Commando di anziani-verdi di Vincenzo Tessandori

Commando di anziani-verdi Monferrato, da 8 mesi sorvegliano l'area destinata all'impianto Commando di anziani-verdi Dichiarano guerra all'inceneritore BATTAGLIA ECOLOGICA SULLE COLLINE ALESSANDRIA DAL NOSTRO INVIATO La puntualità, innanzitutto. Perché gli impegni sono impegni e vanno mantenuti e i discorsi son solo discorsi, buoni per perdere tempo. A prendere posizione arriva per primo Marco Dell'Acqua. Lo accompagna con l'utilitaria il genero Franco Stella, talora la figlia Anna Maria: l'importante è non mancare. Lui scende deciso, si gira appena per un saluto: che diamine, il dovere! Occorre prender posizione nella capanna, poi si vedrà. «Sono otto mesi che vengo ogni pomeriggio». Non ne ha saltato uno, Natale e Capodanno, compresi. E neppure gli altri coetanei, tutti determinati, coriacei, maledettamente cocciuti perché non si sa mai: «loro» potrebbero anche tentare un colpo di mano e non ci si può far cogliere di sorpresa. Loro sono quei «Visitors» che, proprio qui, a San Michele, in mezzo alla campagna alle porte di Alessandria, avrebbero voluto impiantare un inceneritore e una discarica di rifiuti tossico-nocivi di origine industriale, roba da avvelenare tutti, dicono. Il cavaliere del lavoro Marco Dell'Acqua, 87 anni, agricoltore, ha il volto rotondo, lo sguardo vispo e mobile. Parla con preoccupazione ma anche con disprezzo di quel progetto che va avanti da un paio d'anni. Anche lui fa parte del «comitato del no» cui fanno capo circa 15 mila persone, presieduto dal parroco di San Michele, don Ivo Piccinini, 46, attivo e battagliero direttore della radio diocesana, insomma, come si diceva una volta, un prete scomodo. Quelli del comitato hanno risposto picche al progetto di raccogliere qui tutte le porcherie del mondo. «Il rischio ò anche quello di veder arrivare i bidoni con dentro chissà che cosa scaricati nel porto di Genova da navi partite da mezza Europa», osserva il geometra Franco Trussi, democristiano, che è vicepresidente del comitato. Una storia che si sperava fosse conclusa dalla protesta della gente di sette comuni, protesta vibrata che ha coinvolto un po' tutti, con cortei e fiaccolate, raccolte di firme e ricorsi. La maggioranza formata da socialisti e comunisti pre¬ meva, per l'investimento, gli altri a far resistenza. Pareva che nell'ultimo consiglio comunale di Alessandria, una ventina di giorni fa, il sindaco Gian Luca Veronesi annunciasse la definitiva rinuncia al progetto dell'Ansaldo, ma quella sera ebbe poco più del tempo di dire: «Mi dimetto». E la gente rimane con il dubbio. Naturalmente, c'è un affare di miliardi, dietro al forno per i rifiuti, 27 li ha già messi fuori il Fio, il Fondo di investimento occupazionale, in tutto ne occorrerebbero 52,- sottolinea l'avvocato Gherardo Caraccio, di Alessandria, che dà aiuto legale al comitato. C'è da credere che se il progetto fosse approdato, sarebbero arrivati tutti. Frattanto, l'Ansaldo che doveva fare il lavoro, sta per terminare uno studio sull'impatto ambientale e già reclama oltre due miliardi dal comune di Alessandria per progetti già terminati. Ma di milioni e miliardi al cavaliere importa poco. E' lì nella capanna e non molla. «Pentito? Ma neanche per sogno. Perché lo facciamo? Perché bisogna aiutare i piccoli ad andar bene». Proprio così: «i piccoli». E si siede in una delle 29 seggiole sgangherate messe attorno ai sei vecchi tavoli. L'arredamento del fortino è spartano: c'è anche una vecchia poltrona, un calendario appeso alla parete con i «turni di guardia» dei vari paesi: oggi tocca a Castelletto, domani a Solerò; e prima avevano fatto il picchetto Quargnento, Fubine, Cuccaro e Lu Monferrato. Ventiquattr'ore filate, ma quelli son giovanotti e qualcuno, confida don Ivo, arriva anche dopo la discoteca. Eppoi, un vecchio frigo che non funziona, un armadio con 10 specchio sullo sportello dentro al quale viene conservata qualche buona bottiglia di grappa, di amaro, di barbera, di grignolino. La capanna è stata tirata su in una notte: balle di paglia all'esterno e sul tetto, per battere il freddo, pareti di lamiera ondulata, due neon: «Paghiamo noi la bolletta: 130 mila al mese, ci autotassiamo», dice 11 cavaliere. Le ore fino al tramonto, son lunghe. Ma Marco Dell'Acqua non ha paura di rimaner solo. E' appena entrato che arriva il compagno di picchetto: Marco Foresti, 77, portato dalla figlia Valeria. Un'occhiata al mazzo di carte «genovesi» sul tavolo. «Briscola o scopa?». E' una lunga sfida che si ripete quasi ogni giorno. A dispetto delle tante ore, l'attesa in questo deserto dei Tartari non pesa né poco né punto. «No, nessuno mi ha chiesto di venire. Ho saputo che volevano fare quell'inceneritore e ho deciso: tocca a noi anziani. Certo che spero finisca presto, così potrò torna- re al mio orto». Ma davvero lo spera il cavaliere che tutto finisca in fretta? «Ma sì. Comunque non si molla». Ogni tanto passano i carabinieri o quelli della Digos. Qualcuno all'esterno ha scritto: «Questa è la capanna di Gesù, l'inceneritore non nascerà mai più». E qualcun altro, in apparenza più al passo coi tempi: «Siamo onesti e coraggiosi ma non siamo né corrotti né mafiosi». Ed ecco uno col nome insolito: Arsiglio. Di cognome fa Marchese, ha 77 anni, l'espressione decisa, una vitalità da sgomentare: almeno i tecnici dell'Ansaldo. Fu lui che una notte, con altri portò un tronco di quercia dietro al cancello all'ingresso della Cascina Torrenuova per impedire il passaggio delle jeep. «Una bella sorpresa, la mattina dopo. Aveva oltre 200 anni quell'albero, ed era seccato da poco. Abbiamo capito che dovevamo usarlo». E' ancora lì, il tronco, a far barricata dietro al cancello, bloccato dalle catene e l'Arsiglio lo guarda e ammicca. Poi accenna a suo cugino, «il colonnello», colonnello dell'Esercito Enrico Guaranà: anche lui ha fatto la guardia e quando i tempi parevano infuocati aveva studiato tutta una serie di trappole «per fermare gli intrusi e la loro idea». Vincenzo Tessandori «Siamo scesi in campo noi vecchi perché i giovani non hanno tempo» A sinistra uno dei cortei contro l'inceneritore. Sopra don Ivo Piccini e uno degli anziani della ronda