. «Sto facendo colletta per partire - diceva -. Hai ventimila lire?». Ma non voleva salire su un treno, perché nessun treno lo avrebbe mai potuto portare abbastanza lontano da sé e dalla sua ossessione. Quello che cercava davvero, l'altra notte, dentro alle ore vuote della fuga, lo ha trovato in fretta: un quarto di grammo comprato sul viale, e su- bito messo in vena. «Ho trovato la roba, l'ho bucata, e sono stato male» dice adesso, passeggiando sullo sterrato di San Patrignano. E' tornato che erano le sei del mattino. Ha chiesto un passaggio fino a Coriano, il resto se lo è fatto a piedi. «Mi vergogno di essere scappato. No, non ho ancora parlato con Vincenzo, devo trovare un po' di coraggio». Tra una frase e l'altra stringe i denti, facendo pulsare la faccia smagrita. Ha voglia di raccontarla quella notte passata di corsa dentro alla sua vecchia vita, dopo dieci mesi di astinenza, il lavoro duro alle cucine della comunità, i discorsi, i nuovi amici, il filo quotidiano che ti rimette in piedi, un giro alla volta, e che magari ogni tanto ti soffoca, ti fa sentire trop¬ po legato al mondo messo in piedi da Muccioli, ma intanto ti ripulisce le vene e la testa. «Me ne sono andato così, con i vestiti addosso e niente soldi. La storia dell'omicidio, le cose dette da Vincenzo, questo casino di giornalisti, agitazione, depressioni, discorsi di morte e misteri, mi avevano spaventato. Forse avevo già voglia di scappare, non lo so. Sono sceso sulla provinciale, ho fatto autostop. Rimini». «La gente che traffica roba è in caccia, la vedi da lontano. Vedi i ragazzi e non importa se stanno in mezzo a cento normali, è come se fossero luminosi, li intercetti con un'occhiata. Io mi sono fatto per sette anni, vengo da Salerno, ho girato tutte le piazze. Dopo mezz'ora che stavo a Rimini, ero già in gruppo. Amici? No, non ci sono amici là fuori, solo gente che ti chiede se hai soldi, se sai come trovarli. La colletta è lenta, ma sicura. Metti un pezzo alla volta, ma alla fine svolti le 50 mila. Quando le hai in tasca, la roba compare. L'ho bucata e tutto è ricominciato a girare storto. Mi hanno fermato quelli del polfer: documenti, vieni con noi, sei fatto? da dove arrivi? Santo Dio, tutto come prima. Mi hanno messo seduto, davanti a una scrivania: ora telefoniamo ai tuoi, dove hai preso la roba? dove hai preso i soldi? No. Non mi hanno trattato male, gli ho detto che arrivavo da San Patrignano, volevano riportarmi qui, ma io ho detto di no. Allora mi hanno lasciato andare. Ho dormito su una sedia in sta- zione e quando ho riaperto gli occhi, era un incubo che non passava. Che cazzo ci faccio qui? O torno adesso, o tra due giorni sono di nuovo fregato. Per sempre. Mi è venuta una stanchezza tremenda, e paura, e freddo. Sto sbagliando tutto. Fuori c'era la nebbia che viene dal mare, niente traffico, un po' di luce. Mi sono messo sulla strada. Sono qua». Qua dove il muro di diffidenza verso i troppi occhi forestieri si sta sciogliendo, ma dove senti anche che la tensione non è passata affatto, che qui è pur sempre stato ammazzato di botte un ragazzo e che la magistratura non si accontenta della versione di Vincenzo Muccioli. Raffaele si guarda intorno, accende, e quando passa un ragazzo con gli occhi verdi, un'ancora tatuata sul braccio, fa: «Anche lui ha fatto la fuga l'altra notte. Però si è comportato meglio di me». Si chiama Marco, è di Ferrara, 25 anni, 11 di eroina, 4 di carcere. E' qui da due mesi: gli tremano la voce e le mani. Ha problemi di fegato, di sonno, di nervi. «Ho cominciato a bere che avevo dodici anni. Poi eroina dura. Poi carcere: Fano, Ferrara, Padova, Bologna. Mi facevo anche in carcere, perché la roba la trovi sempre, e quando non la trovi c'è il Roipnol, l'alcol, il Valium. Perché sono tornato da Vincenzo? Perché mi sono rotto le palle di scappare tutta la vita. Qui sto bene». Sì, qualcuno dice che questi ragazzi sono «Muccioli-dipendenti», e che la loro libertà dall'eroina cessa appena fuori, nella vita vera: la comunità protegge, non affranca. Plausibile, ma nel deserto dell'indifferenza, anche una goccia è qualcosa. Su una goccia si può lavorare. PinoCorrias

Persone citate: Amici, Ferrara, Muccioli, Vincenzo Muccioli

Luoghi citati: Bologna, Coriano, Fano, Ferrara, Padova, Rimini, Salerno