«Miglio al di là di Machiavelli? Ci fa ridere» di Maurizio Assalto

«Miglio al di là di Machiavelli? Ci fa ridere» Studiosi di politica frenano gli ardori del professore leghista che vuol riscrivere il Principe «Miglio al di là di Machiavelli? Ci fa ridere» Dionisotti: perché adattare i grandi del passato alle nostre miserie? POLITICA E MORALE ACCHETIATE sulle dita per il novello Machiavelli. La politica è maligna, è il regno della sopraffazione; in politica non si danno giudizi morali; il giudizio politico ha a che fare solo con il conseguimento del fine perseguito: l'ha detto il professor Miglio, in un'intervista a Luigi Manconi sulla Stampa di ieri. E ha spiegato: per un machiavelliano come sono io, tutto ciò è naturale. E ha aggiunto: spero di riuscire a scrivere, prima di morire, qualche cosa che vada molto oltre II prìncipe. Ma l'incursione dell'ideologo leghista alle origini della moderna scienza politica non è piaciuta agli studiosi di Machiavelli. Più che un'incursione, è parsa una razzia (un po' barbarica) sul tipo di quelle che compiono a fine anno manipoli di studenti trafelati, Bignami in resta. «Un Machiavelli semplificato, proprio così dice Giuliano Procacci -. Quella di Miglio è un'interpretazione molto radicata ma molto deformante del vero Machiavelli. Un'interpretazione "controriformistica", tipica di quelli che nell'autore del prìncipe vedono solo il teorico della violenza, dell'astuzia, del fine che giustifica i mezzi e della ragion di Stato. Luoghi comuni che non si trovano affatto in Machiavelli, staccati dal nucleo centrale del suo pensiero. E poi II prìncipe è solo un momento: ci sono anche i Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, dove parla il repubblicano fiorentino, dove il popolo è più importante del sovrano. Miglio vuole andare oltre Machiavelli? Mi fa un po' ridere, ci vuol ben altro: questa è soltanto presunzione». ((Aspettiamo a giudicare - invita invece Piero Melograni, che ha curato l'anno scorso per Rizzoli una versione in italiano corrente dell'opera machiavelliana -. Quando Miglio scriverà questo libro che supera II prìncipe, capiremo meglio». Però l'idea della politica malvagia, della politica come sopraffazione... «Ma non mi pare che Machiavelli dica questo. E poi, semmai, lui si riferiva ai suoi tempi: che, nonostante tutto quello che di orrendo è accaduto nel XX secolo, sono diversi dai nostri. Certo, c'è un elemento diabolico in tutti noi, nella vita privata e in quella pubblica. E' giusto, è realistico non nasconderlo. Però bisogna distinguere fra Machiavelli e machiavellismo. Io penso che in Machiavelli ci sia un'alta moralità, e proprio in ciò si trova la maggiore condanna della nostra attuale classe politica. Prendiamo il solito discorso dei fini e dei mezzi. Machiavelli diceva che per giudicare le azioni del Principe non si guarda ai mezzi ma al fine. Ciò significa che per giudicare un uomo politico bisogna vedere qual è il suo fine. Ora, ahimè, il fine dei politici italiani è solo quello di durare: da questo punto di vista penso che in Machiavelli ci sia una netta condanna di costoro». Un censore ante litteram della partitocrazia: può essere questo il filo che lega Machiavelli alla revisione leghista di Miglio? Se è un filo, è molto tenue. Risolutamente lo spezza Carlo Dionisotti, il grande storico della letteratura. Dall'alto della sua ultraottuagenaria saggezza, dapprima ha un cenno di fastidio: «E' ora di finirla con questa insistenza su cose passate, che vanno viste da un punto di vista storico. L'applicazione dei grandi del passato alle miserie del nostro presente è poco utile e poco rispettosa». Poi aggiunge, con una punta di malizia: (di prìncipe è l'opera di un fiorentino che va oltre la politica municipale, che già all'inizio del '500 vagheggia una politica italiana unitaria come unica possibilità di indipendenza per l'Italia di fronte alle potenze straniere». Proprio ciò che Miglio non vuole capire. E poi Machiavelli aveva in mente il Valentino, Cesare Borgia. Non sarà per caso Bossi il redivivo Principe del professore leghista? Maurizio Assalto Procacci: luoghi comuni Melograni: giudicherò dopo aver visto il libro Gianfranco Miglio

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